8) Non mi va di parlarne

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-"Ora voglio solo morire"

-"Non dirlo neanche per scherzo, troveremo una soluzione"

Non riusciva a calmarsi, sembrava una fontana, e ci credo. Come possono dei genitori fare questo? È pur sempre la loro figlia.

-"Aspetta un attimo Emma, sei lesbica? Perchè non me lo hai mai detto?"

-"Ti sembra il momento?" Sbottai.

-"Oh, scusatemi"

-"Quindi ora stai da tua nonna?" Chiesi.

-"Si. Lei quando lo ha scoperto non si é arrabbiata. Anzi. Quando è successo tutto stava anche lei a casa. Ha provato a difendermi, ma invano. Mio padre non ne voleva sapere"

-"Avrei voglia di fare qualcosa a tua padre" disse Luca.

-"Sono pur sempre i miei genitori..."

-"Sì, genitori che ti cacciano di casa"

Pianse ancora di più.

-"Complimenti" dissi fulminandolo con lo sguardo.

-"Ohw, scusatemi...non volevo..."

-"Edith sa di tutto ciò?"

-"Non lo so. Non la sento da un po'"

-"...secondo me è stata lei a dirlo. Chi altro avrebbe potuto?"

-"Ma perchè avrebbe dovuto farlo? Quando le dissi tutto, mi disse che per lei era ok. Non sarebbe cambiato niente"

-"Uhm..."

-"Potete accompagnarmi a casa da nonna? Voglio stare un po' sola"

-"Va bene"

L'accompagnammo e poi andammo a fare una passeggiata io e Luca.

-"Dio quanto mi dispiace" disse.

-"Anche a me. È una brava e bellissima ragazza. Non merita tutto questo"

-"Pensaci un attimo. Se chi lo ha fatto voleva solo fare del bene ad Emma?"

-"Uhm, puó essere...in effetti"

Mi fermai un attimo a pensare e mi ricordai che lei mi disse che aveva paura a dirlo e non ci riusciva.

-"Vedremo"

Arrivate le 12:00 lo salutai con un bacio, facendo attenzione ad essere soli e tornai a casa. Mio padre non c'era. Stava solo mia madre. Appena mi vide mi fece un piccolo cazziatone per l'altro giorno. Poi mi chiese con uno sguardo interrogativo e curioso:

-"Ma questo Luca sicuro che è solo un amico?"

-"Ehm, si, perchè?"

-"Uhm, non sei bravo a dire bugie, ti conosco troppo bene"

Ma che palle. Come diavolo faceva a capire quando mentivo? Boh.

-"E va bene. È il mio ragazzo"

Mi sorrise e mi abbracciò.

-"È una cosa bellissima. Perchè non me lo volevi dire?"

-"Volevo aspettare un po'"

-"Uhm, quando ce lo presenti per bene?"

-"Poi vedrò. Non è una cosa importantissima per me"

-"Scherzi? Dobbiamo vederlo perchè se non ci piace devi cambiarlo"

Lo disse scherzando e ridendo.

-"Vado in camera ora"

-"Va bene, ma tra un po' scendi che pranziamo. Tuo padre non torna. Sta facendo dei servizi"

-"ok"

Mi stesi sul letto e iniziai a pensare ad Emma.

"Speriamo che le cose si aggiustino il prima possibile" pensai.

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Inizia una nuova settimana. Non sopporto più la scuola, e sono ancora all'inizio.

Arrivato a scuola notai tutti intorno ad Emma. Aveva un aspetto orribile. Occhi rossi, capelli spettinati e un'espressione da cadavere quasi.

-"Emma, che ti è successo?"

-"Che hai combinato?"

-"Perchè sei così oggi?"

Tutti i nostri compagni facevano domande del genere. Tutte uguali più o meno. Emma preferiva non rispondere, diceva "non mi va di parlarne ora".

Marina attiró la mia attenzione. Chiese:

-"Che hanno detto i tuoi genitori?"

Passò poco e poi si corresse.

-"No, ceh, voglio dire, cosa dicono che sei così"

Uhm, strano. Boh, forse non era niente.

Prima di entrare presi Luca per un braccio, lo portai dietro la scuola dove non c'era nessuno e lo baciai.

-"Mi mancavano le tue labbra"

Continuammo fino al suono della campanella.

Durante la mattinata Edith non disse nulla. Si mantenne lontana. Era strano. Era una delle migliori amiche di Emma, e poi era la ragazza della quale era innamorata pure.

All'uscita la fermai e le chiesi:

-"Tu sai cosa è successo ad Emma, vero?"

-"Si, i genitori l'hanno cacciata di casa, e mi dispiace tantissimo"

-"Perchè non le hai rivolto la parola oggi? Le avrebbe fatto piacere forse"

-"Non me la sentivo, e non mi va neanche di parlarne. Scusami ma vado. Ciao"

Non feci in tempo a salutarla che se ne andò via veloce.

Dopo poco arrivò luca. Si era fermato a parlare con Francesco, l'altro ragazzo della classe. Era un ragazzo molto riservato. In classe 3 volte avevamo parlato. Una per chiedermi una penna, un'altra per chiedermi una matita e un'altra per chiedermi aiuto per un problema di geometria.

-"Perchè è corsa via Edith?"

-"Non lo so, le stavo parlando di Emma. Ha detto che non le andava di parlarne e se n'è andata"

-"Uhm, strano...vabbè. Che facciamo oggi in particolare?"chiese.

-"Uhm, non saprei. Dimmi tu"

-"Andiamo al parco? Non c'è mai nessuno quasi, e possiamo fare quello che vogliamo"

-"Va bene, passo io da casa tua? Alle 16:00?"

-"Sì, perfetto. A dopo amore"

-"A dopo"

Mi dovevo ancora abituare ad essere chiamato amore.

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