CAPITOLO 44

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Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in un letto, avvolta da candide e profumate coperte, che però mi procurarono una sensazione asfissiante.

«Dov'è Gideon?»

Rubyo, seduto sul letto al mio fianco, mi fece cenno con la testa, indicandomi un letto poco distante dal mio, dove Gideon giaceva disteso, immobile, con il viso scavato dalle occhiaie violacee e imperlato dal sudore.

«Perché è così?»

Mi sbatteva la testa.

«Ti ha ripulito dal veleno, assorbendone però buona parte.»

Il cuore perse un battito e con furia scostai le coperte asfissianti, tentando di raggiungerlo. Rubyo non mi fermò, cercò solo di aiutarmi a stare in equilibrio.

«Cosa possiamo fare?»

Guardai Rubyo implorante.

«Ha detto di aspettare. È un Kelpie. È più resistente di quanto sembra.»

Ascoltavo le parole di Rubyo, ma nessuna di quelle sembrava avere un senso nella mia testa.

«Acqua! Acqua dolce!» Scattai improvvisamente.

«Può aiutarlo!» Dissi quasi più per convincere me stessa, illudendomi di avere la possibilità di rendermi utile.

A passi zoppicanti feci per uscire dalla cabina, ma Rubyo mi fermò.

«Vado io.» E detto ciò abbandonò la stanza.

Rimasta sola ed in silenzio i pensieri iniziarono a circolare freneticamente, mentre lo sguardo ricadeva sul corpo di Gideon.

Era colpa mia. Ancora una volta.

Mi inginocchiai ai piedi del letto, stringendogli la mano e, prima che me ne resi conto, iniziai a singhiozzare.

«Ti prego, svegliati.» Un singhiozzo mi interruppe. «Toccami.» Un'altro. «Ti prego!»

Mi portai la sua mano sulla guancia. Non ero abituata a vederlo così debole e in fin di vita e la cosa mi distruggeva.

In quel momento, Rubyo entrò con una bacinella d'acqua e un pezzo di stoffa poi, senza aggiungere una parola, uscì.

Iniziai a tamponargli il volto con il panno, mentre le lacrime mi annebbiavano la vista. Rimasi in quella posizione per non so quanto tempo, mentre Rubyo di tanto in tanto, tornava per cambiare l'acqua.

«Lyra è tardi. Perché non riprendi domattina?» Disse poggiandomi in spalla la coperta che aveva portato.

Scossi la testa.

«Almeno mangia qualcosa, o non reggerai. Sei ferita anche tu dopotutto.»

In quel momento provai pietà per Rubyo. Per un giorno intero non aveva fatto altro che aiutarmi e sostenermi, nonostante fosse anche lui ferito e ricoperto di bende.

«Grazie.» Dissi flebilmente.

Rubyo ricambiò con un tiepido bacio in fronte.

«Io sono qui fuori.»

Scossi nuovamente la testa.

«Anche tu sei ferito. E stanco. Riposati.»

Gli indicai il letto vuoto al mio fianco.

«Ma tu-»

«Tanto non dormirei comunque.»

Fui lieta quando Rubyo si distese sul letto, anche se esitante.

*

Passarono così due giorni, senza che io uscissi mai dalla cabina o mi allontanassi da Gideon. Dormivo qualche minuto e mangiavo raramente e in piccole quantità.

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