9 ~*~

17 5 2
                                    

Appeso ad uno spago

Ero un fanciullo capriccioso che vibrava come il vento, eppure osservavo quel falco esule ogni inverno mettersi in solitudine su un filo di corrente, a metà esatta e a capo chino, mentre sfidava le temperature ed il barcollare dell'umidità Mi ritrovai ad attenderlo quasi con ansia A guardarlo più del dovuto Mi rasserenavo della sua presenza, della distante compagnia che divenne porto sicuro Pioggia, vento, foschia... non importava lui era lì, coraggioso, adatto a sopportare le intemperie Con quei dettagli che ti penetrano pian pianino Fu così che presi a conoscerlo, l'amico mai amico più fedele che ebbi Era tempesta, irruente percezione di libertà sofferta, profondo abisso scavato per approdare nell'anima delle stelle Era un valore perduto sradicato e nostalgico, farraginoso mistero bloccato per riconnettersi alle sensazioni dell'io Estremamente fragile, estremamente solo Un mio simile
Un piccolo falco senza paura Ed io, l'unico spettatore onorato di ammirare la sua luce Ma un po' come gli opposti che possono solo attrarsi, nella consapevolezza di un cipiglio innocente germogliò quell'acino e radicò nel sorriso di un triste pensiero Gli volevo bene, concretamente, come ad una persona cara o forse in più E non avrei mai potuto dirglielo, né dimostrarglielo Condizione umana della drammaticità del volersi aggrappare, bisognoso di sostegno
Sono un vecchio in pezzi che ulula come la bora, eppure osserverò ancora quel falco esule nei miei ricordi, per gli inverni che mi sono rimasti, memore di un patto mai stipulato seppur rispettato
In solitudine su un velo di energia e a capo chino mentre reggerò al tempo e all'avanzare dell'oscurità

E so che mi attenderai sul cavo dell'altrove
A presto
(...Cronache di un disperato capriccioso...)

Tomas Dispert

Cronache di un DisperatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora