10) Saranno fatti miei

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**Andrea's pov**

Erano passati un bel po' di giorni da quel giorno al parco. Dopo averle detto di dire tutto, lei rimase un po' in silenzio e se ne andò correndo. A scuola non ci cagava di striscio. Arrivava, andava subito in classe, seguiva le lezioni e poi all'uscita scappava via.

Emma stava un po' meglio. Certo, non come prima, ma aveva un aspetto migliore. Non parlava molto. Stava quasi sempre in silenzio, a pensare. Se parlava, lo faceva, oltre che per salutare, per chiedermi come andasse con Luca o per chiedermi aiuto con i compiti. Basta. Nient'altro. Mi faceva stare male questa cosa. Non volevo vederla così.

Non aveva ancora detto a nessuno cosa era successo. Inventava scuse. Di tutti i tipi.

Un giorno, all'uscita di scuola, la fermai e cominciai parlarle.

-"È da tanto che non mi dici come stai, come va con tua nonna, e il resto insomma..."

-"Oh, si...beh, fa' male non avere dei genitori, ma va bene, insomma. Sono felice di stare con nonna. Con lei posso essere me stessa. Mi dice sempre che presto le cose si risolveranno. Dice che prova a parlare con sua figlia, ovvero mia mamma, per sistemare le cose. Ma per il momento niente"

-"Nell'ultimo periodo sei stata praticamente assente. Non parlavi mai, su whatsapp non rispondevi e mi facevi preoccupare, sono pur sempre il tuo migliore amico. Mi manca la vecchia te. Non puoi continuare così, va' avanti, non farti buttare giù. So che è brutto, ma devi andare avanti. Stiamo tutti male per te. Vogliamo aiutarti"

-"Ci provo. La sera, prima di addormentarmi, penso e mi ripeto sempre che poi il giorno dopo devo cambiare e andare avanti. Ma poi mi tornano in mente tutte le cose che mi hanno detto i miei genitori, gli insulti, gli schiaffi di mio padre, il fatto di non avere più neanche un genitore..."

-"Ma non sei sola. Hai tua nonna, i tuoi amici...non sarai mai sola"

Si fece scappare delle lacrime e mi abbracciò.

-"Grazie, ci proverò. Proverò a rialzarmi, ma sarà difficile..."

Dopo aver detto ciò, si girò e si incamminò verso casa della nonna.

Feci lo stesso, anch'io. Chiamai Luca che parlava con l'altro ragazzo della classe e tornammo a casa. C'era un pezzo di strada che mi piaceva molto. Era un viale pieno di foglie cadute dagli alberi. Le foglie erano di tutti i colti. Gialle, rosse, arancio, qualcuno anche magenta. Strano. Ogni tanto una ventata ne portava via alcune e ne portava altre. Un paesaggio tipico dell'autunno. Era novembre. Quando ci trovavamo lì, davo sempre la mano a Luca. Non c'era mai nessuno, quindi potevamo essere "liberi".

-"Ti va di venire a casa mia oggi?" Chiesi.

-"Non posso amore, mi dispiace. Ho da fare"

-"Ah, okay, fa niente" mi rattristai a quella risposta, ma pazienza. Non avevo voglia di insistere e di chiederli che aveva da fare. Saranno stati fatti suoi.

Arrivai prima io a casa. Lui doveva percorrere un'altro po' di strada.

-"Allora ci sentiamo amore"

-"Certo"

Gli diedi un bacio ed entrai nel portone.

Quel giorno passai il pomeriggio più noioso della mia vita forse. Non sapevo che fare. Luca non c'era, Emma neanche. Non rispondevano ai messaggi. Si era alzato troppo vento, e non poteva neanche uscire. L'unica cosa che potevo fare era suonare.

Mi sedetti al pianoforte e suonai un bel po' di pezzi.

Suonai "River Flows in You". Amavo quel brano. Era bellissimo.

Music in LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora