Due sconosciuti. Due personalità opposte.
Un incontro casuale che forse li legherà per sempre. Perché le migliori storie nascono proprio così in maniera spontanea.
Lei. Ludovica, 19 anni. Una ragazza fatta di sogni e cicatrici incise sul cuore. Prot...
Passarono giorni e giorni interi senza una chiamata o un messaggio, non aveva avvisato nessuno, nemmeno Lorenzo aveva idea di dove si fosse cacciato Filippo. Solo sua nonna pensò di darmi sue notizie, era tarda notte, circa due giorni dopo la nostra discussione, - anche se poi definirla così forse non è neanche giusto perché non mi aveva lasciato nemmeno il tempo di discutere - quando nel telefono mi arrivò un messaggio di Adriana.
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Dopo quei giorni ne passarono altri, sempre più vuoti, sempre più bui, talmente inutili che sembravano non aver senso di essere vissuti, talmente desolanti da lasciarmi un buco incolmabile dentro. Dopo la mostra avevo ricevuto una grande offerta di studio da parte di un'importante Accademia di fotografia con sede a Milano, ma avevo deciso di accantonarla perché ora il pensiero più importante era Filippo, la sua felicità e serenità e soprattutto perché non sarei stata in grado di gettarmi in un progetto professionale così grande e ambizioso mentre tutte le mie certezze stavano inevitabilmente crollando come castelli di carte.
Era novembre, era passato da poco il mio compleanno che avevo deciso di non festeggiare, era passato anche il primo anniversario con Filippo ma lui sembrò essersene dimenticato, erano passati giorni che avrei voluto cancellare per sempre dalla mia memoria. Le persone a me più care cercavano di starmi vicino nonostante fosse davvero un periodo duro e io fossi realmente intrattabile, la loro presenza era costante e il loro sostegno era l'unica ancora di salvezza a cui aggrapparmi. Il giorno dopo la litigata avevo preso un treno, lasciato Milano ed ero tornata a casa mia, distaccandomi per un po' da quella città e da tutto ciò che mi facesse ritornare alla mente Filippo. Filippo. Filippo. E ancora Filippo. Nonostante fossero passati giorni, nonostante mi facesse così tanta rabbia dentro il fatto di non aver ricevuto nemmeno un misero messaggio da lui, nonostante stentassi a ricordarmi cosa significava stare bene insieme, nonostante tutto lui era il pensiero costante delle mie giornate, ciò che mi faceva vivere ma allo stesso tempo mi divorava dentro. Ciò che mi aveva salvata, ma adesso mi stava gettando in un baratro.
Era mattina presto ed ero ferma sul letto a fissare il soffitto bianco, quel dannato soffitto che ormai fissavo ogni mattina per minuti infiniti cercando di trovare un senso a tutta quella tristezza che sentivo nell'anima. Lo squillo del cellulare mi risveglia dai miei pensieri, leggo il nome sul display e a stento riesco a crederci.
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