Giugno 1820, NapoliIl fortino si ergeva all'estremità del piccolo porticciolo, benevolo, come uno zio panciuto che regala dolcetti ad ogni occasione di festa.
Le finestre alle torri parevano grandi occhi attenti, che scrutavano il mare e la città di Napoli all'orizzonte.
Eravamo giunti al porto quella mattina, quando una leggera nebbia nascondeva ogni cosa all'occhio meno attento. Il capitano David si era premurato di nascondere la bandiera nera che l'avrebbe fatto riconoscere all'istante come pirata e aveva raccontato all'uomo, che era giunto per farsi dare il compenso necessario per ormeggiare in porto, di essere un semplice mercante.
Victoria era comparsa appena la nebbia aveva iniziato a diradarsi, con un cesto coperto, al cui interno vi era un abito da suora per me e uno da prete per il capitano. Poi era nuovamente scomparsa per le vie della città, dopo aver annunciato che avrebbe trovato un modo per raggiungere Roma, dove avrebbe tenuto sotto stretta osservazione mio padre e il duca Thomas Raggi della Rovere.
Dopo aver affittato un'umile carrozza, ci eravamo messi in marcia e ora ci trovavamo a pochi passi dal fortino in cui abitava la vedova Agostino d'Olmi.
Il capitano David aveva trascorso la maggior parte del viaggio a ripassare il piano nei minimi dettagli, deciso a non lasciare nulla al caso e io ero rimasta ad ascoltarlo, prendendo grandi respiri profondi, terrorizzata all'idea di svenire da un momento all'altro.
L'abito da suora che indossavo era particolarmente pesante per quella calda giornata estiva e il mal di testa, misto ad affaticamento, mi faceva sentire, ad ogni secondo che passava, sempre più vicina allo svenimento. Mai come in quel momento, avrei voluto avere i sali che Annarita si premurava sempre di farmi avere, soprattutto in estate, quando i miei svenimenti, causati dall'afa, si facevano più frequenti.
«Siete pronta, Caterina?», chiese il capitano, appena la carrozza si fermò di fronte al fortino.
Presi un profondo respiro e annuii.
Non potevo mostrare la mia momentanea debolezza al capitano, altrimenti avrei rischiato di far fallire la mia prima missione da pirata, e non potevo permettermi di macchiare così presto la mia precaria reputazione tra la ciurma.
«Andiamo», disse il capitano, scendendo dalla carrozza, prima di porgermi una mano, per aiutarmi.
Mi appoggiai momentaneamente a lui, una volta posati i piedi a terra e inspirai, con una smorfia, l'odore poco gradevole del porticciolo, dove alcuni uomini stavano sventrando dei pesci, prima di portare lo sguardo in quello del capitano.
«Vi sentite bene?», mi chiese, posando una mano sulla mia fronte sudata: «Non avete un bell'aspetto, Caterina».
«È l'afa», dissi, portando le mani a sistemare il mio abito e il mio copricapo, entrambi neri e pesanti: «Quest'abito è una tortura».
Il capitano mi porse il braccio, avviandosi verso l'ingresso del fortino, un portone in legno scuro, alto e imponente: «Avvertitemi se doveste sentirvi poco bene, Caterina».
Annuii e gli sorrisi: «Abbiamo un tesoro da trovare, Damiano, non preoccuparti per me».
Gli occhi gli brillarono alla menzione del bottino che ci attendeva e annuì convinto, prima di bussare.
Il portone si aprì ed apparve un uomo in livrea, dai baffi maniacalmente curati e la testa pelata, i cui occhietti scuri ci fissarono con attenzione: «Buongiorno, come posso aiutarvi?»
«Buongiorno, figliolo», disse il capitano, sorridendo affabilmente: «Questa è suor Concetta dell'Istituto delle Suore della Carità e io sono il nuovo parroco della Chiesa di Santa Maria del Parto, Don Matteo».
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Il manigoldo e la duchessa
Fanfiction[STORIA COMPLETA] La storia è ambientata nel 1820, a Roma, dove la protagonista Caterina Maria Josephine De la Rosa Ramirez incontra ad un ballo il barone Damiano David, che suscita in lei dei desideri che non pensava di possedere. Riuscirà Caterina...