23.

9.4K 321 5
                                        

"Spero per te che tu abbia un motivo valido per avermi fatta correre così tanto per raggiungerti." Dissi a Cindy, quando entrai in casa sua.
Riuscivo a stento a respirare.
Mi buttai di peso sul divano e mi spogliai dalla giacca pensante che indossavo.
Cindy si sedette accanto a me con uno sguardo nervoso.
"Ieri mi sono incontrata con il mio ex." Mi disse, mordendosi il labbro inferiore.
"Cosa?" Sbottai, drizzando la schiena. "Cindy, ti ha lasciata lui e se n'è infischiato di te per settimane!"
"Lo so! Ma mi ha spiegato perché l'ha fatto. Mi ha detto che aveva dei problemi di salute che lo hanno stressato molto e voleva solamente staccare un po' da tutto."
"E tu gli credi?" Inarcai le sopracciglia.
"Mi è sembrato abbastanza sincero..." mormorò. "Tu sai quanto fossi presa da lui... pensavo di averla superata, ma mi sbagliavo. Quando l'ho rivisto mi sono sentita così... felice..."
"Come se potessi dimenticare le giornate passate a parlare di lui, di quel che fa e non." Alzai gli occhi al cielo.
Lei ridacchiò.
"Ma... cosa ne sarà di mio fratello?" Le domandai.
Lei abbassò lo sguardo.
"Se hai intenzione di rivederti con il tuo ex, devi dirglielo Cindy. Non sarebbe corretto." Chiarii.
"Lo so... è solo che tuo fratello mi ha fatta stare bene... è terribile anche solo l'idea." Scosse la testa, inorridita.
"Non voglio che venga preso in giro."
"Gli parlerò... domani! Si..." Disse, anche se era veramente poco convincente.
Si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, toccandosi nervosamente i capelli e mordendosi le unghie.
"Ho bisogno di qualcosa che mi faccia dimenticare tutto questo almeno per oggi." Mi disse, mettendosi le mani suoi fianchi.
"Beh... potesti sbattere la testa fortissimo al marmo della cucina così da perdere la memoria..." le proposi.
"Opterei qualcosa di meno doloroso..." commentò, guardandomi sconcertata. "Un po' d'alcohol è proprio ciò che fa al caso mio." Sorrise.
"E da dove pensi di prenderlo? Ti devo ricordare che non abbiamo l'età giusta per poterlo comprare?" Chiesi.
"Sta tranquilla, mio padre ha una scorta di liquori segrega. Anche se tanto segreta non lo è visto che sappiamo tutti dove sia." Ghignò, soddisfatta.
Uscì dal soggiorno, spargendo in una delle stanze di casa sua. Ritornò poco dopo con una bottiglia scura tra le mani. La teneva stretta, come se si trattasse di un tesoro prezioso.
Recuperò due bicchieri di vetro e li posò sul tavolino. Li riempì fino all'orlo, spingendone uno verso di me.
"No... GraZie." Rifiutai.
"Che razza di amica sei? Non puoi lasciarmi bere da sola!" Si lamentò.
"Ma..." provai a ribattere.
"Al mio tre, lo buttiamo giù in un sorso solo." Disse. Non era una richiesta. Non avevo scelta.
Soltanto l'odore mi faceva venire la nausea.
Nonostante ciò, decisi di accontentarla. Presi il bicchiere e me lo avvicinai alle labbra. Quando udii il suo tre, bevvi il contenuto, deglutendo a fatica.
D'un tratto il viso di Cindy di di illuminò.
"Mi sono appena ricordata di una festa che ci sarà questa sera! Un mio amico ha affittato un pub per il suo compleanno, dobbiamo andarci assolutamente!" Disse, puntandomi un dito contro.
Alzò le mani e gridò euforica.
Nel frattempo mi riempii un altro bicchiere di quel liquore mai assaggiato prima.
Cindy mi guardò divertita.
"Ho in mente degli outfit spaziali, sarà difficile distogliere lo sguardo da noi, vedrai!"
Saltellò fino alla sua stanza, improvvisamente felice.
Sperai solo che non arrivassero i suoi genitori in quel momento.
"Ho trovato un abito che fa proprio al caso tuo... farai impazzire tutti i ragazzi presenti!" Mi disse, riapparendo pochi minuti dopo.
"Quali ragazzi, Cindy? Io mi sto frequentando con Mason." Le ricordai.
"Beh, lui, se sarà presente. È una festa molto popolare." Obbiettò.
"Non so... ci siamo lasciati poco fa, non mi ha parlato di nessuna festa..."
Mi bloccai di colpo quando alzai il capo e vidi il vestito in questione. Era rosso fuoco. Composto da due triangoli con delle coppe incorporate andava a stringersi sotto al seno per poi aprirsi lievemente fino a metà coscia più o meno.
"Questo è veramente troppo." Borbottai.
"A te sta divinamente il rosso e poi agli uomini piacciono le donne che lo indossano, magari aiuterà Mason a fare un passo avanti." Disse maliziosa.
"Io metterò questo invece." Aggiunge, mostrandomi un abitino nero. Era più o meno dello stesso modello che aveva scelto per me, soltanto che il suo lasciava le spalle scoperte.
"Ti prego! Mi serve il tuo appoggio!" Mi supplicò, sbattendo lentamente le ciglia.
"Spero di non pentirmene." Sussurrai, sospirando pesantemente.
"Si!" Strillò Cindy.
Afferrai il vestitino, prima che potessi cambiare idea, e andai a cambiarmi.
Lei si preparò canticchiando una canzone uscita da poco. La sentivo spesso in radio.
Si truccò il viso con abilità. Più la guardavo e più mi convincevo che non sarei mai stata in grado di fare altrettanto.
Io mi limitai a spazzolarmi i capelli. Accettai di applicare solo un lip gloss trasparente sulle labbra.
"Quali scegli?" Mi domandò, mostrandomi due tipo di scarpe. Entrambe con il tacco. Un paio erano nere, altre argentate.
Optai per quelle nere, cosicché anche lei avesse qualcosa che spezzasse con il look.
Quando tornammo in cucina, bevvi un altro sorso di liquore.
Non essendo abituata, persi quasi l'equilibrio sopra ai tacchi.
"Cami? Se continui così ti ubriacherai prima tu di me." Rise.
"Sta zitta!" Borbottai, lanciandole un'occhiataccia.
Uscimmo di casa, chiudendo la porta a chiave.
Lungo il percorso sbagliammo strada almeno tre volte. Ad ognuna Cindy sosteneva che la prossima sarebbe stata quella giusta.
Mi fermai di colpo e mi girai.
Avevo una strana sensazione addosso: come se qualcuno mi fissasse di continuo.
"Che c'è?" Mi chiese Cindy, fermandosi anche lei.
Intorno a noi c'erano solo persone sconosciute. Nessuna traccia di alcun viso familiare.
"Niente..." Sospirai. "Solo... sbrighiamoci ad entrare." Le dissi.
Lei annuì.
Dentro al locale c'era così tanta gente che insieme al calore che emanavano e al riscaldamento era difficile respirare.
Le luci erano spente, eccetto quelle colorate che correvano per tutto il pavimento.
Dalle casse professionali la musica pompava ad altissimo volume.
Cindy si unì alla folla ammassata al centro della sala finché non sparì dalla mia visuale.
Grugnii innervosita.
A spintoni riuscii a raggiungere un luogo un po' isolato. Il telefono mi squillò.
Quando lo accesi rimasi paralizzata.
"Non di nuovo!" Piagnucolai, agitata.
Aprii il messaggio con il cuore in gola. Diceva: "stasera hai davvero superato te stessa." Con accanto un emoji malizioso ed in allegato una mia foto.
Era una foto diversa dalle precedenti. Di solito ero comunque molto lontana dall'obiettivo. Quella volta invece era come se fosse davanti a me, il mio sguardo era addirittura rivolto verso chiunque l'avesse scattata.
Alzai di scatto lo sguardo ma niente sembrava sospetto.
"Cindy!" Gridai.
A causa della musica non mi sentii.
"Fatemi passare accidenti!" Sbottai, intrufolandomi.
Lanciai un urlo quando mi sentii afferrare per un braccio.
"Hey bella!" Mi sorrise un ragazzo che non avevo mai visto prima. Aveva i capelli e gli occhi scuri. Un piercing piuttosto vistoso sul sopracciglio.
Mi staccai da lui violentemente e barcollai lontano, verso il bagno che riconobbi grazie ai segnali verdi.
Afferrai la maniglia ma non si aprì. Era come se qualcuno dall'interno la stava spingendo con forza.
Poi si aprì.
Non ero mai stata tanto felice di vedere Rider come quella volta. Lasciai andare un lungo respiro e mi abbandonai contro di lui.
"Camomilla? Che ci fai qui? Sei sola?" Mi chiese, perplesso.
"No... sono venuta con Cindy, la stavo cercando ma un tizio che non conosco mi ha spaventata e..." farfugliai. Mi bloccai quando mi venne un capogiro.
"Hai bevuto?" Domandò.
"Si... no! Forse un po'." Ridacchiai. "Tu che ci fai qui?"
"Non mi andava di stare da solo in casa, Jack mi ha chiesto di venire con lui, perciò eccomi qua." Rispose.
Poco abituata ai tacchi mi sbilanciai in indietro. Lui mi afferrò per i gomiti tenendomi in equilibrio.
"Dovresti sederti." Constatò.
"Dovremmo ballare." Ribattei.
"Non penso che tu sia in grado." Commentò scettico.
"Te lo mostro io di cosa sono in grado." Obiettai.
Lo presi per mano e lo trascinai in mezzo alla pista da ballo. Mi spostai da lui ad un metro di distanza circa e mi esibii in un balletto a ritmo di musica.
La gonna del mio vestito ondeggiava assieme a me.
"Che fai? Rimani lì a guardarmi?" Gli domandai, inarcando le sopracciglia.
Mi sollevò un braccio e con una giravolta mi attirò a se. La mia schiena aderì al suo petto muscoloso.
Le sue mani mi circondarono la vita.
"Così ti piace di più?" Mi chiese all'orecchio.
Il suo fiato sul mio collo mi mandò piacevoli vibrazioni in tutto il corpo.
Ballai contro al suo corpo senza vergogna. Il mio bacino e il suo si scontrarono più volte.
Avevo già potuto approvare Rider come ballerino, ma quella sera era diverso. Era più sensuale. Il modo in cui mi trattava mi faceva pensare di essere l'unica al mondo.
Quando mi girai i suoi occhi mi guardavano con una tale intensità da farmi perdere il senno.
Erano vivi, pieni di desiderio.
Abbassò il viso sfiorandomi la guancia con il naso fin giù per il collo, dove mi lasciò un bacio umido.
Mi sentii fremere.
Il suo profumo mischiato al dopobarba mi faceva impazzire.
Gemetti per la frustrazione, costringendomi ad allontanarmi.
"Io... non sono cosa diavolo sto facendo..." mormorai frustrata.
Rider mi trattenne per una mano.
"Invece lo sai eccome." Disse, a poca distanza dal mio viso. Il suo tono di voce era chiaro. Mi scrutò con quei suoi occhi argentati, accarezzandomi con il pollice. Dalla fronte alle labbra, su cui si soffermò con lo sguardo.
"Non hai fatto niente che non desiderassi. Non negare l'evidenza." Obbiettò.
Corrugai la fronte, nella mia faccia si dipinse un'espressione colpevole. Aveva maledettamente ragione.
Negli ultimi tempi avevo pensato tanto a Rider. E non di certo come amico.
Avevo pensato a lui in situazioni che mi facevano arrossire anche solo immaginarle.
"Te l'ho già detto: i tuoi occhi mi raccontano tante cose. Spesso tutt'altro di quello che vuoi farmi credere."
Deglutii lentamente.
Chinai il capo e mi appoggiai con la fronte sul suo collo.
Se riusciva veramente a capire ciò che la mia bocca non diceva ero fregata: non c'era nessun altro posto in cui volevo essere in quel momento se non lì, con lui.

\\

Eccomi tornata!

In questo capitolo sono successe delle cose:

Le foto che ritraggono Camille, inviate dal suo ex Theo, sono cambiate. Sembrano più ravvicinate. Che ne pensate?

L'ex di Cindy è tornato all'arrembaggio. Idee?

Tra Camille e Rider è successo qualcosa di più. Siete contente?

Al prossimo capitolo, Niky 💕

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora