Avviso: da questo capitolo in poi se notate dei cambiamenti nella scrittura e nello stile è da ricondurre al fatto che io e la mia ex coinquilina non siamo più riuscite a scrivere insieme i capitolo, quindi d'ora in poi saranno frutto della mia sola mente malata.Mi auguro comunque che la storia continui ad essere di vostro gradimento.
Buona lettura!
Giugno 1820, Roma
I forti odori del mercato quel giorno rischiarono più volte di farmi perdere i sensi, per fortuna Annarita si era ricordata di portare con sé i miei sali e bastava portarmeli brevemente al naso per farmi sentire istantaneamente meglio.
Era stato mio padre a consigliarmi quel giorno di uscire di casa per accompagnare Annarita a fare compere; in parte perché eravamo a corto di personale e la mia cameriera necessitava di un aiuto, in parte perché sperava che prendere dell'aria fresca e vedere la sorte crudele a cui saremmo stati destinati nel caso in cui non avessi sposato il duca Thomas Raggi della Rovere, mi avrebbe fatto rinsavire.
A nulla erano servite le mie suppliche e i miei pianti; l'idea che la sua unica figlia fosse destinata a un matrimonio senza amore non scalfiva minimamente il duro e avido cuore di mio padre.
Mancavano tre giorni e due notti a quando avrei rivisto il barone Damiano David.
Al solo pensiero il mio cuore iniziò a battermi furiosamente nel petto e sulle mie labbra si formò un dolce sorriso colmo di speranza.
Ci eravamo dati appuntamento per sabato notte, nei giardini del mio palazzo, ma più si avvicinava la fatidica data, più i miei timori aumentavano.
Ero davvero sicura di voler compiere un atto tanto scellerato?
Non volevo essere una donna perduta, una di quelle signorine di buona famiglia che invaghitesi dell'uomo sbagliato finivano col perdere la propria purezza e innocenza prima del matrimonio, rovinando così non solo il proprio nome e la propria reputazione, ma anche quelli della famiglia e dei parenti vicini.
Era sciocco fingere di non aver notato l'ardore con cui il barone Damiano David mi guardava, ignorare il bacio che mi aveva dato e le sue battute colme di lascivia e peccato.
Il dubbio che le sue intenzioni non fossero innocenti e che il nostro ultimo incontro avrebbe potuto portare a conseguenze molto gravi per me e mio padre non mi abbandonava mai.
Rischiai di inciampare in un cesto di frutta e Annarita si premurò di sostenermi, guidandomi verso una zona del mercato meno affollata.
Cercai di lasciarmi distrarre dalla bellezza delle stoffe in vendita, dai nastri variopinti e dalle grida stridule dei venditori, ponendo i miei angoscianti dubbi da parte.
Fu in quel momento, mentre Annarita conversava con quella che capii dall'abbigliamento essere un'altra domestica, che una giovane donna dai ricci capelli biondi mi si accostò.
Mi spaventai, convinta che la ragazza fosse una ladra o un'assassina, pensai terrorizzata a quanto fosse stata triste e priva di scopo la mia vita fino a quel momento e a quanto dolore la mia morte avrebbe portato nella vita di diverse persone a me vicine.
Il barone Damiano David avrebbe pianto nell'udire che la vita di Caterina Maria Josephine de la Rosa Ramirez era stata crudelmente interrotta pochi giorni prima dell'incontro che avevamo pianificato? Si sarebbe disperato, distrutto dalla consapevolezza di non avermi potuto dire addio?
«Le porgo i miei ossequi, giovane signorina», disse la mendicante, producendo un suono di campanelle e tintinnii, mentre faceva un profondo inchino di fronte a me.
I pensieri di tristezza e morte che mi avevano inchiodata sul posto fino a pochi secondi prima svanirono, sostituiti dalla consapevolezza che la mia vita non era in pericolo.
«È la prima volta che vi vedo al mercato, conoscete per caso la mia fama di potente veggente? Volete conoscere cosa il futuro ha in serbo per voi?»
Le parole della mendicante mi colpirono profondamente, lasciandomi in cerca del respiro per qualche secondo.
Quella giovane donna sembrava esser stata mandata da Cupido in persona.
Finalmente ogni mio dubbio avrebbe potuto trovare una risposta e non avrei più vagato in un mondo crudele e incerto, ma avrei ottenuto le risposte che tanto agognavo.
Sbirciai alla mia destra, dove vidi Annarita contrattare con un venditore per della stoffa e approfittai della sua distrazione per dedicare tutte le mie attenzioni alla potente veggente.
«Siete forse stata mandata da Cupido per indicarmi quale strada prendere?», chiesi con voce sottile, portandomi una mano al petto, dove sentivo il cuore battermi forte.
«Mostratemi la mano e io potrò dirvi tutto quello che desiderate sapere», disse la veggente allungando la propria mano dalle unghie lunghe e smaltate, al polso aveva numerosi braccialetti che producevano un suono tintinnante al minimo movimento.
Munendomi di tutto il coraggio in mio possesso le porsi la mia mano destra, sfilandomi il guanto bianco che la ricopriva.
La mendicante osservò il mio palmo per pochi secondi, poi portò i suoi occhi azzurri, appesantiti da trucco scuro nei miei: «Vedo due giovani spasimanti, vedo un matrimonio combinato».
Sussultai a quelle parole, sbarrando leggermente gli occhi: «Come fate a saperlo?», le chiesi in un sussurro, ma la donna alzò una mano per zittirmi.
«Vedo l'amore», disse con tono serio, indicando una linea sul mio palmo: «Vedo che voi avete paura dell'amore».
Sospirai afflitta, decisa a porgere l'unico quesito del quale m'importava ricevere una risposta: «Quale condotta dovrò seguire per essere felice?».
La mendicante sorriso, mostrandomi i suoi denti giallastri: «È molto semplice. Lei, signorina, per essere felice, deve cedere alle gioie che le vengono promesse sotto al chiaro di luna».
La giovane veggente venne scacciata subito dopo da Annarita, che con gesti bruschi mi fece allontanare dalla messaggera mandatomi da Cupido, riconducendomi verso casa.
«Signorina de la Rosa Ramirez sembrate scossa, cosa vi ha detto quella zingara?», mi chiese Annarita, tenendomi stretta tra le sue braccia.
«Ciò che ha in serbo per me il futuro», risposi tremante, mentre una calma risoluzione si faceva largo nel mio animo turbato; non avrei rinunciato all'ultimo incontro col barone Damiano David, non se quello poteva essere l'unico modo in mio possesso per poter raggiungere la tanto agognata felicità.
***
Buongiorno popolo di Wattpad!
Cosa ne pensate del capitolo?
La veggente avrà consigliato bene la nostra protagonista?
Caterina e Damiano riusciranno a vedersi di nascosto al chiaro di luna?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!
Per chi volesse, mi può trovare su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.
Un bacio,
LazySoul_EFP
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Il manigoldo e la duchessa
Fanfiction[STORIA COMPLETA] La storia è ambientata nel 1820, a Roma, dove la protagonista Caterina Maria Josephine De la Rosa Ramirez incontra ad un ballo il barone Damiano David, che suscita in lei dei desideri che non pensava di possedere. Riuscirà Caterina...