UNA BAMBINA SPECIALE

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Per creare la giusta atmosfera si consiglia di avviare la musica.

- So del tuo dono - disse mia nonna - e so da chi l'hai ricevuto - abbassò il fornello, si pulì le mani al grembiule e si girò.

Io feci finta di non sentire e continuai a fare i compiti. Lei si mise a sedere di fianco a me, posò la sua grande mano sulla mia. Era morbida e calda e profumava di odori: sedano, cipolla, carota.

- Ogni tanto ti blocchi, sei assente. "Ti imbamboli" come diceva tua madre prima che se ne sparisse con quel pistoiese di merda - sospirò - ma quella non è semplice distrazione. Tu entri in un vero e proprio stato di trance.

M'irrigidii. Trance. Era una parola che avevo già sentito.

- Questo tuo stato dura pochi attimi. Ma so per certo che per te non sono attimi, sono minuti... anche di più... ore in certi casi, vero?

Strinsi con forza la penna fra le dita. Non avevo mai parlato con nessuno della mia "stranezza". Ed ero certa che nessuno ne sapesse niente. E invece adesso scoprivo che nonna ne sapeva addirittura più di me. Ero frastornata. Sentii dentro la pancia come un grande sasso che si trasforma in un palloncino d'aria.

Mossi la testa, un impercettibile segno di assenso.

- Qualsiasi oggetto con cui noi entriamo in contatto si carica di emozioni e ricordi. Più sono forti le esperienze che viviamo in prossimità di quell'oggetto, più l'oggetto sarà carico di emozioni e ricordi... mi segui?

Annuii.

- Gli oggetti però non restano carichi a lungo. Qualche ora, un giorno, due massimo... ecco... tu hai un dono... un dono di chiaroveggenza... se tocchi quegli oggetti prima che si scarichino puoi rivivere l'esperienza del suo proprietario. Puoi entrare in contatto medianico col passato recente di quella persona e provare quello che quella persona ha provato... ci sei?

Annuii, ancora.

- Sapevo che avresti capito al volo. Sei una bimba intelligentissima.

- Come sai tutte queste cose? - domandai d'un fiato facendomi coraggio.

- Perché anche mia sorella aveva questo dono.

- Zia Gina? Quella scomparsa tanti anni fa?

Non mi rispose. Alzai lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. Stavolta fu lei ad annuire senza dir niente.

Confessioni di una prof stronzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora