CAPITOLO 1 - Joshua

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"Tu chi sei?"

Non avrei mai creduto che una semplice domanda potesse fare tanto male e farmi sprofondare nel più profondo abisso. Togliermi il respiro e costringermi a ricacciare indietro le lacrime.

Ho 18 anni e non piango da quando ne avevo dieci ...

Eppure non ce l'ho fatta a guardarlo in viso e sono scappato dicendogli semplicemente "Scusa ho sbagliato".

Se avessi saputo che sarebbe finita così non gli avrei mai permesso di entrare a piedi pari nella mia vita.

Non sarà stata una gran vita, ma era la mia ed era come me l'ero costruita. A me piaceva e ora invece mi sembra così vuota e inutile. La odio e mi odio.

Perché ho accettato e non l'ho respinto quando potevo?

"Joshua scendi è pronta la cena"

La voce di mia madre la sento appena oltre la porta chiusa, come sempre è dovuta salire fin quassù per farsi sentire sopra la musica che regna perenne nella mia camera. Non credo che lei abbia notato niente di diverso dagli altri giorni, per lei è normale vedermi chiuso qui dentro.

"Non ho fame"

Oggi proprio non riesco a sedermi a tavola, il mio stomaco è talmente chiuso che non riuscirei a mandar giù nemmeno un bicchier d'acqua e poi non voglio vedere nessuno nemmeno lei.

Mia madre apre la porta "Dai muoviti, mangiare non rovinerà il tuo look da signore delle tenebre"

"Ah, ah simpatica. Ti ho detto che non ho fame"

"Se non hai fame, non insisto, ma se lo fai per qualche assurda ragione ...

non ho mai obbiettato niente riguardo al tuo senso estetico, ma se inizia ad andarci di mezzo la salute allora mi potrei arrabbiare seriamente"

"No, mamma tranquilla"

All'età di 13 anni mi sono innamorato della musica hard rock e ho incominciato a vestirmi sempre di nero, ad evidenziare gli occhi con la matita nera, a mettere smalto nero, poi piano piano sono arrivati i piercing e i tatuaggi.

C'è chi dice che sono dark, chi emo, chi gothic punk, chi un fan dei vampiri, chi semplicemente strambo, io sono solo me stesso.

"D'accordo. Mi fido di te. Spero tu sia grande abbastanza da non fare cazzate"

Io annuisco anche se le vorrei urlare che di cazzate ne ho fatta una grandissima!

Esce richiudendo la porta.

Come resto nuovamente solo, cerco un po' di sollievo tornando alla mente a quando tutto era come doveva essere ...

Theodore Foster era solo uno dei bulli della mia vecchia scuola, un gran figo, ma altrettanto insopportabile ai miei occhi.

E io non avevo niente a che fare con lui. Theo probabilmente non conosceva nemmeno il mio nome.

Lui faceva parte del gruppo delle persone "giuste", quelle più ammirate e invidiate della scuola, io ero uno degli invisibili.

A parte i miei amici Zackary, Ezra, Emily e Faye gli altri mi evitano, perché mi considerano strambo, fortunatamente non sono interessante neanche per i bulli, perché non mi hanno mai dato fastidio, forse faccio paura anche a loro.

Io non mi lamentavo di certo, perché a me piace stare solo e i miei amici mi bastano e avanzano.

Loro non mi giudicano visto che siamo insieme dalle scuole medie, anche se ogni tanto cercano di smussare i miei spigoli, di "normalizzarmi", naturalmente senza successo.

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