Capitolo 13

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19 giugno, Will's house.

Un'ultima scarica di adrenalina, il cuore smarrisce il ritmo ma ancora non si ferma, la pressione arteriosa s'impenna.

Poi più nulla.

Così muore il cervello, così si consuma l'ultimo minuto della vita.

Ma poi cosa succede? Dove vanno a finire la nostra coscienza, i nostri ricordi? Che fine fa la nostra anima?
Sono tutte domande che gli uomini si sono posti da sempre, e da sempre non sono riusciti a trovare una risposta.

Peccato che quando sei la Morte la risposta ti viene sbattuta in faccia continuamente.

Will è immobile sulla palafitta di legno ben curata, senza una traccia di legno marcio o rovinato dalla salsedine. La sua anima, un'immagine sbiadita e fatiscente del corpo, volteggia pochi centimetri più in alto del suo torace.
Mi guarda quasi spaventata, non capisce cosa gli stia accadendo, perché nonostante lui sia stato uno stregone l'argomento 'morte' gli è sempre stato precluso.

Gli sorrido rassicurante, sto per dirgli che andrà tutto bene quando qualcosa di terrificante lo strattona dalla caviglia. So di cosa si tratta, è uno spettro dell'anima, peccato che non mi aspettavo di incontrarne uno così presto.

Indossa un lungo mantello nero sfilacciato e bucato in più punti che lo ricopre fino ai piedi; una mano putrescente e piena di croste è stretta in modo ferreo per tenere ferma l'anima di Will. Il suo viso - se così si può definire - è scarno e in varie parti la pelle che ricopriva i tessuti sottostanti è stracciata o lasciata penzolante, mentre la sua bocca priva di labbra è aperta su una fila di denti neri e affilati. Sopra quest'ultima, al posto del naso, ci sono due fessure simili a quelle dei serpenti e due occhi sporgenti completamente bianchi.

Lo spettro lancia un grido simile allo stridere di unghia contro una lavagna ed io non posso fare altro che premere i palmi delle mani contro i padiglioni auricolari per attutire quel suono agghiacciante.

Mi guardo velocemente intorno, la mia scure è rimasta dentro casa, Owen è ancora privo di sensi a terra anche se riesco a scorgere il suo petto alzarsi e abbassarsi lievemente e Will è imprigionato dalla creatura.
"Aiuto!" Urla improvvisamente l'anima e in risposta la creatura spalanca ancora di più la bocca nella sua direzione: vuole divorarlo!

Senza pensarci due volte mi scaglio contro il manto scuro e per mia fortuna mi accorgo che, pur essendo uno spettro, sono capace di toccarlo e in questo caso di atterrarlo sul legno del pavimento.
Ci siamo avvicinati notevolmente alla porta della casa, però la mia scure è ancora fuori portata di un paio di metri; vorrei tanto poterla afferrare, ma so che non è possibile, a meno che... chiudo gli occhi e mi concentro sulla sensazione che provo ogni volta che afferro la mia arma.

Dopo alcuni secondi sento uno spostamento d'aria, apro gli occhi e noto che la scure sta roteando nella mia direzione per poi atterrare perfettamente nel palmo della mia mano. Quando Mizu diceva che ogni arma riconosce la propria padrona non credevo intendesse questo.

Quell'attimo di distrazione mi costa però la presa sullo spettro, il quale riesce a liberarsi dal mio corpo lanciandomi verso l'apertura della parete procurata dal volo fatto da Owen, che gli è quasi costato la vita.
Atterro dolorosamente sui vetri che hanno cosparso il pavimento ed uno di quelli, particolarmente affilato, mi si conficca nella coscia sinistra. Urlo di dolore mentre cerco di sfilarmelo dalla ferita, cosa che causa nuovi tagli sulla mano che sta svolgendo la delicata operazione.

Con la coda dell'occhio mi accorgo che lo spettro si sta dirigendo di nuovo verso l'anima di Will, non posso permettere che la divori.
Mi alzo a fatica lasciando cadere il vetro insanguinato che a contatto col pavimento si rompe in due pezzi più piccoli, mi asciugo il sangue che sta colando dallo zigomo e zoppico verso l'uscita.

Becoming Death, non sfidare la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora