5.

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Io e Rider litigavamo continuamente. La mattina dopo ritornava tutto alla normalità, come se non fosse successo niente. Nonostante lui si impegnasse costantemente e con duro impegno di far ritornare a galla l'irritazione che provavo per i suoi confronti. Stavo disperattamente cercando di riordinare il mio zaino di scuola, ma lui continuava a punzecchiarmi con il dito sul fianco.
"Camomilla, se farò tardi per colpa tua a lezioni farò il tuo nome." si lamentò.
"Se tu mi lasciassi in pace, a quest'ora avrei già finito e nessuno dei due rischierebbe di saltarsi i primi dieci minuti!" gridai, esausta. Colpendolo con furia sul petto che lui prontamente gonfiò.
Lo guardai storta, massaggiandomi la mano, mentre lui se la rideva di me.
Raccolsi lo zaino  me lo misi in spalla.
"Era ora!" eslamò.
Uscimmo di casa e come la mattina scorsa salimmo sulla sua auto. Ovviamente non si scordò di indossare i suoi occhiali da solo. Si guardò dallo specchietto retrovisore e si scompiglò maggiormente i capelli. Alzai gli occhi al cielo.
"Non credi che mi facciano più sexy?" mi domandò, mostrandomi ogni prospettiva del suo viso. "Al contrario tuo che sembri una pazza appena uscita dal manicomio." mi indicò.
Probabilmente aveva ragione. Non avevo speso molto tempo a sistemarmi. Una spazzolata veloce ed ero pronta. Non ero affatto una persona mattiniera.
Non potevo dargli torto comunque, quei occhiali lo rendevano parecchio affascinante, ma lo preferivo senza. Nascondevano i suoi bellissimi occhi grigi, ma quello non glielo avrei mai detto neanche sotto tortura.
"Se hai finito di pavoneggiarti io direi di partire, si è fatto tardi." dissi, solamente, mostrandomi del tutto apatica alle sue provocazioni.
Lui ubbidì, girò le chiavi nel quadro e mise in moto, sfrecciando via per le strade newyorkesi come se si trovasse ad una gara clandestina.
Testardo come sempre, quando incontrammo un semaforo giallo provò a superarlo. Tuttavia il rosso scattò, e pur di prendersi una multa, inchiodò di scatto. Allungò una mano verso di me e mi bloccò, premendomi il petto, evitandomi di schiantarmi contro il parabrezza.
Sarebbe potuto sembrare quasi un gesto carino se non avesse avuto un secondo fine dietro.
"Rider, togli immediatamente quelle manacce da lì!" strillai.
"Ci sono." affermò, compiaciuto.
Quando arrivammo a scuola saltai lettermalmente giù dalla macchina, se ci fossi rimasta un secondo di più probabilmente sarei morta.
Lui ovviamente si prese il tempo per fare la sua solita entrata di scena.
Lentamente fece uscire una gamba, fasciata dai suoi jeans neri, successivamente l'altra. Il suo torace comparve da dietro la portiera. Indossava un maglioncino grigio che si intonava perfettamente con i suoi occhi. Sopra la giacca da football sbottonata.
Si tolte gli occhiali da sole e rivolse un sorriso smagliante agli studenti presenti, che involontariamente si erano girati a guardarlo.
"Desideri anche un tappeto rosso?" Gli chiesi, scrutandolo.
"No, solo te." Rispose, con un ghigno insopportabile in viso, mentre mi circondava le spalle con un braccio.
Probabilmente se ci fosse stato mio fratello l'avrebbe già picchiato affinché si spossasse da me.
Quando entrammo a scuola, per i corridoi c'era uno strano traffico di studenti.
"Guarda Camomilla, sembra che tu abbia lanciato una nuova moda." Mi disse Rider, guardandosi attorno.
Osservai meglio e notai che non aveva torto, molte ragazze erano vestite simili fra loro. Indossavano pantaloni di tuta, come quelli che avevo indosso il giorno, che Rider continuava a prendere in giro.
"È assurdo! In che modo potrei condizionare tutte queste persone?" Esclamai, credendo a stento che potessi centrare con quel strano cambio di look. "Pensi che c'entri quella classifica?" Gli domandai.
"Suppongo di sì." Annuì.
"In fatto di gusti, questa scuola, peggiora di giorno in giorno." Commentò Shannon. Sbuffai, nell'udire la sua voce.
Sapevo che quella frecciatina era riferita a me.
"Visto che sei così influente, che ne dici se lunedì ti presenti in lingerie? O magari con un abitino sexy. Mi piacerebbe molto vederti nei panni di CatWoman..." farneticò Rider.
Shannon storse le labbra in una smorfia.
"Forse nei tuoi sogni accadrà!" Alzai gli occhi al cielo.
"Oh, tu non hai idea." Sghignazzò.
Con una mano lo salutai e mi avviai verso la mia classe.
Il telefono vibrò nella tasca dei miei pantaloni. Lo tirai fuori pensando si trattasse di mio fratello o di Cindy.
"Non mi è piaciuta molto questa scena, mia dolce Camille. Direi per niente. Non pensavo fossi una poco di buono." Diceva il messaggio. In allegato una foto di me e Rider. Ritraeva il momento in cui mi aveva 'abbracciata' nel parcheggio.
Il mittente era Theo.
Non sapevo con quale faccia tosta avesse avuto il coraggio di scrivermi quelle parole.
Visualizzai ma non risposi. Archiviai la chat sperando che quello stupido scherzo terminasse lì.
Mi sentii improvvisamente spaesata.
Mi guardai attorno, ancora ferma in mezzo al corridoio.
Davanti a me vidi passare Mason.
Sembrava un personaggio dei film, di quelli che non si vedono mai nella vita reale. Nulla di lui era fuori posto.
Quando mi guardò istintivamente sorrisi.
Qualcuno mi colpì la spalla, facendomi ritornare alla dura realtà.
La prima cosa che vidi fu il cerchietto blu, in mezzo ai capelli biondi di Jasmine.
"Jasmine!" Sussultai.
Lei se la rise.
"Mi dispiace averti spaventata, ti ho salutata, ma tu eri troppo concentrata a sbavare dietro a Mason." Ridacchiò.
"Io... non stavo sbavando dietro a Mason!" Mi affrettai a chiarire.
"Invece si, ti ho vista! Avevi un sorriso a trentasei denti." Saltellò.
"Ma non si dice trentadue?" Chiesi, confusa.
"In ogni caso, sta tranquilla! Anche lui ti ha fissata, per bene!" Continuò, ignorandomi completamente. I pettegolezzi erano proprio come l'ossigeno per lei, non ne poteva fare a meno.
"Davvero?" Domandai.
Lei annuì soddisfatta.
"C'è stato uno scambio di sguardi... aspetta, tra di voi c'è qualcosa?" Curiosò.
"Come ti viene in mente!" Arrossii.
Mi sentii stupita. Ma il fatto era che sognavo da così tanto tempo che succedesse che mi pareva un'eternità.
"Hai ragione... in fondo per te c'è Rider." Scrollò le spalle.
"Rider?"
"Si, non dirmi che non c'è niente neanche con lui perché sta volta non ci credo! Lo pensano un po' tutti."
"Perché mai? Io e Rider siamo solo amici."
"Avete strani atteggiamenti..." sorrise.
"Con strani atteggiamenti intendi che litighiamo ogni volta che ne troviamo occasione? In questo caso non posso darti torto." Concordai.
"Beh, tra odio e amore c'è un filo sottilissimo che li unisce. Basta poco a spezzarlo."
In quel momento mi sembrò tanto assurda che scoppiai a ridere.
"Jasmine, nel nostro caso quel filo è indistruttibile, fidati di me!" Confermai.
"Effettivamente è piuttosto credibile." Affermò.
"Perché?"
"Non è un tipo che si fa vedere in giro con delle ragazze, tantomeno che flirta con loro o che si comporta in modo gentile. Non fraintendermi: ci provano tutte, sempre. Ma lui è solito a rifiutarle, raramente è ceduto alla tentazione. Perché mai dovrebbe cambiare per te? Probabilmente ti frequenta solo perché sei la sorella del suo amico, magari non ti avrebbe neanche notata." Disse.
Quelle parole mi ferirono.
Eppure sapevo che erano la verità.
"Hai ragione." Annuii.
All'ora di pranzo mi sedetti con lei. Mi raccontò per filo e per segno la storia di tutti i ragazzi che ci capitarono ad occhio.
Mi propose persino un passaggio che accettai prontamente.
"Invece Mason ce l'ha la ragazza?" Le chiesi.
Tanto valeva approfittare delle sue fonti.
"No." Rispose. "Ma ha avuto una relazione qualche mese fa con una ragazza che si è trasferita di scuola. Era carina, tutto sommato."
"Interessante." Mormorai.
"Cosa?"
"Eccoci arrivate! Quella è casa mia! Grazie del passaggio, ci si vede!" La salutai rapidamente. Saltai giù dalla macchina e corsi dentro casa.
I miei genitori sarebbero tornati più tardi dal campeggio, non c'era nessuno in casa.
Buttai lo zaino sul divano.
Una delle prime cose che facevo quando ero sola, per sentirmi più comoda, era togliermi il reggiseno e godermi quella sensazione di libertà.
"Che fine avevi fatto?"
La voce di Rider mi fece sobbalzare. Gridai come se avessi visto un fantasma.
"Rider!" Strillai, lanciandogli addosso la prima cosa che mi capitò in mano. Ovvero la mia biancheria intima.
Quando me ne accorsi arrossii imbarazzata.
"Eccitante." Commentò, raggirandoselo fra le mani. "Ogni giorno sei una sorpresa nuova, Camomilla."
"Ridammelo!"
"Stai facendo tutto da sola." Disse lui, lasciando che mi riprendessi ciò che mi apparteneva.
"E comunque ero a scuola." Dissi in tono ovvio.
"Beh quello lo sapevo, ti ho accompagnata io. Intendevo dire che ti aspettavo a pranzo e anche al parcheggio, credevo saresti tornata con me, come ieri..."
"Non c'è bisogno... che tu... mi faccia da tata, ecco." Borbottai.
"Eh?" Esclamò, perplesso.
"So che mio fratello te l'ha chiesto, ma sta tranquillo. Ho sedici anni, so cavarmela anche da sola!"
"Ma che c'entra tuo fratello?"
"Non è per lui... che fai tutte queste cose? Farmi compagnia, pranzare con me... accompagnarmi a scuola..."
"No!" Rispose. "Tuo fratello mi ha solo chiesto di tenerti quei maniaci dei giocatori di football lontani. E per essere chiari, se non mi importa di qualcuno non fingo il contrario soltanto perché lo desidera qualcuno. Tantomeno il mio migliore amico." Chiarì.
"Quindi io per te sono Camille, non la sorella di Travis da trattare bene?"
"Ma oggi non c'è la festa di Cindy?" Mi chiese.
"Rispondi alla mia domanda!" Insistetti.
"Da quando ti tratto bene?" Domandò.
"Beh, hai ragione. Tu mi rompi le scatole di continuo." Osservai.
"Perciò questo risolve i tuoi dubbi. E comunque per me sei solo Camomilla." Alzò le spalle.
Io sorrisi.
Non sapevo neanche perché avesse tanta importanza. Non rimasi a farmi troppi problemi. Mi godetti la gioia che quelle parole mi provocarono.

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora