IL REGGIPETTO DELLA SIGNORA IMMACOLATA

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- Zia Gina aveva una chioma di boccoli neri (che nostra madre si ostinava ad acconciarle a punta come fosse un albero di Natale!), due labbra sottili, un sorriso malinconico e occhi grandi come castagne.

- Era bella? - chiesi.

- Era una bambina bellissima. E anche speciale, purtroppo.

- Perché purtroppo?

- Ciò che l'uomo non capisce, lo teme.

- Le persone avevano paura di Zia Gina?

- Sì, capitava.

- Che brutta cosa!

- Molto... ma a volte era anche divertente.

- Davvero? - ormai avevo completamente abbandonato i compiti: posato la penna, chiuso il quaderno.

Nonna annuì: - Un giorno eravamo in chiesa. Gina era piccina, avrà avuto un paio di anni meno di te. Era la domenica delle palme e la chiesa era piena. Il prete faceva la sua omelia camminando tra le file di panche. A un certo punto disse: "Lasciate che i pargoli vengano a me" e allargò le braccia. Ci furono attimi di silenzio. "Forza!" esortò il parroco. Gli adulti si guardarono tra di loro indecisi sul da farsi. "Oggi è un giorno di giubilo per tutti, soprattutto per i nostri pargoli. Lasciate che vengano a me e io li benedica". Mia madre allora prese l'iniziativa: ci costrinse ad alzarci e ci spinse verso il prete. Io e Gina, c'incamminammo imbarazzate. Altri bambini si unirono a noi.

- E cosa accadde? - domandai con impazienza.

- Il parroco ci baciò la fronte, uno a uno, e ci benedì. Quando toccò a Gina, la vidi avvicinarsi con le dita alla stola viola e sfiorarla. Lui le baciò la fronte. Lei disse: "Posso farti una domanda Don Marco?". "Certo che puoi!" rispose lui con un sorriso. "Perché ieri tenevi una mano dentro al reggipetto della signora Immacolata?" chiese con candore.

Scoppiai a ridere. Mia nonna, contagiata, fece altrettanto.

- Noi ora ci ridiamo. Ma allora, credimi, ci fu poco da ridere.

- E il prete?

- Le dette due schiaffi. "Uno per l'insolenza e uno perché mi devi sempre dare del Voi!", gridò tutto rosso in viso. Gina iniziò a frignare. Mia madre si avvicinò, si profuse in mille scuse con Don Marco, prese per un polso mia sorella e la trascinò fuori attraversando la navata centrale, di fronte allo sconcerto degli altri fedeli.

- E tu, nonna?

- Gli corsi dietro.

Confessioni di una prof stronzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora