Capitolo 10

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In fuga

Bea aveva chiuso la zip del borsone. Era sicura di non aver dimenticato nulla, doveva solo chiudere le imposte e staccare la luce. Sarebbe stata via solo tre giorni, ma l'ultima volta che era partita, un fulmine le aveva bruciato il cavo della televisione e aveva dovuto comprarne uno nuovo, con notevole carico sul budget di quel mese.
Si era spesso detta che viveva leggermente al di sopra delle proprie possibilità, si levava molti sfizi e se lo perdonava di buon grado non avendo vizi di nessun genere. Tranne Samuele, come le avrebbe detto Siria.
Abitava in un piccolo monolocale di 45 metri quadri, con un balconcino che affacciava sul mare, dandole ogni volta una sensazione tale di libertà, da toglierle il fiato. Era chiaro che avrebbe potuto abitare in una casa più grande per lo stesso prezzo, ma avrebbe dovuto cambiare zona e complicarsi la vita andando a vivere in un posto lontano dal lavoro. Invece lei ogni mattina metteva la sveglia giusto mezz'ora prima di dover essere al lavoro, si preparava, colazione al bar di Pino che le serviva da anni un cappuccino col baffo, come diceva lui, e poi lì di fronte lo studio dentistico. Più volte la madre aveva provato a convincerla di prendere una casa con una stanza in più per poterle permettere di fermarsi più a lungo quando arrivava dal paesello.
Forse anche per quello non aveva mai preso in considerazione l'idea di cambiare. La sua indipendenza era condizione imprescindibile per la sua esistenza ormai.

Samuele bussò al citofono e lei scese quasi subito 'Ciao amore' le disse lui prendendole il borsone di mano e caricandolo in macchina.
'Hai fatto tardi' rispose lei. Si diedero un bacio e lei sentì dietro la schiena il solito brivido che provava ogni volta che lui la baciava. Samuele aveva un potere assoluto su di lei. Lo sapevano tutti e due.
Presero posto in auto e partirono.
Pareva che le cose tra loro fossero tornate quasi a un anno prima, Bea si era fatta il lavaggio del cervello e ripromessa che dopo la sfuriata di quella sera in vineria, avrebbe parlato con lui di chiudere la storia solo quando ne fosse stata intimamente convinta. Altrimenti le sue richieste e i suoi desideri avrebbero sempre più perso di credibilità.
'Allora me lo dici dove andiamo?'
'Tu hai portato il costume come ti ho detto?' rispose lui, e la guardò di sottecchi.
'Si ma sono bianca come un merluzzo e non vorrei spaventare nessuno intorno a me... Poi siamo a fine Aprile, l'acqua sarà gelida. E in più il meteo ha messo come previsioni piogge sparse e nuvoloso...'
'Ma se non sai nemmeno dove stiamo andando?' rise lui 'Magari prendiamo un aereo e ti porto alle Canarie'.
'Allora avevo ragione a pensare che stai scappando da tua moglie'. Lui la guardò temendo che lei volesse iniziare a litigare sulle solite questioni. Ma la guardò e vide che aveva uno sguardo sereno rivolto alla strada che aveva davanti.
'Se piove meglio... Ce ne stiamo chiusi in camera tutto il tempo' e le diede un pizzicotto sulla gamba.

Bea si era quasi arresa all'idea che un giorno la loro storia sarebbe finita perché sarebbe stato lui a lasciarla. Magari la moglie silente si sarebbe risvegliata e avrebbe rivendicato il suo ruolo riprendendosi il marito a tempo pieno.
Lei adesso, con il sole che le accarezzava il viso, sentiva la sua mano calda sulla coscia e la sua figura che emanava sicurezza e la faceva sentire sempre protetta.
Samuele non era bello, ma era affascinante da morire. Capelli castani, occhi marroni naso importante e dentatura perfetta. Aveva quello stile elegante ma un pò trasandato, indossava sempre camicie fatte su misura che mettevano in risalto le sue spalle ampie, rigorosamente senza cravatta, pantaloni che mostravano una fisicità e una muscolatura non da body builder ma sicuramente di una persona sana e sportiva.
Correva almeno quattro volte a settimana, non fumava, ma non rinunciava mai a un bicchiere di vino rosso. Faceva l'amore benissimo. Non che lei avesse avuto chissà quanti amanti nella sua vita, ma tutti gli altri al suo cospetto erano zero. Quando arrivavano in un posto nuovo, albergo, ristorante o bar che fosse, lui decideva quasi tutto anche per lei. E a Bea questa cosa piaceva da impazzire. Quella sensazione che potesse abbandonarsi ai pensieri e lasciarsi guidare, era quasi afrodisiaca, per una come lei che aveva sempre dovuto prendere decisioni importanti sin da quando aveva 18 anni.
Eppure ne era convinta. Nonostante la relazione extraconiugale le pesasse sempre più, una parte di lei pensava che molto probabilmente in una relazione stabile non avrebbero funzionato così bene. L'alchimia si sarebbe persa.
Distratta dai suoi pensieri non si era resa conto che erano arrivati nel porto turistico.
'Ma dove mi stai portando?'
Sarebbero stati tre giorni indimenticabili.

Come il latte con i biscotti - Il racconto di Serenella - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora