34.

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Tutto d'un fiato, buttai giù il contenuto del cocktail che il barman mi aveva gentilmente servito.
"Camille, è il terzo." Mi fece presente Shannon.
"Oh, non è niente!" Borbottai.
"Certo, non è niente. Solo per il momento, non appena proverai ad alzarti cascherai per terra. Reggerti in piedi sarà estremamente complicato per te."
"Smettila di fare la guastafeste!" Sbuffai.
"Per quanto vuoi restare qui?" Mi chiese.
Io mi girai di nuovo verso Rider. Era ancora lì. Qualche volta sorseggiava dal bicchiere quella che mi sembrava birra. Parlava con quei ragazzi, e quell'altra era sempre lì, accanto a lui. Se non gli stava massaggiando le spalle, lo stava comunque toccando da qualche altra parte. In quel momento era appoggiata a lui con la testa sul braccio, con le mani gli circondava il polso.
"Ho finito." Annunciai.
"Finalmente! Ce ne andiamo?!" Si alzò.
"Non ancora." Scossi la testa. "Ma se tu vuoi andartene, sei libera." Le dissi, agitando una mano.
"Certo! Tuo fratello si incazzerebbe con me se ti lasciassi da sola in questo stato." Sospirò.
"Perché nessuno balla?" Chiesi al barman.
"Credo sia ancora presto." Rispose, mentre teneva gli occhi sul caffè che stava preparando.
"Alza la musica." Gli dissi.
Lui mi guardò incerto.
"Per favore! Voglio divertirmi un po'! Così bassa non riesco neanche a sentirla con tutto il mormorio che c'è!"
Il ragazzo prese il telecomando e alzò di poco il volume. Quando si voltò io ne approfittai, lo afferrai e lo alzai maggiormente.
"Che vuoi fare?" Mi domandò Shannon.
Mi diressi verso un tavolo libero, aprii un giornale e lo stesi sulla superficie. Ci salii sopra.
La testa mi girò lievemente per lo sforzo.
Il barman spalancò gli occhi.
"Ragazza, dovresti scendere."
"Non fare il noioso, sta sera ti farò guadagnare il doppio." Gli feci l'occhiolino.
Shannon si strofinò la faccia.
Mi raddrizzai e seguii la musica con il corpo, improvvisando completamente la coreografia. Muovevo il bacino a tempo, con le mani mi scompigliai i capelli.
Alcuni ragazzi si alzarono i piedi e mi incitarono a continuare. Io sorrisi.
Quando la canzone stava per giungere al termine, si bloccò. Gli stessi ragazzi che mi seguivano, brontolarono.
"Riaccendi la musica! Riaccendi la musica!" Gridarono, alzando un coro.
D'un tratto mi sentii tirare un braccio. Con forza venni trascinata giù dal tavolo. Mi dovetti tenere per riprendere l'equilibrio.
"Hey! Che modi!" Sbottai.
"Cosa ti passa per la testa?!" Alzò la voce Rider.
"Ci hai tolto il divertimento!" Si lamentò un ragazzo, sbraitandogli contro.
"Sta zitto e cancella immediatamente quel video." Lo minacciò. Non mi ero neanche accorta che mi stesse riprendendo.
"Cosa vuoi Rider!" Mi dimenai, nel disperato tentativo di liberarmi dalla sua presa.
"Non ti rendi conto di quel che stai facendo? Stai dando spettacolo! Sei... ubriaca fradicia."
"Stavo soltanto ballando! Non c'è niente di male!" Misi il broncio.
"Hai modi di ballare un tantino inappropriati." Osservò.
"Questi non sono affari tuoi comunque! Non sei nessuno per dirmi di smettere! Non sei mio amico, ne mio fratello, ne mio padre, ne il mio ragazzo. Quindi lasciami in pace e fattene una ragione!" Agitai le braccia.
"Veramente?" Chiese lui, con quella sua espressione indecifrabile.
"L'hai voluta tu questa situazione!"
"Non è andata proprio così." Obiettò lui.
"Ah no? Se ricordo bene hai preso le distanze perché non volevi essere una delle due scelte. Beh, notizia dell'ultimo minuto: io con... tu sai chi... non ci uscivo da tempo! E avresti dovuto saperlo visto che quel tempo lo passavo con te!" Forse era in parte merito dell'alcol che circolava nel mio corpo se avevo tutto quel coraggio. "Ma invece hai voluto credere ad una sciocchezza sentita per sbaglio!"
"Non è del tutto una sciocchezza, Camille! Lui è convinto che vuoi due stiate insieme." Ribatté Rider.
"Non è vero! Noi due non stiamo insieme! Fino a prova contraria questa decisione si prende in due, io non mi ricordo di averglielo mai sentito dire direttamente a me!"
Io feci un passo avanti e gli circondai il collo con le braccia.
"Facciamo la pace." Lo pregai, sbattendo le ciglia.
"Se è come dici allora, metti le cose in chiaro." Pretese.
"Non appena tornerà glielo dirò. Adesso neanche è in città, è partito in vacanza con i suoi genitori... o a fare un provino per... neanche me lo ricordo..." blaterai.
Rider sospirò.
La porta si aprì ed entrò qualcuno che conoscevo molto bene. Non appena mi vide, la sua espressione si rilassò, prima che si contrasse di nuovo quando notò chi avevo affianco.
Infuriato venne nella mia direzione. Io lasciai andare Rider come se mi avesse presa la scorsa.
"Che diavolo fate?" Domandò mio fratello.
"È ubriaca." Disse Rider.
Io scoppiai a ridere.
I suoi occhi si addolcirono. Forse per qualche motivo sotto. Probabilmente pensava che mi fossi ridotta in quel modo a causa di ciò che succedeva a casa, in parte era così del resto.
"Andiamo." Mi disse.
"No, non voglio tornare..." protestai.
"Angel se n'è andata." Sussurrò.
Rider aggrottò le sopracciglia.
"Ci si vede amico." Lo salutò Travis. Mi circondò le spalle e mi portò fuori dal pub, Shannon ci segui.
Mio fratello mi infilò in macchina e sì assicurò di avermi allacciato la cintura.
"Sei stata tu a chiamarlo?" Chiesi a Shannon. "Potevi aspettare un po'! Almeno il tempo per..." lei non mi fece finir la frase. Si sporse verso di me e mi tappò la bocca.
"Cose personali." Chiarì a Trav.
"La mamma si arrabbierà tantissimo." Mormorai.
"Non sono in casa, sono andati a riportare Angel nella comunità." Mi spiegò Trav.
"Ma quando tornerà mi metterà in punizione." Dissi spaventata.
"Non è un mostro. La mamma capisce perfettamente la situazione. Aveva messo in conto tale reazione da parte di tutti e due." Mi rassicurò.
"Non è vero. Solo da parte mia. Tu sei il figlio perfetto." Mi appoggiai contro al finestrino della macchina.
Trav rise. "Quando tu non c'eri gli ho fatto passare le pene dell'inferno. Che pensi? Se papà non dice niente al mio riguardo è perché gli ho fatto capire più volte che non mi fa paura."
Allungò una mano e mi accarezzò la gamba.
"Magari fatti una doccia così ti passa un po'... la sbronza e l'odore di alcol che hai. E quando tornano prova a parlarci."
Io scossi la testa. "Li hai visti come la guardavano? Perché a me non guardano mai così? A loro non interessa parlare con me! L'avrebbero fatto prima, invece di portarla senza preavviso."
Trav strinse le labbra.
"Perché non rispondi Trav?"
"Perché non posso spiegare tutte le loro stronzate, Cami." Sospirò.
Giunti a casa, come Travis aveva detto durante il viaggio, la macchina dei nostri genitori non era nel parcheggio. Salii di sopra e decisi, come suggerito, di farmi una bella doccia.
Rimasi sotto al getto dell'acqua per quella che mi parve un'ora.
Quando scesi di sotto, ancora in accappatoio, incontrai Trav e Shannon in cucina. Lei indossava dei suoi vestiti: un pantalone che le stava davvero troppo grande e una maglietta nera.
Mio fratello era intento a cuocere dei toast.
"Ce n'è uno anche per me? Sto morendo di fame." Chiesi.
"Certo, ci credo." Disse lui.
Il tostapane suonò e due toast fumanti e invitanti saltarono fuori. Me ne porse uno.
Shannon ne farcì altri due. Quando stava per chiuderlo, Trav allungò una mano e rubò un pezzo di formaggio.
Lei gli schiaffeggiò una mano, in risposta la baciò su una guancia.
"Me ne vado di sopra." Borbottai.
Presi il mio piatto con il toast e mi rintanai nella mia stanza. Alzai lo sguardo sul mio letto e per poco non gridai a squarciagola.
"Sstt." Sussurrò Rider, portandosi l'indice davanti alle sue labbra.
Immobile lo osservai venirmi in contro, mi superò e chiuse la porta della mia stanza a chiave.
"Che ci fai qui?" Mormorai. "C'è mio fratello in casa!" Gli ricordai.
"Fidati, in questo momento sei l'ultimo dei pensieri di tuo fratello. Era così concentrato su Shannon che quando sono entrato, neanche se n'è accorto."
Mi sedetti sul letto e finii di mangiare il mio toast.
Rider girovagò per la mia stanza. Si fermò davanti alla bacheca che avevo appeso al muro e sorrise.
"L'hai conservato." Disse, quasi stupito, riferendosi al disegno che mi aveva fatto. "Questo te l'ho scritto io?" Domandò successivamente, sfiorando il foglietto su cui mi aveva scritto l'orario in cui ci saremo dovuti incontrare nei primi giorni che uscivamo.
In quel momento mi resi conto che Rider era ovunque intorno a me.
Pochi secondi dopo fu davanti a me. Mi tolse il piatto di mano e lo appoggiò sul comodino. Seguii attentamente ogni sua azione.
"Quando te ne sei andata ho... pensato a quello che mi hai detto."
"A quale parte che ti ho detto hai pensato?" Domandai.
"A quella in cui accenni al fatto che dirai tutto a Mason."
Io annuii.
"Promettimelo." I suoi occhi erano pieni di speranza.
"Si, te lo prometto." Dissi, la voce non tentennò neanche per un attimo.
Rider mi sollevò dai fianchi e mi fece sedere a cavalcioni sopra di lui. Con il naso ad un centimetro dal mio collo, mormorò: "mi sei mancata tanto."
Gli afferrai i capelli da dietro e gli sollevai il capo. Impaziente, lo baciai. Erano passati pochi giorni dall'ultima volta, eppure erano bastati per farmi capire quanto lui contasse per me.
Ciò mi spaventava.
Era un bacio tutt'altro che dolce. Rider mi baciò come se fosse affamato di me. Come se fosse l'unica cosa per cui viveva.
Non ne avevo mai abbastanza di lui, ogni volta ne volevo sempre di più, con tutta me stessa.
Gli strattonai la felpa nera che indossava, lui captò al volo il segnale e in un batter d'occhio se la levò.
Il suo corpo era perfetto per me. Liscio al tatto e caldo. Con un tocco leggero gli sfiorai tutto il torace e l'addome. Smisi di baciarlo sulle labbra e scesi più giù, dal collo magro fino ai pettorali allenati.
Con le mani lo spinsi lievemente, facendolo stendere sul mio letto spazioso.
Rider si abbandonò alle mie attenzioni.
Dietro di me sentii dei colpi, si era tolto le scarpe.
Con un movimento secco gli sganciai i jeans. Rimasi incantata a guardarlo. Era davvero bellissimo e per tutto il tempo che non me n'ero accorta, ero stata una sciocca.
"Se continui a guardarmi così finirai per uccidermi." Commentò.
I suoi occhi grigi brillavano per quanto erano luminosi.
Con una mano lo accarezzai attraverso il tessuto dei boxer. Riuscivo a sentire quanto anche lui mi desiderasse.
Sapevo che non resisteva e che se se ne stava zitto era perché voleva lasciarmi il tempo giusto, perciò lo colsi alla sprovvista quando glieli calai.
Il suo pene era già eretto e duro, pronto.
Lo sfiorai a malapena quando Rider mugolò, strappandomi un sorriso.
Mi chinai e lo baciai sulla punta lucida e liscia.
Di scatto mi alzai.
"Aspetta." Asserii.
Rider protestò.
"Chi era quella tizia che al pub ti stava appiccicata tutto il tempo e non faceva altro che toccarti?" Inarcai le sopracciglia.
"Non hai importanza Camomilla!"
"Si, invece, per me ne ha!" Insistetti.
"Era mia cugina." Sospirò.
Abbassai le spalle. "Oh."
"Esatto, non hai motivo di essere gelosa di lei. Ora riporta la tua bocca favolosa sul mio cazzo." Ordinò.
Io obbedii.

\\

CHE ve ne pare??

Rider e Camille sembrano aver fatto pace. Lei gli ha promesso che non appena Mason tornerà, gli dirà tutto.

Rider va a casa sua di nascosto e chiarisce che la ragazza era solo sua cugina, siete più tranquille?

Cosa vorreste vedere nei prossimi capitoli?

Vi leggo come sempre nei commenti e vi aspetto!

Al prossimo capitolo, Niky 💓

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora