Capitolo 9

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JESSY'S POV.

Mi svegliai tranquillamente. Stranamente sentivo una pressione sui miei fianchi, ma ero ancora troppo assonnata per capire. Mi stropicciai gli occhi e sbattei le palpebre un paio di volte. Mi alzai e qualcosa mi teneva attaccata al letto. Mi girai e per poco non urlai dalla paura. Osservai la persona accanto a me: era perfetta. Il ciuffo biondo era schiacciato sul cuscino, mentre le sue palpebre erano chiuse e io non potevo ammirare i suoi occhi. Aveva delle guance rosee e un sorrisetto stampato in faccia. Possibile che sorrida anche mentre dorme? Credo che siano due le cose che trovo veramente da amare in questo ragazzo: il suo costante sorriso raggiante e i suoi occhi celesti, meravigliosi. Dopo un paio di minuti passati a fissarlo e a studiare ogni suo lineamento, mi resi conto che stavamo nello stesso letto.

Cosa era successo ieri sera che non mi ricordo? Mi sforzavo di ricordare, ma niente. Cosí decisi di svegliarlo e farmi spiegare. Spero che non sia accaduto niente di cui mi potrei pentire. Alzo le coperte e osservo, che per mia fortuna, ho ancora il pigiama. Mi sento stupida, ma allo stesso tempo preoccupata.

Lo mossi dolcemente e gli sussurrai "Niall" piú di una volta. A un certo punto mugugnó delle parole incomprensibili e aprí gli occhi. Potei contemplare di prima mattina lo splendore dell'oceano in due piccoli obló. Gli sorrisi e poi incominciai a parlare:

-Ma cosa ci fai nel mio letto?- Lo guardai confusa e lui scoppió a ridere. Cosa c'é da ridere?

-Perché ridi?- La sua risata di prima mattina mi ha destabilizzata per alcuni minuti.

-Non ti preoccupare non abbiamo fatto niente, non sono mica un maniaco!- E ride ancora piú forte:

-É successo che ho sentito delle urla provienienti dalla tua stanza, sono venuto qui a controllare e tu ti agitavi nel sonno, allora mi sono avvicinato e sono rimasto con te per tranquillizzarti!-

-Allora grazie mille.- Mi sentivo in imbarazzo.

-Bene, cosa vogliamo fare oggi?- Mi chiese.

-Beh, dobbiamo fare shopping per la festa.-

-Ah sí, me ne stavo dimenticando.- Cercai di alzarmi da quel benedetto letto, senza successo peró.

-Dove scappi? Devo vendicarmi perché hai dubitato di me!- Nemmeno finí la frase che mi tiró vicino a sé e cominció a farmi il solletico. Risi senza fermarmi mai e cercai di sottrarmi alla sua presa. Gli feci anche io il solletico, ma a lui rimaneva impassibile. Io invece sembravo una iena impazzita. Dopo che mi ha fatto venire il mal di pancia per quanto avevo riso, si fermó e mi lasció andare.

-Era ora!-

-Cos'é questo tono?- Ricominciai a ridere. Ridevo per ogni stupidaggine, e alcune volte ero snervante.

-Okay, ora basta sul serio. Dai alzati...dobbiamo fare colazione.- Il suo viso si illuminó al suono di quella parola. Penso che ami il cibo.

Scesi le scale per prima e iniziai a preparare dei pancakes. Non mangiavo molto spesso questo tipo di alimenti, ma per una volta mi piacerebbe cambiare.

Mi piacerebbe cambiare anche tutte le mie abitudini, il mio modo di fare le cose e l'essere troppo comprensiva. Questo non porta mai nulla di buono.

Alzai lo sguardo per poi vedere una figura maschile. Mi bloccai di colpo e feci cascare una posata. Rimasi a bocca aperta. Okay, era un bellissimo ragazzo: aveva solo un asciugamano in vita, i suoi addominali erano ben in mostra e delle goccie d'acqua gli cadevano sul petto. Il ciuffo non c'era piú e i capelli gli ricadevano in fronte, disordinatamente.

-Tutto apposto?- Mi domandó con tono preoccupato. E ora cosa mi inventavo? 'No niente, scusami ma mi sono incantata, per l'ennesima volta, a guardarti come una deficente. Comunque ancora non sbavo, quindi tutto apposto.'

Il suo maledetto sorriso||N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora