Irama's povCon la musica è iniziato tutto un po' per caso, con qualche amico in un parchetto abbandonato poco distante da casa mia a Monza.
Era il nostro ritrovo, lo chiamavamo Il Rasta, ci sedevamo su alcune vecchie panchine con qualche birra in mano e il sapore dell'aria mischiato a quello del tabacco buttando giù qualche rima, facendo gare di freestyle o semplicemente esprimendo la nostra arte.
Ho sempre pensato che la musica fosse il mio futuro, che fosse il mio destino; non ho mai avuto un piano B o intenzione di mollare e non provarci.
C'è stato solo un momento in cui ho deciso di lasciare perdere, quando ho letto la delusione negli occhi dei miei genitori, ho creduto seriamente di non farcela e ho pensato non fosse parte di me, che stessi sbagliando tutto dalla vita e non avessi mai capito niente.
Mi sono sentito perso, vuoto, inutile, cercavo rifugio tra le pareti della mia stanza passando dal farmi una canna rigirandomela tra le dita al sorseggiare una bottiglia di birra, che poi diventavano due, tre e non finivano mai portandomi in un abisso talmente profondo da non riuscire a vederne la fine.Ho passato un bruttissimo periodo, chiuso in casa tra quelle quattro pareti buie, steso su un divano o un letto con attacchi di panico che mi toglievano il respiro e mi facevano urlare dalla paura, con la testa che mi scoppiava per i troppi pensieri e il pavimento coperto da pacchetti di sigarette finiti con la voglia di vivere e sorridere che sembrava abbandonare il mio corpo respiro dopo respiro, lasciandomi solo con il mio dolore.
Ho fatto preoccupare tutte le persone che mi sono state accanto; mia nonna per prima, ricordo che non faceva altro che chiamarmi ogni sera con la voce preoccupata e rotta dal pianto chiedendomi cosa mi stesse succedendo e perché non riuscissi a parlarne nemmeno con lei, io le rispondevo male, la facevo soffrire procurandole solo delusioni, a volte neanche riuscivo a risponderle e chiedevo lo facessero Lorenzo o Jolanda al posto mio.
Mia sorella e il mio migliore amico che mi sono rimasti accanto nonostante tutto, sostenendomi anche durante quel periodo e cercando di tirarmi fuori da tutta quella merda che mi stava sotterrando. Alessandro che nonostante la distanza e lo studio che lo divorava cercava in ogni modo di essermi vicino, ricordo ancora una volta che Lorenzo lo chiamò in preda al panico perché non volevo accanto nessuno e non riusciva a tranquillizzarmi in nessuna maniera, lui prese un treno solo per starmi accanto qualche ora e ripartì all'alba della mattina dopo senza aver chiuso occhio per tutta la notte per dare un esame molto importante all'università.
La cosa che non riesco a perdonarmi è quella di non averli mai ringraziati, di non aver mai detto una parola riguardo a tutti i sacrifici che hanno fatto pur di esserci, continuo a sentirmi sempre in difetto nei loro confronti perché non gli ho mai fatto capire che mi hanno salvato da qualcosa che mi stava uccidendo lentamente senza lasciarmi via di scampo.Poi è arrivata lei, la ragazza con quella testa piena di riccioli che continuo a guardare mentre finisco di fumare questa sigaretta dentro ad un camerino del teatro Ariston. Lei che con la sua forza, tenacia e delicatezza è riuscita a farmi riemergere dal fondo dell'abisso in cui ero caduto facendomi tornare a respirare. Lei che mi ha ridato stabilità in un momento in cui i miei occhi vedevano solo in bianco e nero senza cogliere le infinite sfumature della vita. Lei che inconsapevolmente in una sera di fine estate mi ha fatto tornare la voglia di scrivere e sfogare le mie emozioni più inconsce in un foglio bianco. Lei che è stata in grado di capirmi e sostenermi come poche persone sono riuscite a fare e mi ha accettato esattamente per quello che sono: con le piume alle orecchie e sovrastato da milioni di insicurezze che mi schiacciano persino i pensieri.
Lei che raccontandomi del suo passato difficile, delle sue insicurezze, instabilità emotive e delle sue paranoie inconsapevolmente ha salvato un po' anche me. Lei che come per magia mi ha fatto ricredere su un sentimento che pensavo non facesse per me, facendomi tornare a sorridere e a battere il cuore restituendomi la voglia di non mollare mai e facendomi scoprire pezzi di me che tenevo nascosti addirittura a me stesso.
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Fino in fondo all'anima|| IRAMA
FanfictionDue sconosciuti. Due personalità opposte. Un incontro casuale che forse li legherà per sempre. Perché le migliori storie nascono proprio così in maniera spontanea. Lei. Ludovica, 19 anni. Una ragazza fatta di sogni e cicatrici incise sul cuore. Prot...