3 giugno, Saint Cross Hospital.
Sento freddo, terribilmente freddo.
Mi guardo intorno: sono in un cimitero, circondata da tetre lapidi in marmo bianco.Gli alberi scheletrici proiettano ombre scure sull'erba bassa, come artigli pronti a strapparmi via il cuore. Il vento sibila tra i rami producendo un lugubre canto che annuncia solo morte e tormento eterno.
Il verso di un corvo mi fa sussultare, quasi inciampo su una protuberanza del terreno, una radice forse.
La luna illumina lievemente una cripta più imponente delle altre. Ha un ampio portone in legno scuro che culmina con un timpano triangolare, sembra quasi un tempio greco in miniatura. Le piante rampicanti ne ricoprono le pareti regolari.
Mi stringo nelle spalle. Non sono una tipa che si spaventa facilmente, ma trovarsi in un posto come questo nel bel mezzo della notte non trasmette così tanta tranquillità.
Un colpo secco scuote violentemente il portone della cripta.
Cerco di allontanarmi, però i miei piedi sono come incollati al terreno.
Una goccia di sudore mi cola lungo la schiena: sono in trappola.I cardini cedono con un rumore sordo e una figura avvolta da un lungo mantello nero con cappuccio emerge dall'oscurità. L'unica cosa visibile sono un paio di occhi grigio tempesta.
Mi si avvicina lentamente. I suoi passi non producono alcun rumore, noto con orrore. È come se galleggiasse a un palmo dal terreno, senza toccarlo.
Le sue dita fredde mi si serrano intorno al polso e lo sollevano fino all'altezza del mio viso.
Un tatuaggio nero è impresso nella sua parte interna: una piccola croce stilizzata dai bordi sottili.Non ricordo di averne mai avuto uno, o di essermelo fatto recentemente. Anche se al momento non sono sicura più di niente, neanche del mio nome.
È come se nella mia mente ci fosse una nebbia che rende tutto sfuocato e indistinto."Da oggi ti occuperai delle anime perdute. Mi raccomando, abbine cura. È la parte più importante di ognuno di noi"
È come se la sua voce venisse da lontano.
All'improvviso si tira giù il cappuccio e io non posso fare altro che urlare.
Non c'è nessun volto, nessuna persona, solo il buio più assoluto.Le spire del mantello si avvolgono intorno al mio corpo, come un involucro protettivo.
Non vedo più niente, non sento più niente, solo la Morte, solo il mio respiro irregolare."Lasciami andare! Lasciami andare!"
Due braccia forti mi tengono ancorata al materasso.
"Pam, va tutto bene. Era solo un brutto sogno. Ora sei al sicuro. Sei al sicuro" la calda voce di Owen ferma di botto le mie convulsioni.Dove sono?
Apro piano gli occhi e la prima cosa che vedo è il volto preoccupato del mio migliore amico.
Ha ancora le mani sulle mie spalle, come per paura che possa ricominciare la mia esibizione da 'ragazza posseduta'.Ha i capelli scompigliati e gli occhi cerchiati di scuro. Sicuramente non ha chiuso occhio questa notte, cosa che testimonia la piccola sediolina bianca posta accanto al mio letto.
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Becoming Death, non sfidare la morte
ÜbernatürlichesUn'incidente. Ormai sono all'ordine del giorno. Ne parlano ogni sera al telegiornale e magari noi non ci facciamo neanche più caso, non ascoltiamo più la voce della giornalista che ci parla di auto fracassate, gente ferita o - persino - caduta fra...