7.

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Il giorno dopo la festa mi svegliai inspiegabilmente nel mio letto nel tardo pomeriggio. La prima cosa che feci fu chiamare Cindy e chiederle come era andata e se aveva bisogno di aiuto. Lei mi rispose con una risata e mi disse che aveva già sistemato tutto il disastro della serata precedente già da qualche ora, di non preoccuparmi.
Mi aveva dato appuntamento un'ora più tardi per raccontarmi cosa era successo poiché secondo lei per telefono non rendeva bene la situazione.
L'ultimo ricordo che avevo risaliva ai bicchieri di alcol che mi ero bevuta, uno dopo l'altro, dopo che Mason mi aveva piantata in asso per aiutare il suo stupido amico ubriaco.
Andai a farmi una doccia per togliermi di dosso quella puzza di alcol e sudore che avevo. Il profumo del sapone sulla mia pelle fu un sollievo.
mi vestii con i miei soliti abiti comodi che amavo.
Davanti allo specchio presi a cantare mentre lentamente mi spazzolavo i capelli.
D'un tratto mi parve di vivere un dejavù.
Nella mia mente apparve l'immagine di me che ballavo mentre mi toccavo i capelli.
Mi fermai e mi sforzai di ricordarmi cosa era accaduto.
Pian piano, nella mia mente, riaffiorarono tutti i ricordi.
Avevo ballato, davanti a tutti, come una pazza.
Ma quello non fu la cosa peggiore.
Nella mia testa c'era anche Rider.
Mi ero letteralmente lanciata addosso a lui, che fortunatamente, mi aveva presa al volo.
Mi aveva tenuta in braccio sotto gli occhi indagatori di quella gente ed eravamo andati in cortile.
"mi trovi carina?" gli avevo chiesto.
"si, ti trovo carina." Aveva detto lui.
Nel ricordare quel pezzo di conversazione un sorriso nacque nel mio viso. Quando me ne accorsi lanciai la spazzola nel pavimento del bagno e gridai, frustrata.

"Cami?" mi chiamò Cindy, quando mezz'ora dopo la raggiunsi al parco. "Sei tu?" mi domandò, guardandomi perplessa.
"Certo che sono io!" sbottai, alzando gli occhi al cielo.
"Mi spieghi perché ti sei coperta in questo modo? Mi sembravi una senzatetto." Rise, osservandomi con aria divertita.
"Mi sto nascondendo." Le feci notare.
"Perché?" rise di nuovo.
"Perché ieri sera ho fatto delle figuracce terribili. Ho bevuto tantissimo e ovviamente non c'era nessuno con me che mi impedisse in tempo di salire su quel palchetto e ballare come una pazza davanti a tutta quella gente."
Lei scoppiò a ridere.
"Avrei voluto esserci per farti il video!" sghignazzò istericamente.
"Ma questa non è la parte peggiore!" sussurrai.
"No? Hai fatto qualcosa di peggiore?" spalancò gli occhi.
"Mi sono lanciata in braccio a Rider! Mi ricordo strane cose che non mi piacciono per niente. Io e lui nel tuo cortile, sul tuo divanetto." Le raccontai, arrossendo.
"Rider?!" urlò.
Io le tappai la bocca con una mano.
"Ma sei impazzita? Vuoi che ci senta tutta New York? Ti ricordo che mi sono conciata in questo modo per non farmi riconoscere!" la rimproverai.
"Scusa." Mormorò. "È solo che questa è una vera bomba!"
"È terribilmente imbarazzante invece, sicuramente si sarà sentito costretto a badare a me. Non voglio vederlo mai più." Frignai, chiudendo gli occhi.
"Quel Rider? L'amico figo di tuo fratello? Quello dagli occhi grigi e un fisico mozzafiato?" mi chiese.
"si, lui!" strinsi i denti.
"Però non hai negato che sia figo e che abbia un f..."
"Oh, Cindy!" esclamai, esasperata.
"Ma che senso ha tutto questo? Lui passa più tempo a casa tua che a casa sua, e vi incontrate anche a scuola, visto che frequentate la stessa. È impossibile sfuggirgli." Osservò.
"Grazie per il tuo incoraggiamento." Mi disperai.
"Io non capisco cosa ti preoccupi oltretutto."
"Io e lui litighiamo giorno e notte. Che spiegazione darò al mio comportamento?" le domandai.
"ormai è successo. E se l'hai fatto significa che ti andava." Scrollò le spalle.
"Ero ubriaca." Puntualizzai.
"Che c'entra? Ti ha dato solo il coraggio che ti mancava."
"Cindy, stai dicendo un sacco di sciocchezze! A me non andava di appiccicarmi a... lui e... stare con lui... e... a me piace Mason!" chiarii.
"a proposito, come è andata con lui?" mi chiese.
Sollevata dal fatto che avessimo cambiato argomento, sorrisi.
"Non tanto bene." Sbuffai. "Abbiamo parlato, mi ha detto che gli piacerebbe conoscermi e che non si è avvicinato a me gli scorsi giorni, a scuola perché c'è sempre mio fratello che mi fa da guardia. E mi ha anche invitata alla partita che faranno, nonostante io ci dovevo già andare per Travis. Purtroppo però siamo stati interrotti dal suo amico perché si sentiva male." Le raccontai.
"Sono così felice per te, Cami!" mi abbracciò.
"A te come è andata invece? Se non sbaglio anche tu hai delle cose da raccontarmi." Le dissi.
Lei si strinse nelle spalle e arrossì.
"È stata la notte più bella della mia vita!" sospirò, sognante.
"addirittura?" risi.
"Tuo fratello mi ha baciata." Sputò il rospo. "e non solo..." aggiunse, mordendosi il labbro.
"Oh, finalmente! Aspetta... cosa significa 'e non solo'?" strillai.
"Abbiamo fatto sesso." Ammise.
Strabuzzai gli occhi.
"È stato bellissimo. Lui era dolcissimo, oltre al fatto che ci sa decisamente fare. Mi ha..."
"Cindy, non credo di voler sapere questi dettagli su mio fratello. Preferisco portarmi dietro l'immagine innocente che ho di lui." La bloccai.
"Anche se è tutt'altro che innocente." Ridacchiò.
"E dopo che ti ha detto?" le domandai.
"Niente!" sbottò. "Assolutamente niente! Ci siamo rivestiti e se n'è sceso di sotto, ci credi che mi ha ignorata per il resto della notte?
Ci sono rimasta un po' male. Sono confusa. Credevo che gli fosse piaciuto... stare con me, ma ora non ne sono più tanto certa." Mormorò.
"Ti ricordo che mio fratello è un maschio e che ha bisogno di essere un po' idiota anche lui ogni tanto." Le dissi.
"Potresti parlarci tu?" mi domandò, sbattendo le ciglia, guardandomi con quegli occhioni dolci.
"Ci proverò, ma non ti assicuro niente! Io e lui non parliamo di ragazze, queste cose le confida ai suoi amici..."
"Ah, grazie! Sei l'amica migliore del mondo!" mi elogiò.
Mi baciò su una guancia.
Purtroppo mi dovette lasciare poco dopo perché aveva una montagna di compiti per il giorno successivo.
Quando tornai a casa ad aspettarmi trovai mio padre, a braccia incrociate con uno sguardo severo.
"Dove sei stata?"
Sussultai spaventata e arretrai di un passo.
Non sapevo spiegarmi come mai fosse già tornato a casa.
"Ero..." balbettai, pensando ad una scusa plausibile.
"Salve." Disse Rider alle mie spalle.
Spalancai gli occhi, quando lo sentii al mio fianco.
"Sto aspettando." Mi ricordò mio padre con un tono freddo di voce, ignorando completamente il ragazzo dietro di noi.
"Ero in biblioteca, con Rider, mi... stava dando una mano a cercare un libro per scuola. Lui mi aiuta a studiare!" Inventai.
Mio padre spostò lo sguardo su di lui.
"Chimica!" Esclamò lui, annuendo.
"Questa è una bella notizia. Rider ha dei buonissimi voti." Disse mio padre. La sua espressione facciale si rilassò visibilmente.
"Possiamo...?"Gli chiesi, indicando le scale.
"Si." Rispose, spostandosi per farlo passare.
Lo superai e salii le scale di fretta rifugiandosi nella mia stanza.
Lasciai un sospiro di sollievo e mi buttai a peso morto nel mio letto.
Rider entrò e passeggiò, come se niente fosse.
"Che c'è?" Mi chiese, notando la mia diffidenza. "Giusto ieri non volevi staccarti da me e oggi non mi guardi neanche in faccia?" Ghignò.
Il tentativo di sfuggirgli era ufficialmente fallito.
"Avevo bevuto." Esclamai.
"Questa scusa la uso sempre anche io per giustificare le mie azioni, volute." Osservò, grattandosi il mento.
"Ma le mie non era volute." Obiettai. "È stato un momento di debolezza, non ricapiterà." Aggiunsi, Incrociando le braccia.
"Sarà, ma ieri notte non mi è sembrato così quando hai cercato di baciarmi." Sghignazzò.
"Bugiardo!" Lo avvisai.
"E non solo!" Continuò, divertito.
"Mi ricordo benissimo cosa ho fatto."
"Ti ricordi?" Domandò, inarcando un sopracciglio. Improvvisamente era diventato serio.
"Esatto." Annuii.
Si avvicinò al mio viso e mi fissò negli occhi.
"Accidenti, dici la verità." Notò. "Beh, questo non toglie il fatto che ti faceva piacere starmi appiccicata nonostante adesso faccia la schizzinosa."
"È colpa dell'alcol."ribadii.
Lui riprese a camminare per la stanza, pensieroso.
"Non vuoi una mano con lo studio?" Mi chiese in seguito.
"No... era solo una scusa per far sì che mio padre non mi sgridasse." Ammisi.
"Mh, peccato. Sono molto bravo in chimica." Scrollò le spalle.
"Anche se, pensandoci, ho davvero dei compiti di chimica per domani." Mi sbattei una mano in fronte.
Lui afferrò il libro di chimica dalla mia scrivania e si stese nel mio letto, ai miei piedi.
"pagina sessantaquattro, sessantacinque." Gli dissi.
Lui sfogliò il libro finché non arrivò alla pagina da me dettata.
Abbassò gli occhi sugli esercizi e lesse attentamente la consegna.
Mi sforzai di non guardarlo. Di restare fedele al mio orgoglio, a ciò che voleva il mio cervello.
Eppure mi risultò impossibile.
Non riuscivo proprio a capacitarmi del fatto che uno come lui, così arrogante, presuntuoso, menefreghista, potesse essere tanto attraente. Mi faceva quasi infuriare.
Tanto che per un momento mi passò per la mente l'idea di pasticciargli il viso con la penna nera e rovinargli un po' quel viso perfetto che si ritrovava. Soltanto che poi avrei dovuto trovare una scusa plausibile e in quel momento non ero sicura che sarei riuscita a dire qualcosa di intelligente.
Non mi era mai saltato in mente che dei banalissimi capelli, probabilmente scompigliati dal vento o dalla maglietta, mentre se la infilava, potessero essere carini. Eppure a lui stavano bene anche disordinati.
Forse non si era neanche pettinato.
Le ciglia lunghe gli sfioravano la pelle.
Nel momento in cui il mio sguardo scivolò sulle sue labbra piene, mi guardò.
"No!" sbottai, scattando in piedi.
Rider mi guardò come se fossi pazza.
"No, cosa?" chiese, confuso.
"I compiti. Mi sono ricordata che non sono per domani." Balbettai.
"Beh? Non puoi farli comunque? O hai di meglio da sbrigare?" inarcò le sopracciglia.
"No, non posso." Scossi freneticamente la testa. Gli strappai letteralmente il libro di mano e lo chiusi, riponendolo al suo posto.
"Sei strana..." commentò.
Lo afferrai per un braccio e lo trascinai verso la porta della mia stanza, costringendolo ad uscire.
Mio fratello spuntò dietro di noi.
"Ti stavo cercando..." disse a Rider, alternando lo sguardo da me al suo amico.
"Ciao." Li salutai, prima di chiudergli la porta in faccia. Mi appoggiai con la schiena contro di essa e lasciai un sospiro che avevo trattenuto.

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora