Nel capitolo sono presenti scene di sesso dettagliate, se non volete leggerle saltate la parte. Buona lettura 💕
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Era tardo pomeriggio e la mamma era uscita di casa per fare la spesa. Pensavo di esser sola, fin quando non sentii rumori provenire dall'interno della nostra casa.
Sembravano carta che veniva strappata.
Non indossavo scarpe perciò mentre uscii dalla mia stanza e percorsi l'andito, non produssi alcun suono.
Provenivano esattamente dalla stanza dei miei genitori.
La porta era socchiusa. Probabilmente chiunque ci fosse dentro era sicuro di non trovare nessuno in casa.
Mi avvicinai con cautela e sbirciai. Quel che vidi mi lasciò letteralmente di stucco. Mio padre, che a quell'ora sarebbe dovuto essere a lavoro, era seduto sul letto matrimoniale. Fra le mani una carta regalo con delle stampe di qualche cartone animato. Davanti a se c'era una scatola rivestita in parte di cartone rosa. Oltre alla plastica trasparente una bellissima bambola. Forse una principessa Disney moderna.
Mi aspettavo un ladro o Travis, niente del genere.
Mio padre rivestì con cura la scatola. Aveva un leggero sorriso in viso. Un'espressione che non vedevo da tanto tempo.
Nei miei confronti era sempre teso e nervoso.
Si alzò e prese la scatola incartata fra le mani.
Rapidamente corsi di nuovo nella mia stanza, chiudendomi dentro. Rimasi con il fiato sospeso finché non sentii la porta chiudersi.
Lasciai andare un sospiro di sollievo.
Poco dopo si riaprì. La voce della mamma ruppe il silenzio.
"Camille?!" Mi Chiamò.
Era intenta a sistemare la spesa quando la raggiunsi in cucina. Guardò l'orologio che teneva sul polso e successivamente spostò lo sguardo su di me.
"Dove si è cacciato tuo fratello?" Mi domandò.
"Sapevo fosse ad allenamento..." Risposi con sincerità.
"È finito da un'ora l'allenamento Camille, dovrebbe già essere a casa." Mi fece notare.
"Starà sicuramente per tornare. Magari si è fermato a parlare con qualche suo amico e non si è accorto dell'ora."
"Potrebbe rispondere ai miei messaggi per lo meno. È dalle quattro che provo a chiamarlo." Si agitò.
"Adesso ci provo io." Tentai di rassicurarla.
Recuperai il telefono dalla mia stanza, dove l'avevo abbandonato, e lo chiamai. Rispose immediatamente la segreteria telefonica.
"Ha il telefono spento." Dissi alla mamma. "Sicuramente è con Rider e si è dimenticato di mettere il telefono in carica. Saranno occupati a giocare con la PlayStation." Tentai di rassicurarla.
"Chiama lui. Ce l'hai il suo numero?" Mi chiese. "Oh, certo che ce l'hai!" Esclamò un secondo dopo.
Digitai il numero di Rider e chiamai anche lui. La sua voce mi provocò una piacevole sensazione.
"Non riesci proprio a stare senza di me, eh?" Scherzò.
"Travis è con te?" Gli domandai, sorvolando i suoi commenti.
"Bel modo di evitare la verità." Ridacchiò.
"Rider, non è il momento." Borbottai.
"No, Camomilla, Travis non è qui con me. Quello stronzetto è sparito subito dopo gli allenamenti, lasciandomi a piedi." Rispose.
"La sua macchina non è a casa e non è ancora tornato. So che non significa nulla, ma la mamma è preoccupata perché non risponde al telefono da presto."
"Posso andare a cercarlo." Propose.
"Vengo con te."
"E con chi altro se no?" Ribatté.
Sbattei le palpebre. Trascorse qualche secondo prima che io capissi quel doppio senso.
"Ah!" Strillai.
Rider scoppiò a ridere.
"Sbrigati!" Gli ordinai ed attaccai.
"È lì con lui?" Chiese la mamma, speranzosa.
"No, Rider ha detto che dopo gli allenamenti se n'è andato, lasciandolo a piedi."
Quella notizia bastò a farla uscire fuori di testa. E iniziai a preoccuparmi anche io. A causa di ciò che era successo con Cindy non stava tanto bene, avevo paura potesse c'entrare in qualche modo.
"Mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnata... non sparirebbe così nel nulla senza un motivo e senza dirmi niente, conosco il mio bambino."
"Mamma, stai tranquilla. Rider sta passando a prendermi così possiamo andare insieme a cercarlo. Vedrai che si tratta di un grandissimo malinteso." La rassicurai.
"Lo spero." Mormorò. "Non potrei sopportarlo un'altra volta." Nei suoi occhi vidi il panico e un pizzico di dolore.
"Un'altra volta? Di cosa stai parlando...?" Chiesi, confusa.
Lei aprì la bocca. Farfugliò parole senza senso mentre nel suo viso si dipingeva un'espressione sofferente.
In quel momento il campanello suonò.
"Tempismo perfetto." Borbottai, quando aprii la porta e Rider fece il suo ingresso.
"Chiamami per qualsiasi cosa, va bene?" Mi disse la mamma, stringendomi un braccio.
Annuii.
"Dove potrebbe essere, secondo te?" Mi chiese Rider, quando fummo fuori, diretti verso la sua auto.
"Portami da Cindy."
Conosceva già l'indirizzo poiché ci eravamo già stati per la sua famosa festa di compleanno.
"Allora? Pensi di tenermi il broncio ancora per molto?" Mi chiese, mentre mise in moto.
"No, ma vorrei che prima di dire qualcosa a qualcun altro mi avvertissi." Gli dissi. "E bada a tua mamma, perché ha detto alla mia che usciamo insieme. Fortunatamente mia mamma si terrà tutto per se."
"Usciamo insieme." Ripetè con un sorrisetto. "Mi piace come suona."
Alzai gli occhi al cielo, divertita.
"Ormai il danno è fatto, no?"
"Assicurati che non vada a dirlo ad altri."
Lui sospirò pesantemente.
"Quando ne parliamo? Di questa situazione." Mi domandò.
Deglutii.
"Non ora, okay?" Lo guardai. Rider non sembrava tanto convinto ma accettò comunque. Sapevo che non gli piaceva esser obbligato a tener la bocca chiusa. Dover star attendo a cosa diceva o faceva ovunque.
Giunti a destinazione scesi dalla macchina senza aspettarlo e li attaccai al campanello. Quando aprì, entrai direttamente.
"Cami?" Esclamò sorpresa. Nella sua voce c'era un pizzico di nervosismo.
"Trav non si trova, lo sapevi?" Le dissi.
Cindy Sbatté le palpebre.
"Non... no... non lo sapevo." Balbettò.
"Chi è piccola?" Sentii dire. Non era la voce della mamma e neanche del papà. Bensì del suo ex. Apparve affianco a lei a torso nudo. Aveva degni di rossetto sulla guancia e sulle labbra e i capelli tutti spettinati.
"Certo che non lo sapevi." Risi amaramente. "Eri troppo impegnata con questo... qui." Lo indicai.
"Chi è?" Le chiese il suo ex, come se io non fossi presente.
"Piacere, Camille Mitchell, la sorella del suo ragazzo." Risposi.
Cindy scosse la testa, supplicandomi con gli occhi. Il suo ex sbatté le palpebre, ignaro della situazione.
"Ovviamente neanche lui sa niente. Ti avevo chiesto una cosa soltanto, Cindy. E da amica quale ero, mi sono fidata di te, perché pensavo fossi più sensibile. Trav era andato a cercarti, voleva farti una sorpresa, quando ti ha visto con lui. Tu non hai idea di quanto ci sia stato male. Non ne hai idea perché ci sono rimasta io con lui. E adesso non si sa dove sia. E tu neanche te ne preoccupi. Continui a fregartene, portandomi a letto questo... che fino ad una settimana fa se ne fregava di te. Non ti facevo così meschina."
"Tu non sai niente di me e lei, ragazzina." Sbottò lui.
"E non mi interessa nemmeno." Ribattei.
"Sono io il suo ragazzo. E stai attenta a come parli di lei."
"Era una minaccia?" Chiese Rider alle mie spalle.
Entrambi alzarono lo sguardo su di Rider.
"No, vero? Sarebbe una pessima mossa, da parte tua." Aggiunse, facendo no con l'indice.
"Trav non si meritava questo." Mi rivolsi a Cindy.
"Questo Trav si sarebbe dovuto assicurare che non ci fosse nessun altro per lei, non permetterò a nessuno di portarmela via." S'intromise.
"Tu non vali neanche un dito di lui." Sibilai.
"È meglio che neanche un dito suo sfiori la mia ragazza o potrebbe trovarsi senza. Non ce ne importa nulla di lui, ne di dove sia. Andatevene." Ci ordinò.
Rider scoppiò a ridere.
"Avvicinarti al mio amico sarebbe davvero un'altra pessima mossa." Lo difese Rider. "Andiamo." Aggiunse, mi prese per le spalle e mi guidò verso l'uscita, nella sua macchina.
Mi appoggiai con la testa al finestrino e lasciai andare un sospiro.
Rider mi posò una mano sulla gamba.
"È meglio che si sia smascherata subito per quella che è. Sarebbe stato peggio se Trav non ne fosse mai venuto a conoscenza. Chissà quando glielo avrebbe detto. Troverà sicuramente di meglio."
Salì con la mano fino al mio viso, dove mi accarezzò una guancia.
"Smettila di pensarci ora."
"Dovremo parlare di quella situazione."
"Non ne ho più voglia. Smettila di pensare anche a quello."
"Se smettessi di pensare a tutto finirei per fare follie." Mormorai.
I suoi occhi si fecero intensi. Il mio sguardo si fermò sulle sue labbra. Avevo una voglia matta di baciarlo. Di risentire il suo sapore. La sensazione che mi da la sua bocca sulla mia.
Senza neanche accorgermene mi ero già spostata dal suo posto per sedermi su di lui.
"Come quando eravamo piccoli. Non ce ne importava mai del dopo."
"Mai." Sussurrai.
Dettato dall'istinto, Rider mi afferrò per la nuca e mi spinse la testa contro la sua, catturandomi le labbra con le sue.
Mi baciò come se fosse ciò che aspettava da sempre. Con una tale urgenza da non lasciare spazio ai respiri.
Quando mi baciò mi fece sentire come se per lui fossi l'unica. In quel momento lo ero per davvero.
Si staccò con un gemito.
"Andiamo a casa." Disse. La voce gli uscì roca. Terribilmente sensuale.
"Si." Bisbigliai.
Lui mi guardò e sorrise.
"Che c'è?" Ridacchiai.
"Se non ti sposti da me non posso guidare." Mi dece notare.
Io risi più forte mentre rotolai giù e ritornai al mio posto. Feci in tempo ad appoggiarmi con la schiena al sedile che Rider accelerò, sfrecciando via.
Si parcheggiò davanti a casa sua con una sola manovra. Fece il giro dell'auto. Nel momento stesso in cui chiusi la portiera lui mi sollevò da terra, prendendomi in braccio.
Trovò qualche difficoltà ad aprire la porta con la chiave, ma alla fine ce la fece. Mentre entrava e si chiudeva la porta alle spalle, il mio telefono squillò.
Rider stava salendo le scale quando Risposi.
"Mamma?"
"L'avete trovato?" Mi chiese.
"È... è tutto a posto mamma."
Rider aprì la porta della sua stanza con un calcio.
"Che significa che è tutto a posto?" Insistette.
Lui mi strappò il telefono di mano, lasciandomi scendere.
"Sophia stia tranquilla. Travis è con un'amica. Ha il telefono spento." Rispose lui, prima di riattaccare.
"Come fai a saperlo?" Gli domandai.
"Mentre tu parlavi con Cindy mi ha chiamato Megan per chiedermi se sapessi dove fosse Shannon. Anche lei non è tornata a casa dopo gli allenamenti. Sarà con Trav."
"Perché Shannon sarebbe dovuta essere con te?" Chiesi, aggrottando le sopracciglia.
Rider mi zittì con un bacio.
Chiuse la porta della sua stanza e avanzò senza mai lasciarmi. Si fermò a poca distanza dal suo letto.
Mi staccai da lui e lo spinsi contro il materasso.
Lui si tolse la felpa con una certa fretta. Il suo fisico scolpito mi lasciava ancora senza fiato. Si abbassò e si tolse le scarpe, lanciandole sul pavimento.
Si sistemò comodo tra i cuscini e mi fissò.
"Spogliati." Disse poi.
Io lo guardai, pensando non fosse realmente serio, ma quando capii che non scherzava abbassai le spalle.
"Vuoi che ti faccia uno spogliarello?" Risi.
"Perché no? Mi piace guardarti." Disse.
Io spostai lo sguardo altrove.
"Ti imbarazza il tuo corpo?" Mi chiese.
Non risposi.
"Non dovrebbe. Sei bellissima." Affermò.
Il mio cuore batté più rapidamente.
"Facciamo così: per oggi ti aiuto io. Ma le prossime volte voglio che tu lo faccia sempre, da sola."
Aprii la bocca per ribattere ma lui mi interruppe.
"Finirai per amare te stessa e mi ringrazierai."
Già che avesse fatto intendere che ci sarebbero state altre volte bastò a farmi girare la testa.
"Prima la maglietta." Mi disse. Mi prese i bordi e mi invitò a sfilarmela. Non era il passo più difficile, perciò me la tolsi senza troppi problemi.
Mi tolsi le scarpe e i calzini.
Non era estate eppure stavo già ribollendo dal caldo che sentivo. Di lì a pochi minuti mi sarei sciolta se avessimo continuato così.
"Adesso i jeans." Dettò.
Mi sganciai il bottone e lentamente me lo tolsi.
Rider mi percorse il corpo mezzo nudo con i suoi occhi grigi. Mi guardava in un modo che mi toglieva il fiato.
Indossavo soltanto un reggiseno e un tanga coordinati, di pizzo bianco.
"Togli il reggiseno."
Io sbattei le palpebre.
"Se mi tolgo i jeans ti senti più a tuo agio?" Mi chiese.
Io annuii.
Mi sentivo improvvisamente la bocca asciutta.
Lui si tolse i jeans con una tale sicurezza di se da farmi invidia. Indossava dei boxer neri aderenti.
Aveva delle gambe muscolose e toniche. In confronto eravamo un leone e bambi.
Mi portai una mano dietro alla schiena e sganciai il reggiseno, lasciandolo cadere a terra. I miei capezzoli si indurirono all'istante.
Aveva sicuramente visto ragazze molto più prosperose di me, eppure il suo sguardo non mostrò alcuna incertezza nei miei confronti.
Bruciava.
Con un'ultima mossa di coraggio mi tolsi anche gli slip. In fondo, laggiù, mi aveva già vista.
"Girati." Mi disse.
All'inizio non capii. Mi voltai lentamente, mostrandogli il mio lato b. Mi ritrovai faccia a faccia con il mio riflesso.
Rider si alzò, rimanendo alle mie spalle.
Trattenni i respiro quando mi posò una mano su un fianco.
"Guardati." Mi ordinò. Alzai lo sguardo su di me. "Non devi vergognarti. Sei stupenda. Sei tutto ciò che ogni ragazzo vorrebbe avere e che ogni ragazza vorrebbe essere."
Mi accarezzò i capelli dolcemente. Me li scostò e mi poso un bacio umido sul collo. Rabbrividii.
La sua mano nel frattempo si spostò. Dallo stomaco fino ad un seno che strizzò leggermente.
Con l'altro braccio mi circondò.
Si bagnò le dita, mi prese un capezzolo fra le dita e lo torse. Io gemetti rumorosamente, appoggiandomi al suo petto.
Guardarlo mentre mi faceva quelle cose era terribilmente eccitante, più dell'atto in se.
Con la bocca salì sul mio viso, sfiorandomi una guancia. Sopra ci posò un altro bacio.
Con le dita mi massaggiò il capezzolo che diventò più duro e più scuro. Inspirai fra i denti.
Quando me lo pizzicò gridai.
La mia intimità pulsava.
"Mi piaci da morire quando ti lasci andare. Voglio sentirti sempre così." Mi disse, baciandomi il viso bollente.
La sua erezione premeva contro il mio sedere.
Lasciò quella mano sul mio seno e con l'altra scese in mezzo alle mie cosce.
Mi toccò delicatamente. Ansimai.
Senza troppi complimenti fece scivolare dentro di me due dita. Troppo i fretta le tolse. Con movimenti circolari mi stuzzicò il clitoride.
Gemetti più forte.
Le mie gambe mi tremavano e facevo seriamente fatica a rimanere in piedi. Rider se ne accorse, perché mi fece passare un braccio sotto alle ginocchia e mi sollevò da terra, stendendomi sul suo letto.
Lui si chinò su di me, con l'intento di concludere il suo lavoretto.
Protestai. Lo presi per le spalle e lo attirai sopra di me. Lo volevo disperatamente.
"Basta." Dissi, cercando di apparire il mio convincente possibile.
"Sei impaziente eh." Sorrise.
Allungai le mani e prima che potessi lasciar spazio ad incertezze gli abbassai i boxer.
Lui si scalciò via del tutto.
Deglutii quando abbassai lo sguardo. Il suo membro era eretto e duro come il marmo. Lo sentivo contro la coscia.
Con una spinta decisa, senza darmi il tempo di assimilare il tutto, mi penetrò.
Entrambi gememmo.
I suoi occhi mentre mi guardavano erano magici. Oltre alle pupille dilatate una luce grigia brillante, quasi trasparente.
Mentre con una mano si teneva sospeso su di me, con l'altra mi scostò dolcemente i capelli dalla fronte.
Si abbassò per baciarmi e io non capii veramente più nulla. C'era ben altro oltre al piacere fisico che mi stava facendo provare, qualcosa che non sapevo spiegare a parole. Qualcosa di troppo forte, nuovo e stravolgente.\\
Eccomi tornata dopo lunghi 10 giorni. Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.
Ditemiii, che ne pensate?
La scena del papà di Camille? Cosa c'è sotto secondo voi? Se pensate ci sia qualcosa.
Vi piace la mamma?
Cindy e Il suo ex/ ragazzo?
Di Camille e Rider e del loro momento?
Se avete letto Rebel seguitemi su Instagram perché ho postato alcuni vostri messaggi che mi avete mandato nell'epilogo. (Official_nothinglikeus)
Love u, Niky 💕
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The boy who stole my heart
RomansaRider Smith è uno degli studenti più belli e popolari del liceo che frequenta. Bei voti, un ruolo fondamentale nella squadra di football, una bella famiglia e tante ragazze ai suoi piedi, non potrebbe chiedere di meglio. Le sue giornate cambiano qu...