Gideon's POV
Da quando avevamo visto il mantello di Lyra, non eravamo riusciti ad avere un attimo di pace. Avevamo cercato ovunque il suo corpo, senza trovarlo, mentre l'angoscia e la speranza combattevano tra loro nei nostri animi.
Rubyo era sconvolto, con gli occhi arrossati, i muscoli tesi e i pugni serrati. Non aveva voluto sentire ragione e avevamo minacciato di abbandonarlo nel bosco, sperando di farlo tornare a ragionare.
Ma solo un paio di pugni erano stati in grado di riportarlo in sé.
Io, dal mio canto, cercavo di mostrarmi tranquillo, indifferente. Lo avevo sempre fatto e presto o tardi il dolore passava. Ma questa volta era diverso, lo percepivo: dentro il terrore mi consumava.
Mai, prima d'ora, mi ero sentito così fragile, mentre le parole che Rubyo mi aveva detto, mi risuonavano nella testa. Erano sempre più chiare, decise, cariche di rancore. E la cosa peggiore era che non potevo dargli torto.
La prima volta che incontrai Lyra, nel bosco, pensavo di sapere già a cosa stessi andando in contro, ma mi sbagliavo: nonostante quanto mi avessero riferito sul suo conto, non riuscii a fare a meno di rimanere colpito dalla sua determinazione, così come dalle sue capacità combattive.
Ma da allora, lentamente, era cambiata.
E così, per la prima volta, io temevo di perdere qualcuno.
Avevamo continuato, per giorni, a testa bassa, senza scambiarci una parola, trovando a malapena l'appetito o la capacità di addormentarci, seppure per un paio di ore, finché non avevamo raggiunto il porto.
Passammo un pomeriggio intero ad aspettarla, ancora speranzosi nel suo ritorno, ma mai, la vedemmo uscire dalla boscaglia.
Una parte di noi, sperava che fosse già arrivata a Wessar con un'altra imbarcazione. Avevamo pensato di separarci, per raddoppiare le possibilità di trovarla, ma Rubyo, in quelle condizioni, non sarebbe durato molto. Ci vennero molte altre idee, ma nessuna di quelle ci sembrava giusta, finché una sera non ci arrendemmo, decidendo di partire. Rubyo insistette per aspettare altri giorni, ma Ferd ci stava già facendo un grosso favore, non potevamo farlo ritardare oltre. Ovviamente convincere Rubyo fu impossibile, dovetti solo fargli perdere conoscenza con un colpo alquanto meschino.
E così come la nave salpava dal porto, noi accettavamo di averla persa.
Eppure c'era una parte, corrosiva dentro di me, che ancora si sentiva in colpa per averla lasciata indietro.
*
Erano già trascorse dodici ore da quando avevamo preso il largo, e il sole mattutino stava iniziando a splendere, riflettendosi sul mare. La neve aveva smesso di cadere già da un paio di giorni, ma mai le giornate mi erano sembrate così fredde.
«Ferd! Una nave a poppa!»
In quel momento l'urlo dalla vedetta mi riportò all'attenzione. Scrutai le onde alle nostre spalle e vidi una grossa imbarcazione venirci in contro.
«Qui non si mette bene.» Sussurrai, più a me stesso.
«Ci raggiungeranno a breve!» Urlarono gli uomini.
«Preparatevi a combattere!» Infervorò improvvisamente Rubyo che, per la prima volta da quando Lyra era scomparsa, sembrava aver trovato nuovamente vitalità.
«Ehi, principino! Cosa credi di fare?» Lo presi per il colletto, contrariato.
«Lasciami!»
Ma mi sbagliavo.
I suoi occhi, verdi come il muschio, erano bui e vuoti, privati da qualsiasi emozione. Riconobbi subito quello sguardo, perché anche io lo avevo avuto in passato.
«Se vuoi morire fallo da solo! Non trascinare con te questi uomini innocenti!» Lo scossi, ma fu in utile, così lasciai la presa, indirizzando nuovamente la mia attenzione alla nave, sempre più vicina.
Dovevo fare qualcosa. Potevo fare qualcosa.
«Affoga pure, ma fallo da solo.» Gli dissi, apatico, mentre caricavo l'onda in un tentativo di allontanare quella nave alla nostra.
Ma non la rilasciai mai, quell'onda.
«È viva... » Riuscii a malapena ad emettere un suono. «È viva.» Ripetei. «È viva!»
Sull'altra nave, legata al tronco dell'albero maestro, c'era Lyra. La riconobbi subito: quei capelli, tanto rossi quanto il tramonto, erano unici.
Ma la mia felicità durò ben poco.
Quando la nave fu abbastanza vicina da permettermi di vederla meglio, desiderai squartare dal primo all'ultimo di quegli uomini, lasciandomi sopraffare dal sangue di Kelpie che mi ribolliva nelle vene.
Sembrava un uccellino in gabbia, tanto fragile dall'essere sul punto di spezzarsi. Riusciva a stento a reggersi in piedi. La testa, il labbro e la coscia le sanguinavano, quest'ultima tanto copiosamente da imbrattarle il ginocchio sottostante, fino a raggiungere il polpaccio. Gli zigomi e gli arti erano ricoperti di lividi, mentre il viso era solcato da un profondo taglio, che nascondeva le guance infossate e le occhiaie di chi non dormiva da giorni, uguali a quelle di Rubyo. E così, come ipnotizzato, continuai ad osservarla, pietrificato, non riuscendo a distogliere lo sguardo: i vestiti strappati, la testa china, le catene asfissianti, il collare da animale, il respiro sottile, la palpebra calante, le iridi vuote.
Che sciocco che ero stato, a crederla più debole.
Lyra aveva combattuto, fino allo stremo.
Ma poi, proprio quando credetti di aver già notato tutto, lo vidi, lì, nell'esterno della coscia, un marchio stampato a fuoco, che l'avrebbe resa schiava per sempre.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
«Va'.» Disse Rubyo in quell'istante.
Mi voltai verso di lui.
Sopracciglia corrugate, occhi severi, torso inclinato, muscoli tesi, mano alla spada, gambe flesse. Il suo cambiamento così radicale mi lasciò di stucco.
«Vai!» Disse nuovamente, senza distogliere l'attenzione dalla nave avversaria. «Ma lasciami il capitano.» Concluse freddamente, già squadrando la donna da lontano.
E, con uno scatto, saltai sull'imbarcazione nemica, mai così tanto felice di essere nato con quei poteri.
Dal momento in cui avevano sfiorato Lyra, avevano desiderato di essere distrutti, uno ad uno, senza pietà, ed io, sarei stato più che lieto di accontentarli.
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Royal Thief
FantasyChe una principessa fosse diventata una ladra lo sapevano tutti, ma che quella principessa fosse lei, nessuno. Scappata dal palazzo reale per vivere nella città più malfamata del regno: questo è il destino di Lyra. Destino che però, si incrocerà ind...