Capitolo 19

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Feeling

Flavia si era buttata sotto la doccia e aveva lasciato a terra nel bagno la tuta, il reggiseno e lo slip che si era appena tolta. Si era fatta scorrere l'acqua sul viso e sul corpo per cinque minuti, prima di iniziare a insaponarsi. Poi era passata allo shampoo. Una volta finito, si era infilata l'accappatoio ed era rimasta a fissarsi allo specchio per un po'. Aveva ancora un bell'aspetto tutto sommato. Qualche ruga di espressione, i capelli scalati che le arrivavano alle spalle, quel taglio così giusto che le metteva in risalto gli zigomi sporgenti che le conferivano un'aria austera e allo stesso tempo da donna della porta accanto. La bocca carnosa e le orecchie piccole e perfette. Flavia era molto particolare, una bellezza non comune. Giuseppe glielo aveva ripetuto spesso in quegli anni
'Flavia sei bella e nemmeno te ne accorgi'. La prendeva in giro, le diceva sempre che lei era un po' Alice nel paese delle meraviglie. E anche per questo si era innamorata di lei. Chissà se lo era ancora.
Si passava la spazzola tra i capelli e ripensava alla corsa nel bosco di quella mattina. Si sentiva soddisfatta. Aveva ripreso da un paio di settimane, dopo aver abbandonato per mesi, e già riusciva a mantenere il ritmo per circa 30 minuti.
Quella mattina poi aveva incontrato Massimiliano, un tipo che correva nel bosco tutte le mattine, a volte solo, a volte con un'altra coppia di amici.
Qualche mese prima si erano scontrati frontalmente, come al solito Flavia correva come fanno i bambini... guardando ovunque tranne che davanti a lei. E così gli era finita addosso. Si era scusata e lui, continuando a correre sul posto, le aveva detto 'Meglio io che il tronco di un albero', e si era messo a ridere. Un altro giorno, qualche settimana dopo, l'aveva trovata fuori al parco col motorino in panne. Provava ad accenderlo disperatamente, ma oramai era chiaro che si era completamente ingolfato.
'Serve aiuto?' le aveva chiesto lui.
'Questo "coso" maledetto ha deciso di lasciarmi a piedi... E dire che l'ho ritirato dal meccanico due giorni fa'.
'Allora devi dirmi subito chi è quel meccanico... Così eviterò accuratamente di andarci' fece lui.
Lei alzò lo sguardo e lui disse
'Piacere Massimiliano. Dai, se vuoi provo a vedere'.
'Piacere Flavia, fai pure... Tanto è inutile' fece lei mentre sul cellulare componeva il numero di Bea.
'Ehi pronto, senti devi venire a recuperarmi qui Bea... Sono fuori al bosco. Il motorino è morto... Ok, ok... Però fai presto. Ti aspetto!'.
Massimiliano aveva cercato di mettere in moto il motorino, poi lo aveva appoggiato a terra e a aveva iniziato ad armeggiare con il motore. Ma dopo dieci minuti, e le mani e la tuta sporche di grasso, si era rialzato e le le aveva detto 'Ci rinuncio... Mi dispiace'.
'Ma allora non è vero che tutti quelli che hanno il tuo nome sono maleducati... come diceva Troisi?! Tu sei stato così gentile... Grazie' aveva detto Flavia sorridendo, e avevano seguitato a chiacchierare per un quarto d'ora circa, fino a quando non era arrivata Bea con la sua Panda. Si era accostata e le aveva urlato dal finestrino col suo solito modo garbato e gentile
'Dai Flavia siamo in ritardissimo... SALI!'
Flavia aveva salutato Massimiliano, aveva preso lo zainetto dal bauletto del motorino, che avrebbe fatto recuperare l'indomani dal suo meccanico, ed era salita in macchina accanto a Bea.
'Per la miseria Flavia... Ma chi era quello lì? Un BONO stratosferico'.
'Dici... Io non trovo... Non ci ho nemmeno fatto caso'.
Bea l'aveva guardata di traverso e le aveva detto 'Giuseppe sta in una botte di ferro e c'ha proprio ragione... Alice è veramente il nome giusto per te!'.

Quando Flavia lo aveva rivisto quella mattina, si erano salutati sorridendosi in corsa, senza fermarsi. Andavano in direzioni opposte. Una volta lontani, a Flavia era sembrato di sentire lo sguardo di lui che l'aveva seguita. Si era sorpresa nel rendersi conto che il solo vederlo, l'aveva fatta arrossire.

Alle tredici in punto, era fuori l'ufficio di Giuseppe. Avrebbero pranzato insieme, approfittando del fatto che lei aveva preso una giornata di ferie. Quella era la zona più bella della città, a un passo dal mare, e in quel periodo di inizio estate, era veramente impagabile pranzare al sole guardando gli aliscafi partire per le isole vicine.
Giuseppe scese puntuale, le diede un bacio e le disse 'Ti porto nel mio posto preferito, fanno un'ottima Cesar's salad come piace a te, che ti consiglio di accompagnare con dell'acqua tonica'.
Flavia gli si era messa sotto braccio, e si erano avviati. Stavano cercando di recuperare, era chiaro.
Il posto era molto carino, tutto stile americano, e un juke box stile Grease in bella mostra. Si erano seduti a un tavolino accanto alla vetrina, e dopo un paio di minuti si era avvicinata una ragazza molto giovane, molto carina, con un piercing sul naso e senza un filo di trucco. Non ne aveva oggettivamente bisogno.
'Ciao Lorenza. Ti presento Flavia'.
'Piacere. Quindi sei tu la fortunata' disse, senza accennare al minimo sorriso.
'Già... Così pare' rispose, con un pizzico di acidità, Flavia. Giuseppe parve non notare né il tono dell'una, né dell'altra. Continuava a guardare il menù. Poi fecero le ordinazioni e Lorenza si allontanò.
Flavia provò un fastidio epidermico per tutto il tempo in cui restarono in quel posto, ma non disse niente a Giuseppe, e chiacchierarono di cose per lo più inutili fino al momento del conto. Lui andò direttamente alla cassa a pagare. Flavia lo seguì con lo sguardo e vide da lontano che Lorenza gli diceva qualcosa a bassa voce. Poi al momento della consegna del resto, le era sembrato di vedere che si erano volutamente sfiorati le mani. O forse era stata solo una allucinazione, una proiezione di tutte le sue insicurezze. Poteva mai essere possibile che Giuseppe, il suo Giuseppe, potesse mancarle di rispetto in quel modo assurdo. Che senso aveva tutto questo? A che gioco stavano giocando?
La verità era che, nel momento stesso in cui Giuseppe le aveva presentate, era scattata dentro di lei una domanda: era solo un caso che Lorenza avesse un nome che iniziava con la L?
Flavia adesso sapeva con assoluta certezza una cosa. Presto, avrebbe preteso quella risposta.

Giuseppe era risalito in ufficio subito dopo il pranzo con Flavia. Ripensava alla frase di Lorenza quando le aveva presentate, e l'aveva trovata fuori luogo, soprattutto per il tono usato. Aveva fatto finta di niente per evitare che quel pranzo insieme si appesantisse con qualche storia inutile. Ma sapeva che Flavia aveva fiutato qualcosa di strano ed era stata sul chi va là per tutto il tempo. A tempo debito sarebbero arrivate le domande. Entrò nell'open space dove aveva la sua scrivania e fece per sedersi, quando si accorse che accanto alla tastiera del computer c'era una barretta di cioccolato fondente come piaceva a lui. Qualcuno l'aveva messa lì per fargli una piccola sorpresa. Immaginava anche chi fosse stato... Sorrise tra se, e diede un bel morso al cioccolato.

Come il latte con i biscotti - Il racconto di Serenella - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora