Finalmente vedo la luce del sole che attraversa la mia stanza. Questa notte è stata la più brutta, non ho mai chiuso occhio. Con pochissime forze mi alzo e prendo il mio cellulare, nessuna chiamata di Simone, questa cosa mi fa preoccupare ma non più di tanto. Ho un messaggio da Max dove mi dice che Simone non ha fatto stronzate. Gli rispondo con un grazie e mi alzo definitivamente. Decido di andare al piano di sotto per prendere un'aspirina e calmare questo mio mal di testa. La testa non smette di pensare a Simone, l'unica cosa che mi puo' rilassare è allenarmi; papà mi aveva detto che oggi si trovava al palazzetto per cominciare gli allenamenti con i ragazzi che non sono andati al mondiale, quindi la prima cosa che faccio è preparare il mio amatissimo borsone e dopo averci messo ginocchiere, pantaloncini, maglietta e scarpe esco di casa."Che cosa ci fai qui?" Mio padre comincia con le sue odiose domande di prima mattina "Volevo allenarmi di nuovo" mostro la mia sacca "Posso?" gli faccio gli occhioni dolci "Certo" corro nello spogliatoio e mi cambio. Comincio ad attacare i palloni che mi alzano; non mi sono mai sentita più libera di così. Per due ore sono riuscita a staccare tutto e dedicarmi a ciò che amo.
Mentre stavo preparando il pranzo mi arriva una videochiamata, cerco il mio telefono e vedo il nome di Simone apparire sul mio dispaly. Inizialmente vorrei richiudere ma alla fine prendo coraggio e premo quel tasto verde, appoggio il telfono sul davanzale e.. "Ehi Camila" la sua voce mi fa immediatamente spuntare un sorriso in faccia "Ehi Simone" è in compagnia di altri ragazzi "Ciao Camiiiii" Ivan, Osmany, Max, Totò, Pippo e Gabriele mi salutano "Ehi ragazzii, mi mancate un botto" dico sorridendo "Potevi rimanere una sera in più dai, almeno ti guardavi la partita di oggi" è vero, oggi c'era la partita contro l'Argentina "Scusate ragazzi ma mio padre aveva proprio bisogno di me" ad un certo punto Simone prende il telefono per mano "L'ho chiamta io mica voi, adesso uscite dalla mia camera" dice scherzando, tutti mi salutano e rimaniamo noi due da soli "Che cosa stai facendo?" sorrido "Sto cucinando" affermo "Stai mettendo a rischio incendio la cucina di tuo padre più che altro" scoppia a ridere mentre io mimo un vaffanculo con le labbra "Scherzo piccoletta sei fantastica in cucina" arrossisco ripensando all'ultima volta che mi ha fatto un complimento mentre cucinavo "Allora, stasera guarderai la partita?" prendo fiato "Ovvio, c'è mio padre che me la farà guardare di sicuro" sorride "Grande Angelo" scoppiamo tutti e due a ridere "Allora che hai fatto oggi?" sorrido "Sono andata ad allenamento con i ragazzi, avevo bisogno di staccare un po' tutto e ci sono riusicta" anche lui ricambia il mio sorriso "E ci sei riuscita a distrarti?" lo guardo "Prima si, ci ero riusicta. Ma adesso no tutto mi è tornato in mente" il suo bellissimo sorriso scompare "stavi pensando a me vero?" annuisco con la testa "Perchè mi vuoi dimenticare Camila? Perchè? Io ho bisogno di te. Non averti tra i piedi oggi è stato difficile. Tutti che parlano della tua partenza senza motivo; io non riesco a vivere senza di te Camila." vedo che si è incupito "Simone ho bisogno di tempo per stare da sola" detto questo richudo la chiamata. Ho proprio bisogno di riflettere su quello che voglio fare.
Sono ormai ore che sto girovagando su siti internet per trovare dei posti che almeno possono darmi tranquillità e alla fine trovo un piccolo albergo in montagna, vicino a Torino, dove potrò passare un po' di giorni da sola. Decido di prenotare una vacanza qui e di andare a Torino quando i ragazzi avranno la partita con la Russia. Così da fare una sorpresa a tutti.
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Il palleggiatore che mi rubó il cuore|| Simone Giannelli
FanfictionCamila Lorenzetti, 21 anni, figlia del famoso allenatore di pallavolo Angelo Lorenzetti, ragazza molto estroversa, dolce e sognatrice, palleggiatrice, si trova a dover cambiare città perché suo padre è stato chiamato ad allenare la Diatec Trentino...