21.

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Domenica pomeriggio mi svegliai dal mio pisolino verso le sette. Il cielo fuori era già buio. La scorsa notte, con Mason, avevo fatto piuttosto tardi e ne avevo approfittato per riposarmi.
Quando scesi di sotto, sentii qualcuno canticchiare. Era una voce femminile e l'unica donna presente in casa era la mamma, oltre me.
Mi affacciai in cucina e rimasi letteralmente sorpresa nel vedere la scena che mi si presentò davanti.
La mamma era intenta a cucinare qualcosa che dall'odore sembrava invitante, ed era evidentemente di buon umore. Non capitava niente del genere da almeno quattro anni e mezzo circa.
Raggiunsi mio fratello in soggiorno e mi sedetti accanto a lui, nel divano.
"Che cosa sta succedendo?" gli chiesi, con un'espressione ancora perplessa in viso.
"Cioè?" mi chiese, confuso, con gli occhi puntati sul televisore davanti a noi.
"La mamma è in casa a quest'ora, sta cantando mentre cucina. Non ti sembra strano?" gli feci notare.
"Umh si, anche se non dovrebbe. Meglio così, no?"
Annuii pensierosa. Osservandolo meglio notai che era vestito in modo strano per stare in casa. Di solito indossava qualcosa più comodo dei jeans e della camicia che aveva indosso in quel momento.
"Dove sei stato?" gli chiesi, curiosa.
"Oggi c'era il funerale del padre di Rider, ho saputo che sei andata in ospedale." Rispose.
"Era... oggi?" chiesi, sbattendo le palpebre.
"Si." Confermò, guardandomi stranito.
Mi appoggiai con la schiena al divano mentre realizzai che il giorno precedente, Rider, quando mi aveva chiesto se avevo impegni probabilmente voleva che io fossi presente. Non l'avevo più visto in giro dopo la palestra.
"Com'è andata?" chiesi.
"Male, Camille. Rider è il mio migliore amico, lo conosco da una vita. A volte ho pensato di averlo visto conciato male, quando si ubriacava o si incazzava. Ma oggi... non sono riuscito a stargli vicino e supportarlo come meritava, avevo paura che non ce l'avrei fatta. Anzi, ne sono sicuro. Sarei scoppiato davanti ai suoi occhi e non è di questo che ha bisogno. È orribile vederlo ridotto in quello stato."
Rimasi a corto di parole.
L'idea che Rider stesse male non faceva piacere neanche a me.
"Non so se riuscirà mai a riprendersi." Mormorò Travis, preoccupato.
Mi accostai a lui a mi appoggiai alla sua spalla.

Il lunedì mattina non venne a casa nostra per colazione come era solito fare. Per quanto mi rompesse le scatole, cominciare la giornata senza di lui, senza le sue battute e i suoi sorrisetti, non era la stessa cosa. Anche Travis se ne accorse.
Il viaggio verso scuola fu terribilmente silenzioso. Proferì parola soltanto per chiedermi che materie avessi quel giorno.
Mi recai nel mio armadietto per recuperare il libro di letteratura, poiché dovevo finire di studiare in vista di quel test.
Quando richiusi lo sportello, Rider era lì, a pochi metri da me. Con lui Shannon.
Era appoggiato ad altri armadietti. Aveva le mani infilate nelle tasche della felpa e il viso chino.
Si sporse verso di lui, infilandosi fra le sue gambe e lo abbracciò. Rider rimase rigido, il cappuccio che aveva sopra alla testa mi impediva di vedergli l'espressione.
Shannon gli disse qualcosa. Annuì.
Arretrò e se ne andò dalla parte opposta alla mia, lasciandolo solo.
Chiusi rapidamente il mio armadietto, prima ancora che collegassi il cervello alle mie azioni, ero già arrivata da lui.
"Rider." Lo chiamai.
Si girò per guardarmi, dopodiché continuò per la sua strada.
"Rider!" Insistetti. Aumentai il passo, piazzandomi davanti a lui.
"Cosa vuoi Camille?" Mi domandò.
"Mi hai chiama con il mio nome intero?" Chiesi.
Lui alzò le sopracciglia facendomi notare l'ovvio.
"Sei arrabbiato con me?" Osai chiedere, anche se era abbastanza evidente.
"Ho tante motivazioni per esserlo. Partendo da quando hai iniziato a tenermi il broncio, senza un ragione valida." Gesticolò.
"Invece la mia ragione è validissima. Ero in mensa, accanto a te, per te. Volevo ringraziarti per quello che avevi detto di me la sera del falò e scusarmi con te per averti aggredito senza sapere, ma tu eri troppo concentrato a ricordare i bei tempi con Shannon e hai avuto anche il coraggio di chiedermi se ci fossi stata o meno. Perciò non infastidirti se non ti ho dato la mia disponibilità. Se non sei stato la priorità." Gli puntai un dito contro.
"Può capitare di non accorgersi di qualcuno!"
"Certo che può capitare, se quel qualcuno vale meno di zero. Se ti interessa che quel qualcuno ci sia, te ne puoi accorgere da tanti aspetti."
"A me interessava che tu ci fossi ieri, al funerale di mio padre. Mi sono accorto della tua assenza più di tutti gli altri." Strillò con voce rauca.
"Ho notato che hai trovato comunque Shannon per consolarti." Commentai, con tono amaro.
Lui strabuzzò gli occhi, esasperato.
"Sei incredibile! Io ti dico che volevo ci fossi e tu riesci a pensare soltanto a Shannon!" Spalancò le braccia.
"Ma lo capisco che per te conti, voi avete passato tutta la vostra adolescenza insieme. Sono quelli gli anni che ricorderai di più. Avete condiviso così tanti momenti insieme..."
"Come è giusto che accada fra amici."
"Apri gli occhi Rider, per lei siete tutt'altro che amici! E ha tutto il diritto per pensarlo, due amici non vanno a letto insieme. Non si è amici se uno dei due pende dalla labbra dell'altro, come fa lei con te!"
"Li ho aperti abbastanza da accorgermi che tu sei palesemente gelosa." Disse, spiazzandomi.
Si passò una mano fra i capelli, scostando il cappuccio che cadde sulla schiena. In quel momento gli vidi il viso.
I capelli erano tutti scompigliati, andavano da tutte le parti. Aveva due occhiaie profondissime a circondargli gli occhi, non doveva riposare bene da giorni.
Aprii la bocca per poter dire qualcosa, ma velocemente la richiusi.
"Ti infastidisce?" Inarcai le sopracciglia, incrociando le braccia al petto.
Era troppo evidente per poterlo negare, tuttavia non volli soffermarmi troppo sui miei sentimenti, su ciò che significasse realmente.
Rider fece mezzo sorriso.
"In realtà mi piace molto." Ammise. Allungò una mano e mi accarezzò il mento dolcemente.
Deglutii, distogliendo lo sguardo.
"Io non ho la capacità di farti passare la tristezza che provi. Non ho niente da poter ricordare con te, niente di divertente... niente di..."
"Non sono d'accordo, ne abbiamo più di quanto credi. Ad un natale mi avevi spinto giù dallo slittino ed ero caduto in mezzo alla neve, ti eri messa a piangere quando non mi trovavi più perché credevi che fossi morto." Rise.
"Ma eravamo soltanto bambini... sono cambiate tante cose, tu sei cambiato... e anche io. Adesso sono altre le cose che contano..." Dissi.
Non riuscivo a trovare le parole adatte per spiegare ciò che volevo intendere.
"Non dobbiamo per forza avere dei momenti da ricordare per sentirci più uniti, possiamo crearli quando vuoi e impiegare comunque il tempo." Obiettò.
Quella sua prospettiva mi piaceva particolarmente.
"Si." Annuii con entusiasmo. "Ma adesso dovrei studiare." Misi il broncio.
Strinsi lo zaino e mi misi in cammino verso la biblioteca della scuola.
"Mi dispiace per esser stata una stronza. C'è da dire però che ti sei vendicato su di me, facendomi fare tutti quei esercizi."
"Lo ammetto." Sghignazzò.
Entrammo in biblioteca e mi sistemai nel solito tavolo. C'era presente solo un ragazzo in fondo, concentrato sul suo pc.
Ci sedemmo uno affianco all'altro. Tirai fuori il libro di letteratura, una matita per evidenziare ed iniziai a leggere. Rider tirò fuori l telefono e stette su un social network a cui non feci tanto caso.
Studiai per circa venti minuti senza fermarmi un secondo.
"Se ti stai annoiando..." iniziai a dire, ma quando mi girai verso di Rider, mi fermai. Il telefono gli dondolava dalle mani, aveva la testa appoggiata allo schienale della sedia. Stava dormendo profondamente.
Gli tolsi il telefono dalle mani, lo spensi e lo posai sul tavolo.
Allungai una mano sul suo viso, inizialmente un po' incerta gli accarezzai una guancia. La barba mi pizzicò la pelle, era abbastanza lunga per uno come lui che era abituato a rasarla sempre. Con tutto ciò che gli era successo doveva essersene completamente dimenticato.
Gli presi le spalle e con cautela gli girai il corpo, facendolo stendere con la testa sulle mie gambe, in quel modo sarebbe stato sicuramente più comodo. Non batté ciglia, il suo respiro era ancora del tutto irregolare. Affondai le dita nei suoi capelli e glieli sistemai, districandoli da alcuni nodi.
Aveva un'aria così serena in quel momento che avrei fatto di tutto pur di non svegliarlo.

\\

È un capitolo abbastanza corto e incentrato su Rider.

Cosa ne pensate?

Man mano Che andremo avanti si spiegheranno meglio tutte le situazioni, non abbiate paura!

Chissà, magari se vi vedo partecipi pubblicherò un capitolo a sorpresa!

Bacini, Niky 💕

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora