20.2

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Ernik entrò in punta di piedi nella tenda, con indosso l'armatura.

L'ambiente era poco illuminato e il respiro pesante della ragazza provava che ella stava ancora tra le braccia di Morfeo.

Lentamente, Ernik si chinò su di lei, baciandole dolcemente la guancia per svegliarla.

Amila, dopo un pigro mugolio, aprì gli occhi, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo, pronto per la battaglia.

«Sono venuto a salutarti» dichiarò lui in tono carezzevole mentre la ragazza prendeva coscienza del posto in cui era, abbandonando definitivamente il sogno.

Fu in quel momento che, mentre Ernik si chinava di nuovo su di lei per darle un bacio, la ragazza si scostò, alzandosi in piedi con uno scatto e, senza dire niente, prese gli stivali.

«Che stai facendo?» esclamò lui a voce alta, piuttosto sorpreso dalla strana reazione di Amila.

La ragazza, indossano le calzature con movimenti bruschi, non si voltò a ricambiare lo sguardo. «Esco» disse semplicemente. «Il medico ha detto che devo camminare, così presto potrò tornare in battaglia!»

Ma era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava. Ernik avrebbe percepito la sua freddezza da chilometri.

«Va tutto bene?» insistette ancora il ragazzo, fissandola di sbieco mentre Amila litigava con i lacci degli stivali.

La ragazza, a quel punto, sospirò e, sollevando il mento in modo da poter guardare in faccia Ernik, sfoderò il sorriso più falso che lui le avesse mai visto. «A meraviglia» mentì lei in risposta.

Amila si indirizzò verso l'uscita della tenda, ma Ernik le si parò davanti, posandole le mani sulle braccia onde evitare che lei potesse sfuggirgli. «Vuoi dirmi cosa c'è?»

«Dillo tu a me!» ribatté la ragazza, con un'espressione palesemente frustrata. «Guardami e dimmi quello che devi dirmi!»

Qualcosa, nell'animo di Ernik gli diceva che lui sapeva esattamente a cosa lei si stesse riferendo. Quali fossero le paure di Amila. Ma il ragazzo ricacciò indietro quella nauseante sensazione di stare facendo, per l'ennesima volta, la cosa sbagliata.

«Non so a cosa ti riferisci, Amila!» esclamò guardandola dritto negli occhi e intravvedendo, nella penombra, un velo lucido sui suoi. «Cosa diavolo ti prende?» chiese ancora il giovane comandante.

«Ti ho visto, è inutile che neghi! Ti ho visto parlare con lei, implorare il suo perdono!»

Già. Lei. Sempre lei. Da quando Dazira era giunta all'accampamento, Amila era cambiata. Era costantemente circospetta, quasi temesse di perderlo da un momento all'altro. E più Amila persisteva nei suoi atteggiamenti ostili, più Ernik sentiva che quella ragazza non sembrava più nemmeno l'allieva che lui aveva conosciuto in accademia. La gelosia abitava il suo animo e sembrava aver attecchito così in profondità da averle tolto parte del suo sorriso.

Ernik aggrottò la fronte. «Perché mai dovrei negare? Sai perfettamente quanto ha contato lei per me... mi sembra il minimo essere andato a salutarla!» replicò scuotendo il capo.

«Smettila di trattarmi come una scema!» urlò lei in risposta, liberandosi dalla stretta del ragazzo. «Io ho visto come la guardi! Non mi hai mai guardata in quel modo! Mai».

Guardato. Ora non posso più nemmeno guardare. «Non ci posso credere!» esclamò, a quel punto, Ernik, spazientito. Amila stava davvero esagerando. Si stava raccontando una storia su uno sguardo! «Sei proprio una stupida!» le disse lasciandosi cadere la braccia lungo i fianchi.

Un secco, assordante rumore dei uno schiaffo risuonò nell'ambiente.

Ernik si immobilizzò, ancora con il volto rivolto alla sua destra e, senza aggiungere nulla, si portò una mano alla guancia calda.

Poi si voltò a guardarla di nuovo: era dinnanzi a lui, con la bocca tra le mani e gli occhi lucidi e, in un secondo, il ragazzo le lesse in viso tutto il suo pentimento.

Con freddezza, Ernik le diede le spalle e uscì dalla tenda, mordendosi un labbro nel tentativo di cacciare il nervosismo.

●●●

Amila si asciugò le lacrime con rabbia.

Lo stava perdendo. Lo sentiva.

Da quando Dazira era giunta all'accampamento, Ernik le si stava avvicinando ed era uno stupido se credeva che lei fosse così stolta da non accorgersene.

Forse era solo paranoica, ma di una cosa era certa: lui era attratto da Dazira. Ci teneva così tanto al suo perdono da scavalcare il fatto che Amila soffrisse della sua vicinanza alla ragazza.

Inspirò profondamente ed uscì dalla tenda.

Proprio in quel momento, Kaspiro le passò davanti a passo spedito, dandole solo un'occhiata di sfuggita.

Amila stava per parlargli, ma lui si voltò dalla parte opposta, chiudendo quell'intensa conversazione senza nemmeno una parola.

LA QUINTA LAMA (II) - La guerra del demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora