Capitolo 11

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Revisionata fino a questo punto. (Chi ha iniziato a leggere questa ff da poco, per favore vada a leggere l'avviso, che sarebbe l'ultimo aggiornamento).

Correvo e correvo, come nei miei sogni, solo che stavolta invece di scappare dal male, volevo scappare dalla realtá. Alla fine non ne ho davvero un motivo. Niall fa quello che vuole.

Chi sono io per arrabbiarmi?

Per quanto ne so io potrebbe essere giá fidanzato, anche se credo che me lo avrebbe detto. Un altro motivo in piú per non preoccuparmi di lui.

Ero appena uscita dalla villa e mi stavo dirigendo verso il prato immenso, sul retro, perché si puó accedere all'esterno anche cosí, e sinceramente non mi va di passare tra tutta quella gente, mentre cerco di non farmi sopraffare dall'ira.

Andai verso un albero gigante, dove di solito giocavo da piccola, con i miei due migliori amici. In questo periodo aveva le foglie secche o dei colori dell'autunno. Non c'era nessuno da quelle parti, perché quella pianta era abbastanza lontana dalla piscina. Mi sedetti lá sotto e cominciai a respirare per calmarmi, mentre nella mia mente mi ripetevo

'Perché sei arrabbiata? É vero che tieni molto a lui, ma non é cosí che si risolvono i problemi!'.

Mi rimproveravo in continuazione, ma comunque sentivo il mio volto in fiamme, e gli occhi cominciavano a pizzicare. Mi stava colando un pó del correttore che avevo messo sotto gli occhi. Il peso che sentivo sul petto non se ne andava, ma almeno un vento caldo mi stava consolando.

Non sopporto il fatto che stava baciando un'altra, che forse stava per succedere qualcosa di piú di un semplice bacio. Oltre al dolore dovevo sopportare anche un pó di gelosia. Mi sforzavo di capire il perché, ma non riesco a comprendere. Nella mia mente ci sono solo i suoi occhi che mi fissano, credo che fosse un pó preoccupato della mia reazione, vedevo nelle sue iridi un pizzico di senso di colpa. Mentre la ragazza sembrava delusa che gli avessi interrotti, ma non sembrava antipatica.

'Mai giudicare le persone dall'apparenza' 

Credo che fra poco mi sarei messa a litigare con me stessa, per trovare sempre la parte negativa delle situazioni, quando a un certo punto sento la sua  voce chiamarmi. 'Non ora, non adesso', spero soltanto che non mi trovi. Le mie speranze non vengono esaudite e lui mi trova arrabbiata piú che mai sotto quell' albero.

"Jess, ma cosa ti é preso?" Mi domandó, in tono ansioso. Piú sentivo la sua voce farmi domande piú piangevo. Volevo solo stare da sola...

"Ei, tutto apposto?" Si inginocchió accanto a me e io abbracciai le mie gambe, seppellendoci il volto. Non volevo rispondere, ma il suo tono dolce mi fece cambiare idea.

"Secondo te?" Ma perché sono cosí dura con lui? Sono io l'intrusa nella situazione.

"Ti calmi per favore?" Anche il suo tono si era un pó inacidito.

"Okay" Feci dei respiri profondi e cercai di tranquillizzarmi. Era ora della sua domanda, quella a cui non avrei trovato risposta.

"Perché sei scappata?" Ho sempre pensato che il 'perché' fosse la domanda più difficile a cui rispondere, e oggi ne ho la prova.

"N-non lo so" E questa la risposta piú frequente che io do. Ah no, c'é anche 'non ne ho idea'.

"Forse, ma é un ipotesi, " So che non vuole essere sfacciato... " perché stavo baciando un'altra?" Silenzio totale, si sentiva solo il fruscio della foglie. Non volevo alzare la testa e guardarlo negli occhi, non avrei sostenuto il suo sguardo. Erano passati troppi minuti e il mio subconscio mi rendeva ancora piú debole, ripetendomi 'Chi tace acconsente'. Ma non c'é nessuno che mi puó salvare da questa situazione? Troppe domande mi ponevo e troppe risposte non riuscivo a dare.

Il suo maledetto sorriso||N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora