Ernik camminava a passo svelto tra le tende dell'accampamento. Amila lo guardava da lontano mentre sfrecciava solitario in quel luogo che il cielo sembrava aver dimenticato, tanto pieno di sconforto e di urla dei feriti.
Un'altra battaglia disastrosa: erano dovuti arretrare e i loasiani avevano guadagnato un altro avamposto.
Intorno a loro, il grigiore dell'autunno in una giornata uggiosa non era certo di conforto all'animo dei soldati. Avevano avuto troppe perdite, anche quel giorno.
Non si sapeva come, ma pareva che i loasiani si moltiplicassero mano a mano che venivano uccisi e, negli ultimi tempi, era diventato difficile tenere una linea anche solo difensiva.
Ma, il vero problema, era la solitudine. Quel posto, per quanto non permettesse a nessuno di essere fisicamente solo per qualche minuto e la riservatezza di una tenda privata era un lusso riservato solo ai cavalieri, rendeva soli dentro. A tutti, chi più, chi meno, mancavano i cari, una casa, amici, amanti... tutti erano vulnerabili e attendevano notizie credendo ad ogni fesseria. Era come se la guerra avesse loro inibito la capacità di discernimento e si gettavano sulle voci infondate come mosche sul miele.
Così c'era chi cercava di scacciare la morte indossando collane fatte di erbe urticanti o chi curava le proprie magagne immergendosi completamente nell'acqua gelida del fiume che portava a Sartesia le acque del Lago di Loas.
La paura di morire era diventata un'ossessione che la solitudine alimentava come legna secca sul fuoco acceso.
Prima di partire, tutti loro parevano aver abbandonato la paura e stringevano amicizie come ad una festa di paese... ma, poi, avevano visto la morte. E gli amici morti.
Ed ora, soli, avevano più paura che mai.
Persino Ernik non le parlava più e Amila percepiva la propria solitudine e la propria stanchezza camminare sulla pelle come un brivido.
Aveva deciso di affrontarlo, di risolvere i problemi tra loro. In quel maledetto accampamento, lui aveva ancora lei e lei aveva ancora lui e nessuno di loro avrebbe dovuto sentirsi solo.
Amila si alzò dal tronco di legno sul quale era seduta e si avviò in direzione del ragazzo a passo spedito.
Lui la vide arrivare, ma finse di non notarla, fatto che fece innervosire Amila ancor di più.
«Si può sapere cosa diavolo ti prende?» urlò la ragazza alle sue spalle, nel tentativo di fermarlo.
A quelle parole, Ernik si voltò verso di lei e la ragazza notò il suo viso più magro e spigoloso, gli occhi scavati e i capelli biondi sporchi di terra. Doveva aver appena seppellito qualcuno.
«Chi che parli?» domandò il ragazzo con l'aria stanca, fingendo di non sapere a cosa lei si stesse riferendo.
Amila scosse la testa. «Di noi... eravamo amici!»
«Noi siamo amici».
«E, allora, perché mi stai evitando?» incalzò la ragazza corrucciando la fronte sulla quale ricadeva una ciocca più piccola di capelli castani.
«Non... non ti evito, Amila» rispose Ernik, evasivo. «Sono solo stanco».
In quel momento, da una tenda, giunse una voce che chiamò Ernik. Era il comandante del battaglione.
Perfetto. Momento fantastico, meditò la ragazza sbuffando mentre Ernik si dileguava da quella discussione che il ragazzo stava cercando di evitare in tutti i modi.
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LA QUINTA LAMA (II) - La guerra del demone
Fantasy[COMPLETO] Sembra passato così tanto tempo da quando il sangue si è impossessato della sua anima per la prima volta, tante sono le vite che ha spezzato, eppure, Dazira non sembra volersi dare per vinta, accettando il demone del quale è ospite. Ernik...