Capitolo 16

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In the name of Love

Siria era appena salita in macchina e si era seduta avanti, accanto a Matteo. Dietro c'erano Bea, Flavia e "CARLA L'INUTILE". Era una vecchia amica di Bea che, appena si lasciava col tipo di turno, si metteva a rimorchio sulle sue spalle inserendosi in ogni situazione potesse permetterle di mettersi in contatto con nuove prede dell'universo maschile. La cosa che la caratterizzava maggiormente era il fatto che diceva solo cose inutili. Almeno tali le ritenevano Bea e le sue amiche.
'Buonasera ragazze' disse Siria.
'Ma ciao Siria... hai fatto proprio bene a metterti avanti... Nelle tue condizioni...' rispose in modo inutile Carla l'inutile.
'Dai Carla non iniziare subito con cose scontate e senza senso, che la serata è lunga', le aveva risposto prontamente Bea. Era chiaro che le faceva pagare il rimorchio subito non risparmiandole alcuna considerazione. Siria e Flavia si misero a ridere e anche Matteo le seguì, guardando Bea dallo specchietto retrovisore. Carla l'inutile si unì al coro di risate, perché se una cosa si doveva dire a suo favore, era il fatto che non non era per niente permalosa.
Dieci minuti dopo erano davanti al locale. C'era una serata con musica dal vivo con una band che faceva cover degli U2.
Il batterista del gruppo era loro amico dai tempi della scuola, in particolare di Bea che restava la PR del gruppo.

Siria aveva avuto il permesso dal suo ginecologo di uscire, con la promessa che si sarebbe seduta ad ascoltare la musica senza scatenarsi in balli ed altro.
Entrò mano nella mano con Matteo, nei confronti del quale, dopo quella accesa discussione avuta la mattina del controllo dal medico, iniziò ad avere molta più considerazione nella gestione della gravidanza e a coinvolgerlo di più.
Anche se in lei continuava a prevalere la paura e l'angoscia che le cose non andassero bene.

Flavia si era avviata con loro perché Giuseppe le aveva detto che avrebbe fatto più tardi e l'avrebbe raggiunta direttamente al locale. Fino a quando non si fosse chiusa quella gara d'appalto, non avrebbe avuto la sua piena attenzione, lo sapeva bene. Anche la sera che erano andati a cena dal giapponese, non era stata una serata degna di nota. Non sapeva come definirla, ma la verità era che lo vedeva distratto e assente. Aveva lasciato il telefonino nella giacca, e non come al solito sul tavolo, e questa cosa l'aveva insospettita ancora di più.
Aveva pensato più volte di chiedergli di quella famosa L, ma c'era una parte di lei che forse non voleva sapere, e un'altra parte che aveva paura che, una volta tirata fuori questa cosa, si sarebbe frapposta tra loro come un muro di cemento.
Si sentiva quasi come la moglie di Samuele, ma forse il paragone era eccessivo. Flavia non aveva alcuna prova che Giuseppe la tradisse, e un semplice messaggio eliminato cosa mai poteva provare? Se lo chiedeva mentre guardava verso l'ingresso del locale per controllare se arrivava Giuseppe. Invece sulla soglia fece la sua comparsa Samuele.

Bea quella sera era un vero schianto. Aveva un tubino nero corto e senza maniche, un anfibio borchiato, i capelli tagliati corti sulle tempie con un ciuffo più lungo che le cadeva di lato. Un solo orecchino gioiello pendulo, e un filo di mascara. Era questa la bellezza di Bea, la semplicità.
Era abbracciata a Frankie, l'amico batterista, che le cingeva la vita, ed entrambi ridevano insieme a un altro della band che gli stava evidentemente raccontando qualcosa di molto divertente. Ad un tratto sentì uno sguardo insistente su di lei... Si voltò e guardò in giro nella sala, vide Flavia e seguì il suo sguardo. Fu solo allora che intercettò Samuele cha la stava fissando. Aveva uno sguardo difficile da interpretare e soprattutto era immobile. Bea si staccò da Frankie dicendogli qualcosa, e gli andò incontro.
'Ehi... Ma che ci fai qui' gli disse Bea sorridendogli sorpresa.
'Ti ho chiamata sei volte Bea. SEI!'
'È evidente che non l'ho sentito. È un locale con la musica questo... Altrimenti ti avrei risposto' rispose lei cambiando tono e mettendosi improvvisamente sulla difensiva.
'Invece penso proprio che tu non abbia voluto rispondere. Eri troppo impegnata a fare public relation' disse ironicamente Samuele alludendo alla scena vista quando era entrato nel locale, di lei abbracciata a lui.
'No aspetta... Fammi capire! Siamo passati alle scenate di gelosia...?! Tu.. a me??' disse lei 'Stai scherzando vero?'.
'Cosa hai la coda di paglia...Ho chiesto solo perché non hai risposto al telefono. Evidentemente avevi altro da fare. Però così la smettiamo con questa cosa che sono sempre io quello in torto. Mi sembra che anche tu, se io non ci sono, ti diverti senza problemi' continuò Samuele.
'Ma guarda che sei veramente stronzo! Vorresti paragonare la tua situazione alla mia. Sei tu quello sposato. Hai fatto le corna a tua moglie cento volte prima di incontrare me e ti permetti pure di parlare. Io non sono legata a nessuno se non a te. Da due anni. E se anche avessi deciso di non risponderti al telefono, non dovrei giustificarmi di nulla. Faccio né più né meno quello che fai tu ogni domenica o festa comandata... scompaio! '
Bea era furiosa. La felicità di vederlo in pochi secondi si era trasformata in rabbia e frustrazione. Samuele per tutta risposta le disse 'Ok, chiaro. Tolgo il disturbo. Forse è meglio se ci chiariamo le idee tutte e due'.
Si era voltato ed era uscito.

In quel momento Flavia si avvicinò a Bea, che cercava di ricacciare indietro le lacrime, e disse 'Ma guarda che pezzo di stronzo!'
La band riattaccò con Pride.
Bea si giro verso Flavia e le disse 'Accompagnami fuori. Ho bisogno di una sigaretta'. Mentre uscivano le raggiunse Siria, che da lontano le aveva solo viste uscire, ma non sapeva cosa fosse successo.
Una volta fuori, vide Bea visibilmente scossa e con le lacrime agli occhi e prima ancora che formulasse una qualunque domanda, Flavia disse 'È passato Samuele e, a quanto pare, dall'alto della sua visione integralista della coppia, lui che può dispensare lezioni di vita sull'argomento, non ha gradito trovare Bea abbracciata ad un amico'. Il suo tono era chiaramente ironico e glaciale. Siria guardò Bea e le disse 'Lo hai mandato quel paese, giusto?! Dimmi di sì... Perché sennò lo faccio io'. Bea le guardò tutte e due e disse con un tono sconsolato 'Io non ci posso credere. Ma come è possibile che lui riesca a farmi sentire anche in colpa. Questa è una cosa malata. Tipo attrazione fatale. Devo solo escogitare il modo per liberarmi di lui!'. 'Basta fare una telefonata alla moglie' rispose Flavia sarcastica. E scoppiarono tutte e tre a ridere. 'Dai, rientriamo che ho lasciato Matteo con Carla l'inutile... Potrebbe non perdonarmelo mai più' '.
Mentre stavano per rientrare nel locale, Flavia vide più in là dell'ingresso, in un angolo del marciapiede più buio, appoggiato a un lampione, Giuseppe che parlava al telefono. Era a meno di dieci metri da lui. Avrebbe potuto raggiungerlo e chiedergli cosa stesse facendo, con chi stesse parlando. Invece decise di entrare. E di metterlo alla prova più tardi.

Come il latte con i biscotti - Il racconto di Serenella - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora