Capitolo 30

23 1 4
                                    

Senza fine

Siria e Matteo erano alla loro terza partita di burraco. Era domenica sera, avevano pranzato dalla mamma di lui e riposato un po' sul divano, davanti a un film romantico, scelto su Sky. Matteo dopo dieci minuti russava rumorosamente, mentre Siria e la suocera, Ivana, si erano appassionate alla storia d'amore che stavano guardando. Avevano avuto sempre un bel rapporto loro due, Ivana era una donna molto forte e tutta di un pezzo. Era rimasta vedova molto presto, Matteo aveva appena undici anni, e aveva continuato a lavorare e a fare da mamma e papà senza mai perdere il sorriso, senza mai mostrare di voler cedere, salvo poi sfogarsi la notte da sola a letto, bagnando il cuscino con le lacrime e soffocando i singhiozzi per non svegliare Matteo. Nonostante fosse cresciuto come figlio unico, orfano di padre, Matteo aveva avuto una adolescenza serena e il rapporto schietto e senza esasperazioni con la mamma, lo aveva fatto maturare nella giusta maniera. Rappresentava per gli amici e per chiunque lo conoscesse, una persona solida e affidabile su cui contare. Era molto legato alla madre e almeno un paio di volte alla settimana, passava a farle visita. Si raccontavano le loro  giornate, e talvolta andavano insieme al supermercato sotto casa.
Ivana aveva un compagno da circa un anno, era un collega, vedovo anche lui. A lungo non aveva ceduto alle sue lusinghe e ai suoi inviti. La mettevamo in imbarazzo, diceva. Poi un giorno, spinta da Siria, con la quale spesso le accadeva di confidarsi, aveva accettato un invito al cinema. E così, da quella volta, era nata una storia tenera, che aveva immediatamente avuto l'approvazione di Matteo. Lui era felice che la madre si fosse ripresa una fetta di vita, dopo tante privazioni provate.

Una volta finito il film, Siria e Ivana si erano spostate in cucina. Ivana mise su la macchinetta del caffè e prese dal mobile le tazzine e lo zucchero. 'Allora... Come stai? Matteo mi dice che non la stai prendendo benissimo questa gravidanza'. In cucina cominciava a diffondersi un intenso profumo di caffè 'La gravidanza la prenderei bene se non dovessi tutti i giorni svegliarmi col pensiero che qualcosa potrebbe non andare... Sono stanca psicologicamente. Questa è la verità'. Siria aveva parlato seduta al tavolo, mentre era intenta a mettere tre cucchiaini di zucchero nelle caffettiera, e Ivana seduta di fronte a lei, le aveva messo una mano sul ginocchio.
'Io lo capisco bene che non deve essere facile. Specie per come sono andate le cose con l'altra gravidanza. Però io ho sempre pensato che nella vita il "pensiero positivo" sia un grande aiuto nel nostro quotidiano. È l'unica cosa che dipende da noi. Quando sembra che le cose a cui teniamo non procedono nel migliore dei modi, dobbiamo cercare il buono che c'è e spingere col pensiero, affinché anche il resto vada bene. Questo bambino ha bisogno di te. Della tua gioia di vivere... E ha bisogno di un nome. Non ha senso pensare di non sceglierlo perché poi le cose potrebbero non andare... Ha bisogno che quando ti accarezzi la pancia, tu lo chiami in qualche modo'. Siria aveva iniziato a piangere, senza nemmeno rendersene conto 'Non è neanche nato e già non sono una buona madre'. Ivana le aveva passato un tovagliolo per asciugarsi e aveva detto 'Adesso non partire con l'autocommiserazione e l'autoflaggelazione. Devi reagire, sorridere ed essere positiva! Questo bambino nascerà e sarà un dono per tutti noi'. Aveva sempre questo modo deciso e positivo di affrontare le cose, da sempre. Ed era la cosa per cui Siria, maggiormente la stimava. Alzò lo sguardo e le sorrise, ancora tra le lacrime. In quel momento, in cucina, fece il suo ingresso Matteo, con la faccia piena di sonno. Si sedette accanto a Siria e guardandola, con l'espressione interrogativa, le disse 'A chi devo dare la colpa per queste lacrime... All'ormone o a mia madre?' Quanta dolcezza e amore nei suoi occhi. Ivana in piedi vicino ai fornelli si girò, e ridendo gli lanciò addosso lo strofinaccio 'Merito il titolo di suocera dell'anno... Altro che pianto'. Siria iniziò a ridere e fece un applauso. Matteo si unì all'applauso e disse alla sua compagna 'Ti sfido a burraco, così ti dò un motivo vero per piangere' e le fece l'occhiolino.

Bea e Samuele erano seduti nella macchina di lui, in una discesa buia di fronte al portone di Bea. Erano lì da cinque minuti, lei con la schiena appoggiata alla portiera dell'auto, distante da lui, con in mano il portachiavi che continuava a tormentare con le mani. Il nervosismo era palpabile, come la stanchezza nei loro occhi. Non era una stanchezza di sentimenti, quanto una stanchezza fisica. Samuele si era fatto trovare sotto casa con un regalo per lei. Bea l'aveva visto da lontano con un pacchetto in mano e le era quasi venuta la voglia di fare inversione di marcia e andare via. Poi però aveva parcheggiato, il cuore in accelerazione sempre maggiore mentre riaffiora amo  quelle sensazioni così forti, che aveva provati sin dal primo giorno che erano stati insieme. Era scesa dalla macchina e si era avvicinata. 'Ciao... Mi fai entrare a casa?' le disse lui quando le fu vicina. 'Non ci penso nemmeno. Cosa vuoi, perché sei qui? Ti ha cacciato di casa?' rispose lei acida e sarcastica 'Non mi fa piacere vederti, ti chiedo di andare subito, perfavore'. Bea aveva ripreso a camminare per entrare nel palazzo, lui l'aveva seguita e bloccata, mettendole una mano sulla spalla 'Solo un minuto. Solo uno... Bea ti prego... '. Lei si era fermata, senza voltarsi e in quel momento il portiere del palazzo si era affacciato per chiudere il portone come faceva ogni sera quando il suo turno terminava 'Buonasera Bea, lascio aperto?' le chiese vedendola lì ferma 'Buonasera Guido. No, chiudi, grazie. Salgo tra poco'. Poi si girò verso Samuele e disse 'Un minuto solo! Non un secondo di più, ma entriamo nella tua macchina. Qua non mi sembra il caso'. Così, una volta in auto, lei era rimasta muta, mentre lui aveva iniziato con una serie di mi manchi... ti amo... mi dispiace... non posso stare senza te, non ce la faccio... con lei è tutto finito, ce lo siamo detti l'altra sera... la sera in cui mi hai telefonato e ha preso lei il mio telefono... ora c'è solo da organizzare le cose... E bla... bla... bla... Bea non lo sentiva neanche più... Guardava le sue labbra che si muovevano senza alcun suono, come se qualcuno avesse tolto l'audio. Ad un tratto  lui aveva smesso di parlare, si era avvicinato a lei e le aveva preso il viso tra le mani. L'aveva baciata appoggiando piano le sue labbra, poi le aveva dischiuse quando aveva capito che lei non avrebbe opposto resistenza. Si erano baciati, con l'urgenza delle cose non dette ma urlate. Il corpo di Bea fremeva e si spinse contro di lui per sentirne il calore. Si iniziarono a toccare, mentre lui continuava a baciarla e a sussurrarle all'orecchio 'Ti voglio... Solo tu mi fai questo effetto'. Poi Bea si era messa su di lui e avevano fatto l'amore, senza riuscire ad aspettare un minuto di più. Era rimasta così, nella stessa posizione, con la testa appoggiata sul suo petto. Il cuore di Samuele sembrava impazzito e sul suo viso era disegnata una espressione di beatitudine. Continuava ad accarezzarle i capelli e a dire 'Io e te siamo destinati a stare insieme'. Lei non rispondeva. Aveva gli occhi fissi su un punto davanti a sé e continuava a pensare che, proprio come due adolescenti o forse anche peggio, non avevano usato nessun tipo di precauzione.

Come il latte con i biscotti - Il racconto di Serenella - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora