CAPITOLO 21

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«Come sei noioso. »Il Kelpie fece roteare gli occhi. «Sempre a rovinare l'atmosfera. »

Vidi Rubyo serrare la mascella, in un tentativo di trattenersi dal risponderlo, poi continuò, ignorandolo.

«Siamo nel periodo della Festa Imperiale, la città sarà brulicante di guardie, per non parlare dei cittadini che verranno a festeggiare da ogni parte del Regno, intasando le strade. »

«E in più c'è lo sciopero del commercio, che influenza la circolazione delle navi. »Proseguii io dopo aver capito dove stesse andando a parare Rubyo, alzando gli occhi al cielo in segno di rassegnazione.

«Ne ho sentito parlare. »Intervenne a quel punto Gideon. «In effetti è molto conosciuta anche tra gli esseri dell'Altro Sole. Probabilmente è l'indossare le maschere che li invoglia a mischiarsi con gli umani senza timore. »

«Sei un genio! »Mi illuminai improvvisamente, cogliendo di sorpresa Rubyo e Gideon che sgranarono gli occhi per il mio rapido cambio di tono.

«Lo so e mi fa piacere che infine anche tu lo abbia riconosciuto... ma potresti spiegarti meglio? »

Incuriosito da quella mia affermazione, Gideon, si sedette su un tronco secco ricaduto sulla spiaggia, accavallando braccia e gambe con fare improvvisamente saccente.

«Basterà mascherarsi e passeremo inosservati per tutta la serata. »Dissi spostando ripetutamente il mio sguardo da Rubyo a Gideon per captare una loro possibile reazione.

«Va bene. »Acconsentì Rubyo. «Ma stai attenta a non dare nell'occhio. »Disse, indicando con un cenno del capo i miei capelli. «Sarà tuo fratello a chiudere la parata. Non possiamo permetterci che ti riconosca proprio nella Capitale. »

Annuii. Sapevo che era rischioso, ma non avevamo altra scelta. Abbandonammo così la spiaggia, avviandoci verso la città.

L'unica volta che avevo visto il Regno Imperiale, all'esterno delle mura del palazzo, era stata in piena notte, durante la mia fuga e ora, ripercorrere quelle strade, mi stava riportando alla mente i ricordi di quel momento. Ma presto mi accorsi di come non fosse cambiato nulla, neppure il fatto che dovessi camminare rasente ai muri. Sotto i nostri passi svelti, correvano le ampie strade costruite in blocchi irregolari di granito che permettevano alle carrozze di circolare liberamente, a prescindere dalle condizioni climatiche, poiché due canali di scolo artificiali, posizionati ad ambo i lati delle strade, favorivano il deflusso delle acque piovane. Proseguivamo per quelle arterie della città strofinando le spalle contro i muri delle case: palazzi reali a confronto di quelle diroccate di Kohl.

Si trattava di alti edifici a più piani, con intarsi in foglie d'oro e ampie balconate su tutte le facciate, verdeggianti delle più svariate tipologie di piante. Quelle, e molte altre decorazioni, permettevano la visione di meravigliosi giochi di luce sia di giorno, che di notte, quando le candele dei lampioni prendevano vita, illuminando il vigore notturno. I tetti a spioventi erano provvisti di canne fumarie per il funzionamento dei camini, il quale fumo, in inverno, oscurava il cielo, creando l'illusione di una grande nuvola piovosa.

Le persone invece, apparentemente ignare delle sofferenze altrove, si dilettavano in qualsiasi ora del giorno e della notte, sfoggiando sempre vestiti eleganti, con ampie gonne a sbuffo e aderenti corpetti, mentre pizzi, merletti, fiocchi e perle spuntavano ovunque sui tessuti in tulle, raso o seta.

Tuttavia questa apparente utopia era solo un'illusione data dalla sofferenza di molti altri, il cui sudore e fatica incrementavano la sfarzosità della Capitale, che presentava rari segni di una società corrotta, come angoli di polveri dell'Altro Sole e bordelli per i padri di famiglia più afflitti dal lavoro.

Ma quelle, erano tutte cose che gli occhi di una bambina non avrebbero mai potuto captare.

«Tutto bene? »Gideon mi rivolse uno sguardo apprensivo.

Stupendomi per non averlo ricevuto da Rubyo, notai, con la coda dell'occhio, come anch'egli fosse perso quanto me nei ricordi, al punto da lasciar filtrare un bagliore nostalgico nel suo sguardo. Lui, al contrario di me, aveva attraversato quella città numerose volte. Come guardia, come cittadino.

Annuii in risposta di Gideon. «Ero solo assorta nei ricordi. »Aggiunsi poco dopo.

A quelle parole, Rubyo prese a guardarmi, strappato dal sogno del passato.

«Immagino. »Continuò Gideon, notando lo scambio di sguardi.

«E tu? Sei mai ritornato nella tua città? »Una scintilla brillò negli occhi di Gideon che, a malincuore, riconobbi essere risentimento.

Gideon scosse la testa. «Non ho un posto che definisco mio. Forse è così per tutti gli esseri dell'Altro Sole. Viviamo più a lungo degli umani, cambiamo più case, amicizie, passioni, occupazioni... non mi sono mai legato ad un luogo in particolare e tutt'ora fatico a farlo. »

Man mano che parlava, il suo sguardo diventava sempre più scuro e vacuo, mentre davanti agli occhi, bassi, scorrevano, taciti, i ricordi.

«Come sei finito in quel bosco, la prima volta che ci siamo incontrati... ? »Domandai, con la voce improvvisamente fioca come se, le sue emozioni, si fossero insinuate nella mia pelle.

Una scintilla gli illuminò per un breve attimo l'iride tremante che, sorpresa da quella domanda inaspettata, riprese quota, sollevandosi da terra e fissandomi.

Ma quella domanda non trovò risposta: prima che Gideon potesse anche solo prender fiato, Rubyo ci spinse in un vicolo buio, facendoci segno di tacere. Pochi attimi dopo passarono due guardie, barcollanti, con i vestiti spiegazzati e mal indossati, che si reggevano una sulle spalle dell'altra, mentre biascicavano parole singhiozzanti prive di senso.

Da quella posizione non riuscivo a guardare Rubyo in volto, ma la tensione improvvisa dei muscoli della schiena, la stretta del pugno e il serrare della mascella furono sufficienti per capire in quale stato d'animo si trovasse. Bastava il sacrificio di un duro allenamento durato qualche anno per assicurarsi una copiosa paga, che sarebbe finita tutta in osterie, gioco d'azzardo e bordelli.

«Questo non era esattamente quello che mi aspettavo dalle guardie reali. »Girò il dito nella piaga Gideon.

«Neanche io. »Ottenne come risposta da Rubyo, piatto e apatico. «Ora possiamo andare. »Aggiunse dopo poco, uscendo dal vicolo, dandomi sempre le spalle.

Così tornammo ad incamminarci nella città, mentre il sole sorgeva alle nostre spalle, illuminando il mare di calde sfumature carminio.

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