8. Incontri notturni

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Giugno 1820, Roma


Il cuore nel mio petto batteva furioso e sentivo un caldo languore nel mio basso ventre.

Mancava poco all'incontro col barone Damiano David e le dita mi tremavano per il nervosismo.

Continuavo a ripetermi le parole che mi aveva detto la veggente dai ricci capelli biondi al mercato, convincendomi che per raggiungere la vera felicità non avessi altre opzioni.

Dovevo fidarmi della messaggera di Cupido, non avevo altra scelta.

Era difficile però zittire i pensieri che derivavano da anni di severa educazione cattolica.

Le Orsoline non avrebbero approvato la mia recente condotta e quello che mi stavo apprestando a fare: incontrare il barone Damiano David da sola, nel giardino, senza la protezione di una cameriera, nascosta dal buio della notte.

Presi un profondo respiro e controllai il mio riflesso allo specchio rovinato dal tempo che decorava un angolo della mia stanza. L'unica candela accesa creava ombre tremolanti sulle pareti della camera.

Indossavo un abito estivo color celeste pallido che ben si sposava con la mia carnagione lattea e con i miei capelli scuri acconciati in una semplice treccia.

«Non essere una vile codarda», mi dissi, prendendo qualche respiro profondo per calmare i miei nervi tesi.

Annarita si era ritirata ormai da qualche ora nella sua stanza e io ero stata costretta a vestirmi da sola. Non era stato terribile, come mi aveva sempre fatto credere mio padre, e quella constatazione mi aveva convinta in modo definitivo, che me la sarei potuta cavare egregiamente come ragazza non aristocratica e quindi priva di cameriera personale.

Quando sentii le campane della chiesa rintoccare con suono cupo e severo i primi rintocchi della mezzanotte rischiai di svenire per il nervosismo, ma recuperai con mani tremanti i sali sulla cassettiera e ripresami dal mancamento mi affrettai fuori dalla mia stanza.

Mi sforzai di non produrre il minimo suono mentre raggiungevo il portone che conduceva al giardino e mi ci intrufolavo attraverso, sentendo il caldo languore al ventre trasformarsi in un umido piacere.

Al solo pensiero di trovarmi tra le forti braccia del barone, avvolta dal suo profumo virile, perdevo contatto con la realtà.

La luna quella notte bagnava della sua pallida luminosità il giardino, facendolo apparire come una scala di grigi, celando la bellezza dei colori che di giorno era possibile ammirare.

In quel momento facevo parte anche io di quella tavolozza monocromatica.

Gettai uno sguardo alle mie spalle, guardando quella che era stata casa mia per sedici lunghi anni.

Le pareti un tempo impeccabilmente intonacate e abbellite da decorazioni floreali erano ormai rovinate dal tempo, sbecchi sempre più evidenti si potevano notare ad occhio nudo, e le finestre conservavano, malgrado le pulizie settimanali, aloni poco gradevoli.

La scalinata che avevo appena percorso, che collegava il terrazzo col giardino, anche aveva visto giorni migliori e un rampicante che il giardiniere non era riuscito a sradicare completamente continuava ad espandersi su di essa indisturbato.

Proprio mentre abbracciavo con lo sguardo l'interezza della facciata, notai con orrore di aver dimenticato in camera mia la candela accesa. Pensai, in un primo momento, con il cuore che mi batteva furioso in petto, di tornare sui miei passi e spegnerla, ma mi lasciai convincere che quel misero mozzicone di candela si sarebbe ben presto sciolto, riportando la casa nel buio più totale.

Mi chiesi se avrei mai più posato lo sguardo su quell'edificio così familiare e ormai decadente.

Il barone Damiano David voleva incontrarmi per dirmi un ultimo addio prima del mio imminente matrimonio col duca Thomas Raggi della Rovere, ma ero certa che non sarei riuscita ad oppormi se mi avesse proposto di fuggire con lui verso l'orizzonte.

Non era da signorine educate e per bene fare certi pensieri tanto sconvenienti, ma mi era impossibile valutare negativamente i desideri del mio giovane cuore infatuato.

Il barone Damiano David rappresentava tutti i desideri che avevo celato per mesi, nascondendo dietro alla mia timidezza ciò che anelavo nel profondo: avventura, amore e passione.

Era bastato il primo ballo col barone per far affiorare in superficie la vera Caterina Maria Josephine de la Rosa Ramirez.

Giunta a pochi passi dal labirinto mi chiesi dove avrei dovuto attendere il mio amato. Quando avevamo parlato l'ultima volta, non avevamo stabilito un vero e proprio luogo d'incontro e ora mi pentivo amaramente di non aver richiesto maggiori dettagli al barone.

Stavo per prendere in considerazione l'opzione di nascondermi tre le alte mura del labirinto, così da celare la mia figura a sguardi indiscreti, quando sentii un rumore di passi provenire dal roseto.

«Barone?», chiamai, percorrendo il sentiero con passi malfermi, sforzando gli occhi nel tentativo di discernere l'ombra del mio amato da quella degli alberi e arbusti che decoravano i giardini.

«Barone, siete voi?», chiesi, all'improvviso, spaventata dall'atroce pensiero che qualche bandito potesse aver carpito le informazioni sul nostro incontro al barone, torturandolo in modo atroce, con l'unico scopo di rapirmi e costringere mio padre a pagare un consistente riscatto.

Rabbrividii, voltandomi verso l'ingresso del labirinto, memore di quando il barone vi aveva giocato a nascondino con me il giorno del mio compleanno.

Un dolce sorriso comparve sul mio volto e tutta la paura provata fino a quel momento evaporò, sostituita da un'impazienza dettata dal forte desiderio di farmi avvolgere dalle braccia del mio amato.

In quel momento un'ombra scura nascose la luna e non ebbi il tempo di urlare, prima di sentire qualcosa abbattersi contro la mia nuca con abbastanza forza da farmi perdere i sensi.





***

Buongiorno popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine di un nuovo capitolo, questa volta con un interessante colpo di scena.

Cosa pensate che succederà alla nostra protagonista?

È stata davvero rapita da un bandito? O è stata forse scoperta dal padre?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!

Per chi volesse, può seguirmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Un bacio,

LazySoul_EFP

Il manigoldo e la duchessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora