"Noster est regum silenti in caelum et in terrae"
Nostro è il regno del silenzio,
in cielo ed in terra.
Era sempre stato quello il nostro motto, era quello che Aster, Astrid, mi chiedeva di ripetere il giorno e la notte.
Mai avevo capito cosa significasse, fino a quando non aprii quel libro, fino a quando non lessi i documenti, le ricerche di quella donna, di quell'uomo; colui che era diventato colonna portante del nome della famiglia, le cui radici non erano altro che le vene, la linfa, il sangue, di mio nonno: Loki.
Non so se fui mai grato a mia madre di qualcosa, non me lo chiesi mai, sempre troppo impegnato a capire se potevo davvero definirmi un essere pensante, se potevo essere veramente etichettato come "il figlio della signora Barker". Ma oggi le ero grato di quel gesto, espresso con quell'amore descritto da mia nonna, Francis, come un amore particolare, che parlava in quella lingua tutta sua, che necessitava solo di esser compresa.
Ma ero figlio di chi?
Figlio di Astrid?
Figlio di Aster?
Mi sentivo il figlio di nessuno, ed in un qualche modo, quel giorno le ero grato.
Grato perché finalmente facevo parte della famiglia, o almeno così credevo.
Mi aveva concesso di conoscerne la storia. Dopotutto sono le storie, le gesta degli avi, i ricordi che contano: altrimenti siamo soltanto inutile carne flaccida, appoggiata senza grazia ad uno scheletro barcollante, claudicante.
Il libro era scritto a mano, si partiva dalle gesta di mio nonno, Loki, si continuava a narrare fino al 655 d.C del grande re di Scania, Ivarr Vidfamme, ucciso da Odino dopo una campagna in Russia, di sua figlia Auðr ed il suo secondo marito, Raðbarðr, il loro figlio Randver che prese il vasto il controllo dei due stati del Khaganato di Rus' e la Rus' di Kiev. Della dinastia Rjurikide, fino a dove il sangue di Randver arrivò, a Jaroslav, pro-nipote del grande leggendario Rjurik, del suo matrimonio con Astrid, figlia del re Olaf di Svezia, della loro figlia Anna di Kiev andata in sposa ad Enrico I di Francia. Sangue di Rjurik e sangue Capetingio, fino all'ultimo discendente, Carlo V ed il suo discendente bastardo, Luigi.
1449, anno della scoperta delle Americhe, la Hannibal, la nave che portava il nome di Hannibal Barker, mio avo, famosa per il commercio di schiavi, uomini, donne e bambini, terrorizzati a tal punto da affibbiare ai loro aguzzini un nomignolo, il nostro cognome: Barker, gli abbaiatori, i cani rabbiosi, i lupi, che aprono le fauci, con la frusta comandano, con la loro carne guadagnano.
Risorgiamo da periodi bui, diventiamo ricchi, famosi, raggiungiamo l'Irlanda, il sangue si fonde con il IV Conte di Inquin, di nuovo, scendiamo nella terra, un'altra figlio bastardo, a cui mai fu concesso il titolo di Conte, Melrony.
Si trasferisce a Boston, cercava fortuna. La famiglia aprì una bottega a Charlestown nel 1875. Nel 1885 nasce Philip Barker, e di cui del padre non se ne seppe mai l'identità. Philip nel 1910 si unisce alla Gustin Gang, famiglia della mafia Irlandese di Boston, gestisce i traffici del malaffare. Ha due figli da una relazione extraconiugale, gemelli, Miranda, a me ora conosciuta come zia Miranda, e Liam. Quest'ultimo ebbe due figli, uno fu Aaron Michael Barker nato nel 1941, il mio bisnonno, nel 1961 nacque mia nonna, Francis Rose Barker.
Siamo una famiglia di sangue misto, di re, regine e di semplici uomini che non si accontentavano di guardare le meraviglie della terra, ma puntavano al cielo, alzavano la testa e non sognavano soltanto.
Ogni figlio bastardo poteva essere figlio di chiunque: zia Miranda e Liam erano figli di Loki. Il cerchio si chiudeva con mia madre Astrid, Aster Barker. Si ritornava ad essere nobili con lei, puro sangue di Loki, che mi costringeva a testa alta fin da bambino a pronunciare quelle parole non più vuote:
"Noster est regnum silenti, in caelum et in terrae."
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OPHIS
General FictionLa vita è una sensazionale melodia di morte, si può esser musicisti o strumento. Si può scegliere di esser la graziosa mano che si adagia fra le corde, si può esser in balia di quelle mani, che venerate come dee dell'amore, ci permetteranno di esser...