18 IL MATRIMONIO

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Pheanie si aggiustò il vestito che le cingeva la vita sottile fasciandola sul busto con un'infinità di nastri rosa acceso che si intrecciavano avanti e dietro e che la facevano sentire una specie di salame – certo, se balia Belisa avesse mai udito quest'espressione, sicuramente si sarebbe infuriata e offesa. Dal busto, appena sotto alla vita partiva la cascata di tessuto dello stesso colore, gonfiato a mongolfiera da una rete metallica piuttosto pesante che la principessa indossava sotto la gonna. Sopra la veste, poi, a distanza regolare, erano stati appesi dei fiocchi di un rosa più chiaro, che richiamava il bouquet della sposa.

Nell'insieme, Pheanie si vedeva come un pasticcino gigante a forma di sfera.

Beh, non era lei la protagonista, quel giorno. Nessuno l'avrebbe guardata. Erano tutti lì per Edilla, per fortuna.

Ovviamente, il paragone tra lei e sua sorella l'avrebbero fatto tutti, come al solito. Ma era qualcosa a cui Pheanie era abituata, ed Edilla era più bella di lei anche con indosso un sacco di juta. In fondo, avrebbero avuto davvero molto poco da dire, specie il giorno del matrimonio della più giovane.

Pheanie inspirò a pieni polmoni l'aria fresca e gli odori pizzicanti del mattino dal terrazzo delle stanze che le erano state assegnate nel castello di Sacromolo.

Era il primo giorno di primavera, ma i fiori di campo erano sbocciati già da un po' e tutto il prato intorno al palazzo era un'immensa distesa di margherite e nontiscordardime. La facciata del notevole edificio era stata decorata con vasi e cascate di fiori e nastri per l'occasione e, persino il tempo sembrava favorevole: il cielo era sgombro e la brezza del mare era una piacevole carezza sulla pelle.

Sembrava il giorno perfetto per un matrimonio.

Tutti gli invitati erano vestiti a festa, con gli abiti sgargianti e le parrucche più improbabili. Anche i suoi capelli scuri erano stati acconciati regalando a Pheanie almeno venti centimetri in altezza. I ciuffi mossi che le circondavano il volto, infatti, erano stati raccolti in una serie di crocchie e arricciati in modo da accrescerne il volume. L'effetto, dopo il trucco pesante, non era che l'ombra delle sue vere sembianze.

Quello che, in confronto a tutti gli altri, era stato truccato meno, era il principe Arthis. Di certo si era rifiutato come al solito di farsi mettere quella specie di cera lucida sul volto. Come dargli torto! Se avesse potuto, si sarebbe rifiutata anche Pheanie.

La celebrazione si sarebbe svolta all'aperto, tra gli amorini marmorei e le sfarzose decorazioni floreali con cui erano stati magnificamente adornati i giardini della corte di Sacromolo.

Al centro del luogo che avrebbe ospitato la cerimonia troneggiava un imponente tappeto bianco che conduceva ad un piano rialzato in pietra sul quale era stato posizionato il trono per il re di Sacromolo, colui che avrebbe celebrato il matrimonio.

Nell'intero ambiente, dai nastri, ai vasi di fiori, alle statue e alle fontane, dagli ospiti ben vestiti ai cittadini più poveri che cercavano di affacciarsi intorno alle mura del palazzo, l'aria che si respirava era festosa e, nonostante il vestito scomodo, anche Pheanie sentiva che si sarebbe divertita.

Quando suonarono le trombe reali, tutti i nobili invitati presero posto sulle poltrone disposte davanti al trono, seguiti, in ordine di classe sociale, da tutti gli altri.

I colori degli indumenti, constatò Pheanie, variavano per intensità del colore a seconda del ceto sociale e della ricchezza della famiglia: erano davvero pochi coloro che potevano permettersi indumenti pregiati di colore vivace e così saturi da essere sgargianti.

Le trombe suonarono ancora una volta e Pheanie sospirò. Toccava a loro sfilare davanti a tutti.

Il re di Sacromolo, accompagnato dalla regina e seguito dal principe ereditario si incamminarono lungo la navata floreale che i giardinieri avevano magistralmente costruito e presero posto davanti a tutti mentre il re sedeva sul suo trono.

Subito dopo sfilarono i tre fratelli minori dello sposo e, a finire, lungo la navata, si incamminò sua madre – la regina di Forterra –, seguita da Pheanie ed Arthis che, osservata la sua tensione, le porse il braccio per aiutarla a non cedere sotto il peso dei numerosi spettatori.

La principessa inspirò e guardò dritta davanti a sé sfoderando il sorriso più credibile che riuscì da inscenare per poi andare a sedersi accanto a suo fratello, a sinistra della navata, proprio davanti al trono del re di Sacromolo.

Passarono pochi minuti prima che le trombe suonassero per l'arrivo della sposa, preannunciata da sfilate di sei ancelle vestite in verde chiaro che lanciavano petali di rose con una tale grazia da apparire uno spettacolo.

Poi tutti la videro. Edilla era meravigliosa, come sempre. I capelli corvini graziosamente raccolti da nastri dorati ed l'incantevole abito avorio con ricami d'oro incorniciavano la sua bellezza alla perfezione.

Tutti, al suo arrivo, rimasero estasiati da tanto splendore ed il mormorio di commenti si diffuse per tutto il cortile.

Pheanie incrociò per un attimo lo sguardo di Edilla e lei ricambiò il suo sorriso. In quel momento, era felice.

LA QUINTA LAMA (II) - La guerra del demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora