Capitolo 14

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NIALL'S POV.

Il mio telefono continuava a vibrare e l'ansia mi stava assalendo. Non avevo ancora trovato quello che cercavo in questa casa, quindi é inutile rispondere. Anche se so che mi potrebbe venire a cercare solo per parlarmi, quindi decido di accettare la chiamata.

"Pronto?"

"Allora? A che punto sei?"

"Ancora niente" Ammisi.

"Niall, ti devi sbrigare! Sai quanto il tuo lavoro sia importante in questa situazione!" Mi rimproveró.

"Si, lo so. Ma non é cosí semplice!" Risposi irritato, ma mantenendo il controllo.

"Okay, senti...ti posso dare un'altro mese. Tu sai che é anche troppo!"

"Cosí poco?" Non ce la potevo fare.

"Oh, andiamo Niall. Sei un professionista!"

"Ti ripeto che non é cosí semplice!"

"Va bene, prenditi il tempo che vuoi, ma massimo tre mesi!"

"Okay, grazie!"

"Prego, ti contatto io fra qualche settimana"

"Sí, ciao" E cosí attaccai. Me ne tornai in camera mia, per continuare a scrivere la canzone, mentre ripensavo alla telefonata.

JESSY'S POV.

Mi svegliai dopo circa due ore di sonno. Ne avevo davvero bisogno. Per adesso non ho intenzione di cominciare a pensare. Una volta alzata dal letto mi accorsi della pizza sulla scrivania. Deve avermela portata Niall, giusto che sicuramente é stato lui ad aprire al fattorino. Mi avvicinai alla sedia e cominciai a mangiare. Avevo tanta fame, dato che avevo saltato il pranzo. La pizza era fredda, ma mi accontentai. Finii la mia porzione in un batter d'occhio, cosí decisi di scendere in cucina, per bere qualcosa. Prima di uscire dalla stanza peró, mi sistemai i capelli, sciogliendoli e lasciandoli su una spalla. Prendo il mio cellulare e vado di sotto. La casa era piombata in un silenzio insopportabile, ma ottimo per riflettere. Ultimamente faccio solo che pensare ai miei problemi, senza riuscire a trovare una soluzione. E quando lo faccio sbaglio. Commetto errori su errori: dal pianto, all'ammettere cose false e anche vere. Mi scoppiava ancora la testa, cosí insieme all'acqua, presi anche un'aspirina. Bevvi tutto d'un sorso e mi fermai a osservare il bicchiere vuoto, trasparente, davanti a me. Ero ipnotizzata dall'oggetto, senza un reale motivo. Alcune volte mi capita di distrarmi, al punto tale da incantarmi su una cosa qualunque. Mi ripresi dal mio stato di trance solo quando vidi una figura, attraverso il vetro del bicchiere.

"Stai bene?" E ultimamente Niall mi fa solo questa domanda. Non mi andava di rispondere, volevo, ma ero troppo presa nell'osservare l'oggetto. Si avvicinó e appoggió una mano sulla mia schiena. "Jess?" Sbattei le palpebre piú di una volta.

"Sí, sto benissimo" Non volevo nemmeno sorridere. Chi vorrebbe fare sorrisi falsi ogni volta che una persona si avvicina? Preferisco mostrare il mio stato.

"A me non sembra" Mi incominciavo a irritare. Succede spesso anche questo.

"Ho detto che sto bene!" Alzai il timbro della voce. Ma lui mi rispose sempre in tono calmo e premuroso:

"A me puoi dirlo quello che ti accade dentro. Siamo o non siamo amici?" Amici...

"Ho solo un pó di mal di testa..." Tornai a controllare il tono, mentre nella mia testa continuava a rimbombare quella parola: amici. Un amico è una persona importante nella tua vita, quella che ti tira fuori dalla sofferenza, non quella che te la causa, quella con cui scherzi, non quella con cui ti arrabbi, quella a cui vuoi bene, non quella che ami.

Il suo maledetto sorriso||N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora