16.

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Il ritorno a scuola fu più traumatico del solito.
Mi ero svegliata in ritardo e avevo fatto tutto di fretta, quando capitava rimanevo di malumore per il resto della giornata.
Stavo correndo per il corridoio della scuola, quando mi cadde il telefono a terra dalla tasca del pantalone della tuta.
Rimasi con la mano a mezz'aria, quando mi inchinai per raccoglierlo e vidi un altro messaggio il cui mittente era Theo.
Non ricevevo notifiche da parte sua da qualche giorno e pensavo l'avesse smessa, ma mi sbagliavo.
"Eri molto carina con questo vestito, ma ti preferisco di gran lunga senza niente. Ti ricordi come ti piaceva che ti guardassi?"
In allegato una mia foto all'homecoming.
Una voce mi riscosse, portandomi di nuovo con la testa a scuola.
"Dovresti sbrigarti!"
Era la voce di Megan.
"Ho capito Megan! Non c'è bisogno che me lo ripeti ogni giorno!" Si lamentò Mason.
Si parlavano ancora?
"A me non sembra che tu abbia capito." Borbottò lei.
Curiosa mi chiesi a cosa si stessero riferendo. Sapevo che non si trattava di una cosa fisica. Ma di qualche loro affare privato. Non dovevano essersi accorti di me.
A quell'ora non c'era più nessuno in giro, essendo iniziate di già le lezioni.
Raccolsi velocemente il telefono e me lo infilai in tasca. Provai a passare inosservata, ma entrambi si accorsero di me.
Megan gli voltò le spalle e se ne andò, lanciandomi un'occhiataccia.
"Hey." Mi salutò Mason.
Gli sorrisi debolmente.
Lentamente si avvicinò a me e si appoggiò con i gomiti alle stampelle, sporgendosi verso di me.
"Mi dispiace per averti abbandonata al ballo, Camille. Mi sono sentito male e ho dovuto chiamare mia madre per venirmi a prendere. Capisci che non sono in buone condizioni?" Mi domandò.
Sbattei le palpebre.
Ero arrabbiata con lui, ma se era per quel motivo che non si era più fatto vivo, non potevo più avercela con lui.
"Oh." Mormorai. "Non preoccuparti allora." Sventolai una mano.
"Sapevo mi avresti capito." Sorrise raggiante.
"Comunque eri molto carina con quel vestito, mi piaci di più tutta in tiro." Ebbe la sfacciataggine di dirmi.
Che significava? Che vestita in quel modo non ero di suo gradimento?
Le sue parole mi provocarono una sensazione piacevole, nonostante i miei pensieri. Mi resi conto che avrei voluto sempre esser apprezzata come il giorno del ballo.
"Grazie." Sorrisi.
"Adesso devo andare a lezione, ci vediamo più tardi?" Mi chiese.
Io annuii. "Certo, a più tardi."
Quando se ne andò e fui ufficialmente sola, abbassai lo sguardo sui miei vestiti. Mi voltai verso la porta a specchio e osservai il mio riflesso.
Strinsi le bretelle dello mio zaino e con un coraggio innato tornai indietro. Mentre a piedi raggiungevo la scuola di Cindy, la chiamai al telefono.
"Sei la migliore amica esistente su questo universo, lo sai vero?" Le chiesi, non appena mi rispose.
"Perché ho come il sospetto che ci sia sotto qualcosa dietro a tutto questo affetto improvviso da parte tua?" Domandò. La sentii ridacchiare.
"Ho bisogno di te, Cindy." Le dissi, con sincerità.
"Dimmi pure."
"Salteresti scuola per me?"
"Cosa? Cami sei impazzita? Se i tuoi genitori lo scoprono per te sarà la fine." Mi fece notare.
"Lo so, ma non m'importa." Sospirai.
"Dammi dieci minuti okay? Dovrei riuscire a fuggire dalla bidella." Mi disse.
"Si! Lo sapevo! Ti aspetto fuori!" Esclamai, entusiasta.
Poco dopo la vidi uscire con il viso coperto dal suo foulard bianco. Mi portai una mano davanti alla bocca per non scoppiarle a ridere in faccia.
"Questo è quello che devo fare per te." Mugugnò. "Allora? Che hai intenzione di fare?" Mi domandò, mentre una affianco all'altra ci allontanavamo, camminando per le vie del centro.
"A fare shopping!" Annunciai.
"A fare shopping? Non potevi farti accompagnare sta sera?" Mi domandò.
"No, perché sapevo che sta sera non ci saresti stata. Mi serve il tuo aiuto." Le spiegai. "Questo è il negozio che fa per noi." Aggiudicai, fermandomi davanti. L'insegna color fucsia faceva già intendere tutto.
"Questo? Non sembra adatto a te." Notò pensierosa.
"Voglio cambiare stile, e so che tu saprai aiutarmi."
Lei mi guardò stranita.
"Voglio sentirmi più... femminile, devi trovarmi qualcosa che quando la gente mi guarda non riesce a distogliere lo sguardo." Le dissi.
"Questo succede già." Scrollò le spalle.
Io Le puntai uno sguardo di rimprovero addosso.
"Come vuoi!" Si affrettò a correggersi.
In men che non si dica si fiondò fra i vestiti. In dieci minuti racimolò una montagna di abiti da far spavento.
"Per ora ho preso solo questi." Mi si presentò davanti.
"Solo?" Borbottai.
"Questa era la parte più semplice. L'abilità sta nell'abbinare i capi giusti, anche se credo tu non abbia di questi problemi. Ti darò comunque qualche dritta." Disse, spingendomi dentro al camerino.
"Anche se comincia a fare freddo, puoi comunque indossare delle gonne. Esistono delle calze anche color carne, abbastanza spesse, in modo da tenere caldo. Per rendere l'outfit meno elegante puoi abbinarla con un maglioncino, che andrà sotto.
Per esempio questi due."
Consistevano in una gonna grigia, aderente, con dei motivi a strisce, e un maglione, anch'esso abbastanza aderente, rosa freddo.
Sopra alla gonna ci aggiunse una cintura nera. Era più una decorazione che un'utilità.
Il secondo che provai consisteva in dei blue jeans aderenti, sopra indossi un maglione a collo alto su tre toni: grigio, rosa antico e un rosa più chiaro.
Mi guardai allo specchio e dovevo ammettere che il risultato era davvero molto carino. Più di quanto potessi immaginare.
Scartai solo due capi che non facevano per me. Uscimmo dal negozio con le buste piene dei miei nuovi abiti.
Io e Cindy pranzammo assieme da Burger King, chiacchierammo di ogni cosa. Da quelle più banali alle faccende più importanti.
Quando tornai a casa, beccai mio fratello che stava entrando dal cancello. Feci per nascondermi dietro al muro.
"Camille, ti ho vista." Rise.
Sbuffai sonoramente e uscii allo scoperto.
"Dove sei stata, piccola ribelle?" Mi domandò, incrociando le braccia al petto.
"Sono uscita con Cindy."
Il suo sguardo si illuminò.
"Ti ha detto qualcosa riguardo me?" Mi chiese.
"Che sei un'idiota Se pensi che io te lo riferirò!" Sorrisi furba.
Lui assottigliò lo sguardo.
"Credo proprio che mamma e papà verranno a sapere presto che hai saltato scuola."
"Non lo farai." Ribattei. "O dirò alla mia carissima amica di Emily."
Lui aprì la bocca, la richiuse rapidamente.
"Tu sei una... manipolatrice!" Mi puntò un dito contro.
Io gli diedi le buste ed entrai in casa saltellando.
In casa c'erano rumori sospetti. A quell'ora regnava sempre il silenzio assoluto.
Quando entrai in cucina sorpresi i miei genitori seduti attorno al tavolo.
"Che... ci fate già qui?" Gli chiesi, confusa.
Mio padre afferrò un giornale e lo stese sul tavolo, aprendolo su una pagina precisa. Il mio sguardo scese sull'articolo. Al centro una mia chiara foto.
Mi irrigidii.
"Sei stata eletta reginetta del ballo." Sorrise la mamma.
"Si... non me l'aspettavo, non mi ero neanche candidata. L'ha fatto una mia compagna a mia insaputa." Mi giustificai.
"Questo è un ottimo modo per risalire." Commentò inaspettatamente mio padre.
Lessi meglio.
Il nostro cognome era in bella vista, così come la corona. Accanto a me c'era Rider.
Avevo già capito tutto senza bisogno di ulteriori informazioni: quelle belle notizie avrebbero coperto la "brutta fama" che gli avevo causato con la mia bocciatura.
"Già." Sospirai.
Mio padre era felice come non l'avevo mai visto negli ultimi tempi.
"Io... devo andare in biblioteca... a studiare." Mentii.
Arretrati ed evitai lo sguardo di Travis, mentre uscii dalla stanza.
Salii di sopra, cambiai lo zaino di scuola con lo zainetto che mi ero preparata la sera prima e uscii di casa.
Lungo il tragitto verso la mia destinazione ascoltai della musica che mi aiutò lievemente a dimenticare l'episodio da poco accaduto.

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora