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Il banchetto era stato servito e tutti gli invitati al matrimonio sembravano divertirsi in quel clima festoso. Persino Arthis – che solitamente, quando poteva, cercava di limitare la sua vita sociale allo stretto indispensabile – si stava divertendo nel disquisire amabilmente con le figlie del re di Sacromolo e non si stava risparmiando alcun aneddoto sugli episodi vissuti nel viaggio per raggiungere l'isola.

Il tragitto, infatti, era stato piuttosto travagliato ed erano stati costretti a fare tappa nella capitale di Vallenis benché non fosse in programma a causa delle guardie valleniane. A quanto pareva, infatti, alcune di loro non erano state messe al corrente degli accordi politici con re Bodem e, nel dubbio che essi non avessero l'autorizzazione per attraversare armati il regno, la scorta reale forterrese si era ritrovata ospite per una nottata nella tenuta di un ricco vassallo valleniano, con le sentite scuse del sovrano.

Questa breve deviazione era costata, però, una notte in meno nella bellissima loggia di Sacromolo ed erano giunti a corte, giusto la sera prima dell'attesa cerimonia.

Distrattamente, il principe gettò un'occhiata al resto dell'immensa sala caratterizzata dalle grandi arcate in pietra, dalle luci accese e dall'atmosfera calda e accogliente, arricchita dal continuo vociare degli ospiti seduti nelle diverse tavole disposte a ferro di cavallo, in modo tale che, al centro dell'ambiente, si avesse lo spazio sufficiente per le danze e i brevi spettacoli che il sovrano di Sacromolo aveva previsto durante l'intera giornata.

La sera stava giungendo proprio in quel momento e, dalle vetrate trasparenti si intravvedevano gli ultimi chiarori nel cielo prima che il buio sopraggiungesse completamente.

Quell'isola era un dolce angolo di paradiso che non avrebbe voluto lasciare, non l'indomani, quantomeno. Ma il dovere lo stava richiamando a corte ed il principe non si poteva permettere il lusso di concedersi una vacanza più di quanto non stesse già facendo.

Arthis si voltò verso Gineris. Era seduta ad un tavolo diverso dal suo e la sua figura sembrava avere attirato l'attenzione di molti commensali. Perfettamente comprensibile. Persino lui, durante la giornata, aveva dovuto costringersi a concentrarsi altrove per non voltarsi in continuazione nella sua direzione.

Portava un morbido vestito rosa cipria, con le maniche che le scendevano fino ai polsi e le fasciavano le braccia, che le segnava delicatamente il punto vita e metteva in risalto il suo incarnato.

In quel momento, la ragazza girò il capo nella sua direzione e i loro sguardi si incrociarono. Di nuovo. Non era la prima volta, quel giorno, che lui la sorprendeva a fissarlo... e viceversa.

Ignorando il protocollo che lo costringeva a rispondere partecipe a ciò che le stava dicendo la ragazza al suo fianco, il principe si alzò, congedandosi distrattamente e, senza distogliere gli occhi dalla fanciulla vestita di rosa, le si avvicinò.

Gineris si era accorta della sua presenza, ma, fino all'ultimo, era rimasta a chiacchierare affabilmente con un ufficiale dell'esercito di Sacromolo.

Ignorando apertamente le attenzioni che quest'ultimo stava rivolgendo alla ragazza, Arthis le porse una mano, invitandola a seguirlo in pista da ballo. Gineris lo osservò sorpresa, ma mai avrebbe potuto rifiutarlo facendogli fare una tale figuraccia, perciò salutò garbatamente il suo interlocutore e posò una mano su quella del principe, facendosi guidare tra le altre coppie danzanti.

«Sei bellissima, stasera» le sussurrò lui in modo tale che nessuno, a parte lei, potesse sentirlo. «Come sempre» aggiunse subito dopo, con un sorriso sincero.

Gineris deglutì e distolse lo sguardo dagli occhi verdi di Arthis. «Mi lusingate» dichiarò.

Lui scosse il capo mentre la guidava cingendole la schiena con un braccio. «Non sembri il tipo da cedere alle lusinghe...» commentò con un sorriso compiaciuto, cercando di studiare la sua reazione. «Molto probabilmente sei così furba da provocare la mia attenzione continuando a celarti dietro ad un finto disinteresse».

Lei ignorò volutamente l'istigazione del ragazzo, con un sorriso falsamente ingenuo. «Provocarvi, mio principe?» domandò con un'occhiata innocente sul suo volto di porcellana.

«Non sono uno stolto, Gineris».

La ragazza sospirò, nascondendo una risatina quasi isterica. Era chiaro che, in qualche modo, lei stesse cercando di scherzare sopra ad un argomento che pareva decisa a non affrontare. «Sareste molto più furbo voi se rivolgeste le vostre attenzioni a qualche altra dama...» gli suggerì la ragazza, coerentemente a quanto già aveva esperito nella foresta, durante il loro viaggio diplomatico a Vallenis.

A quelle parole, però, Arthis sbuffò incredulo. «Continuo a non capire» ammise.

Gineris si morse un labbro, guardandosi intorno evasiva. «Non c'è molto da capire. Non faccio al caso vostro».

Quella donna era incredibile. Come poteva dire una cosa del genere dopo averlo fissato tutto il giorno? Era ovvio che in qualche modo lei fosse attratta da lui, ma, forse per paura della sua situazione sociale, Gineris si limitava a fissare da lontano l'oggetto del suo desiderio; almeno, così credeva Arthis. Perché? «Ma c'è un interesse da parte tua» constatò il ragazzo, insistente, mentre con i suoi occhi cercava quelli grandi di Gineris.

«Questo siete voi a dirlo» replicò la ragazza con un finto sorriso.

Ma l'espressione di Arthis si era fatta più seria, più intensa. «Sono i tuoi occhi a dirlo».

Gineris si staccò appena dalla presa del principe. «Siete libero di pensare ciò che volete!» ribatté con una foga sommessa, nel tentativo di non farsi sentire dalle coppie che li circondavano. «Come, d'altronde, lo è vostra sorella» dichiarò lei accennando appena con il capo nella direzione di Pheanie che, seduta al tavolo del banchetto, li stava fissando con aria severa.

Gineris si strappò gentilmente alla presa del principe e, dopo un rapido cenno di congedo, si diresse al suo posto con passo spedito ed un sorriso fasullo dipinto sulle sue belle labbra carnose che nascondevano alla perfezione l'intensità di ciò che aveva provato.

Nascondevano un segreto che Arthis, forse, non sarebbe mai riuscito a scoprire.

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La principessa si avvicinò al balcone. L'indomani sarebbero ripartiti, salutando quell'isola meravigliosa nella quale Edilla avrebbe trovato una nuova casa.

Tutto, in quella giornata, era stato perfetto. Le candele, i fiori, gli amorini, gli sposi... Con un certo rammarico, Pheanie si ritrovò a pensare che, forse, mai sarebbe arrivato il momento, per lei, di vivere tutto questo.

Inspirando a pieni polmoni il profumo del mare sul quale il balcone si affacciava, si sporse sorridendo alla luce della luna.

Poi si accorse di qualcosa, in lontananza. Due inconfondibili figure. Sulla spieggia, fianco a fianco, camminavano Arthis e quella sgualdrina di Gineris.

Maledizione. Quella ragazza stava conficcando i suoi artigli molto, molto a fondo in suo fratello.

LA QUINTA LAMA (II) - La guerra del demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora