Capitolo 20

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Samuele aspettava Bea sotto il palazzo dello studio dentistico. Quella mattina aveva ricevuto un messaggio nel quale lei gli chiedeva di parlare e aveva immediatamente risposto 'Ok, ti aspetto stasera dopo il lavoro'. Poi aveva salutato la moglie, ed era uscito di casa.

Bea si era tolta il camice e le scarpe che indossava durante l'orario di lavoro, aveva messo un filo di lucidalabbra ed aveva salutato la segretaria, unica superstite a quell'ora nello studio. Poi era scesa velocemente per quattro piani e, appena uscita dal portone, aveva trovato Samuele.
Il cuore le si era fermato in gola. Era nervosa ed emozionata e cercò di non farlo vedere, salutandolo con un bacio sulle labbra. Il suo odore le entrò nelle narici e, come sempre, le fece venire i brividi. 'Chissà se un altro uomo mi farà mai lo stesso effetto nella vita' pensò.
'Dove andiamo, scendiamo al faro? ' gli chiese lui. La serata era tiepida e una birra fredda vista mare era l'ideale. 'Ok' fece lei.
Dopo circa mezz'ora erano seduti ad un tavolino un po' defilato, sotto un pergolato ricoperto di glicine, e si sentiva il rumore del mare che si infrangeva sulla riva.
'Te la immagini una vita senza il mare, Bea?'
'Non ci ho mai pensato a dir la verità... Ma credo che sarebbe una vita non completa... Una vita con poca luce' gli aveva risposto lei, fissando il faro che illuminava il mare in lontananza.
'E te la immagini una vita senza me, Bea?'. Samuele aveva lanciato il sasso e, in una frase sola, aveva perfettamente centrato il suo stato d'animo. Bea continuava a guardare davanti a sé, non rispose subito. Preferiva il silenzio ad una frase detta tanto per dire.
'Beh... Forse fino ad ora non avevo mai immaginato veramente una vita con te, Samu'. Ecco. L'aveva detto.
Samuele parve non essere colpito particolarmente dalla risposta, e le disse 'Credo che sia arrivato il momento che tu inizi ad immaginarlo davvero, invece. Io sto cercando casa... Lo sto facendo per te, per noi. Ma proprio ora che ho ingranato la marcia... quella giusta, ho la netta sensazione che tu invece stia mettendo la retromarcia. E non lo capisco. Aiutami a capirlo perché non riesco a farlo da solo'. Nella voce di Samuele, adesso, era tangibile l'ansia e la rabbia.
Bea si sentiva quasi in colpa, quasi come se avesse commesso nei suoi confronti un atto ingiusto. Samuele aveva continuato quasi come se parlasse a se stesso. 'Ho messo tutto in gioco. La mia vita, il mio matrimonio, tutto quello che ho costruito con Sonia. Per te. Per noi. E tu? Ci sei? Dimmelo subito... Dimmelo perché io ho bisogno di saperlo. Dimmelo perché altrimenti...'
' Altrimenti che fai Samuele? Non la lasci più? Era questo che volevi dirmi? Tu vuoi garanzie da me... Vuoi che ti rassicuri... Vuoi che quasi ti ringrazi perché quello che stai facendo, lo stai facendo per me? Giusto? È questo che mi hai detto fino ad ora. Beh, io non me la sento. Io non la voglio questa responsabilità. Io non lo so come potremmo funzionare io e te in una situazione ordinaria. Senza fughe al mare, senza messaggini notturni e incontri anche solo di dieci minuti per scambiarci un bacio. Senza quella stupida gelosia che ci consuma quando la domenica tu sei con lei... e io chissà dove. Io non lo so! E non voglio che tu stravolgi la tua vita per me! Perché sembra assurdo che lo dica, ma io non lo so che saremmo noi, senza lei!!! ' Bea aveva parlato piano e scandendo le parole, come se si fosse preparata quel discorso da tempo. Non si era emozionata, era lucida e convinta dei suoi pensieri.
'Tu devi lasciare tua moglie perché insieme non siete niente. Perché non la ami. Perché lei probabilmente non ti ama. Perché lei non è mai stata per te un'esclusiva. La devi lasciare perché tra voi è finita da tempo. La nostra è una scommessa nuova che non deve mischiarsi con quella tua vecchia che hai perso. Anche se la nostra storia è nata comunque nell'ambito del tuo matrimonio, io voglio che tu scelga di lasciarla perché vuoi essere libero. Anche da me'. Samuele la guardava incredulo adesso. 'Mi stai dicendo che proprio adesso che io ho fatto una scelta, tu mi lasci solo ad affrontarne le conseguenze?'. 'Ti sto solo dicendo che io non voglio essere la conseguenza di una tua scelta. Altrimenti partiremmo col piede sbagliato e io non me lo potrei mai perdonare'. Bea, quindi, allungò una mano su quella di Samuele per stringerla. Ma lui la ritrasse immediatamente. Richiamò l'attenzione di un cameriere e chiese il conto.
Bea non immaginava cosa sarebbe successo tra loro. Se era l'inizio della fine, o già la fine stessa. In ogni caso, in quel preciso istante, si sentiva più leggera che mai.

Come il latte con i biscotti - Il racconto di Serenella - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora