CAPITOLO 52

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«Vi stavamo aspettando.» Ci accolse Degorio.

Poco distante da lui, una guardia stava puntando la spada alla gola di Rubyo. Era inginocchiato, con le mani legate dietro la schiena e la testa chinata indietro, in modo tale da lasciare il collo in bella vista. Aveva il corpo ricoperto di ferite e il sangue gli impregnava i vestiti.

«Ruby-!»

Feci per avanzare ma, con uno zoccolo, Gideon mi impedì di proseguire.

«Vattene da qui!» Gridò Rubyo in quel momento, istigando la guardia, che gli puntellò di più il collo, obbligandolo al silenzio.

«Avevo già detto di non far entrare quell'animale. Non voglio che mi sporchi casa.» Intervenne Degorio sprezzante, come se quelle pozze di sangue per lui fossero solo un abbellimento a cui era abituato.

In tutta risposta, Gideon fece per caricare un colpo, ma questa volta fu il mio turno di fermarlo.

«Liberalo.» Ordinai, ottenendo la fredda risata di Degorio in cambio.

«Come prego?»

«Ho detto liberalo.» Avanzai.

«E io cosa ci guadagno?»

Ricambiò il gesto e presto fummo l'una di fronte all'altro.

«Cosa vuoi?» Domandai.

«Sai, l'ultima volta che ho provato così tanto interresse verso qualcuno, era per un bastardo molto potente... » Iniziò, avvicinandosi una mia ciocca di capelli alle labbra. «... la volta scorsa hai rifiutato la mia prima proposta, sei sicura di non avere ripensamenti? Potrei anche perdonarti.» Disse lasciando scivolare la ciocca scarlatta.

A quelle parole la guardia dovette immobilizzare nuovamente Rubyo, che aveva preso a dimenarsi.

«No! Lyra!»

Incrociai il mio sguardo con quello di Rubyo. I suoi occhi verdi mi guardavano intensamente, tremanti e terrorizzati. Ma quella paura, quella che sembrava sul punto di farlo crollare, non era per lui. Era per me.

«Mi assicuri che lo lascerai libero?»

Rubyo prese nuovamente a dimenarsi come un folle, anche dopo il calcio che lo fece cadere per terra.

«Lyra fermati! Troveremo un altro modo

Ma ignorai anche Gideon.

«Si, questo posso farlo.» Acconsentì Degorio.

«Va bene.» Gli concessi io, cercando di non mostrare quanto debole, fragile e insicura fossi in quel momento.

«L-Lyra?»

Guardai Rubyo con la coda dell'occhio. Il suo sguardo era vuoto.

«Allora ti lascerò preparare. Ti aspetto questa sera nelle mie stanze.»

Deglutii e annuii, dopo di che Degorio abbandonò la sala, lasciando dietro di se solo un paio di guardie.

Quando fummo finalmente soli, corsi al fianco di Rubyo, e lo aiutai a risollevarsi. Le guardia fece per allontanarmi ma, dopo che Gideon gli disse qualcosa che non potei capire, arretrò.

«Preferirei morire.» Disse Rubyo.

Scossi la testa.

«Stiamo parlando di una vita intera senza di te in confronto ad un breve attimo. Vedrai, finirà presto.»

E lo speravo. Con tutto il cuore.

«E allora perché hai gli occhi lucidi, la voce flebile e le mani tremanti? Perché sembra che vorresti piangere e scappare da un momento all'altro piuttosto che stare qui?»

«P-Perché sono spaventata per te. Pensavo fossi morto.»

Rubyo si aggrottò, poiché capì che non gli stavo mentendo, anche se sotto c'era più di quello che davo a vedere.

«Lyr-»

Rubyo fu interrotto dall'arrivo di un gruppo di guardie.

«Il Signore vuole che ci segua.»

Guardai per un ultima volta Rubyo e poi, a malincuore, lo lasciai.

«Da sola.» Aggiunse la guardia non appena vide Gideon seguirmi.

«È tutto ok » Dissi, più come conforto a me che a loro.

Poi la porta mi si chiuse alle spalle con un tonfo, lasciandomi sola ad affrontare le conseguenze delle mie decisioni.

Venni accompagnata in un'ala completamente opposta a quella in cui mi trovavo, e lasciata sola in un bagno. Ad accogliermi trovai una vasca da bagno, un separé ed un paio di abiti nuovi.

Con gesti lenti e prudenti iniziai a rimuovere dapprima il mantello, poi la cintura con le armi e la giacca in pelle e camoscio, finché non rimasi con una sottile maglietta in cotone.

Prima di toglierla sbirciai alle mie spalle: le ombre delle guardie che mi avevano accompagnata cercavano di captare i miei movimenti dietro il separé. Mi strinsi nelle spalle, cercando di nascondermi alla meglio possibile. Così, con la stessa lentezza di prima, continuai a rimuovere gli indumenti restanti, per poi immergermi nella vasca di acqua calda.

Un forte odore di rose mi impregnò i capelli, mentre dei petali rossi galleggiavano sul velo dell'acqua. Persi molto tempo a fissarli, senza pensare a nulla in particolare, ma quando presi a strofinarmi, con movimenti lenti e passivi, non potei non notare il marchio. Lo sfiorai con la punta delle dita. Oramai non faceva più male, ma sulla pelle di una Principessa sarebbe rimasto per sempre impresso il simbolo di una Reietta.

Uscii dall'acqua, tremante, e mi cambiai in fretta l'abito, poco curante della pelle bagnata che lo impregnava. Indossai nuovamente la cintura e il mantello, che per me era oramai diventato fondamentale come un'armatura.

«Sono pulita.» Annunciai uscendo dalla stanza, con ancora i capelli fradici.

«Vorrei stare con i miei compagni per le prossime ore.» Ordinai, più che chiedere.

«Ci dispiace, ma il signore ha altri piani.» Si opposero pacati le guarie di Degorio.

«Non mi importa, voglio tornare da loro.»

I due uomini si guardarono perplessi, poi decisero di acconsentire e mi riportarono nella stanza di partenza.

Qui, non appena mi vede, Gideon, in forma umana, mi strinse a sé.

«Sei fradicia. E stai tremando.» Scossi la testa.

«Non è niente.» Rispetto a quello che mi aspetta dopo.

A Rubyo, ancora legato, venne impedito ogni movimento, così fui io ad avvicinarmi.

«Sei ancora in tempo, Lyra. Ripensaci, ti prego.»

Scossi nuovamente la testa, come se fosse l'unica cosa che fossi in grado di fare.

«Ti scongiuro.»

Rubyo tendeva il collo verso di me, ingrossando le vene dalla disperazione.

«Abbi pazienza. Tra poco tu sarai libero e potremo lasciarci tutto alle spalle.»

Rubyo scosse la testa, sempre più affranto.

«No Lyra, no. Tu non potrai lasciarti tutto alle spalle.»

Cercai di sorridere per rincuorarlo, ma la smorfia che ne uscì non si poté definire tale.

E da quel momento in poi, non trovai più né la forza, né le parole per illudermi, quindi preferii tacere finché non vennero a reclamarmi nuovamente.

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