DAL CUORE IL PETTO LE STRAPPÒ

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- Tutto bene Anita?

- Sì nonna.

- Sei sicura? - scosse la testa - secondo me, te vuoi dirmi qualcosa... ma non trovi il coraggio.

Sentii il sangue gelarsi nelle vene. A volte sembrava che mi leggesse nel pensiero.

- Quando vuoi parlarmene io sono qua. Sappilo - si chinò su di me - ora dammi un bacio e fila a scuola.

Misi il cappello, la baciai e uscii di casa.  Lei mi seguì sulla porta: - E sappi anche che io non ti lascierò mai, qualunque cosa accada!

"Non ti lascerò mai" era una delle frasi preferite della nonna. Ci rimuginai su tutto il giorno e poi, alla sera, mi decisi.

- Ricordi nonna quella cosa che mi hai detto stamani? - mentre facevo la scarpetta nel piatto.

- Certo amoremio.

- Ieri l'altro, a casa di Maurizio, è successa una cosa orribile.

- Una cosa che riguarda anche il tuo dono?

Annuii. E le raccontai tutto.

Alla fine della mia confessione la vidi sbiancare.

- Che succedde nonna?

- Niente... non ti preoccupare - si portò la mano al petto - quindi secondo te il papà di Maurizio lo tortura con un cacciavite?

- Forse.

- Devo subito andare a parlarne con la signora Franca - si alzò da tavola - senza perdere tempo. Qui la cosa è grave.

La risolutezza di mia nonna mi spaventò: - Ma forse ho visto male...  magari non è una cicatrice fatta con il cacciavite... potrebbe essere una bruciatura...

- Un mozzicone di sigaretta?

- Ecco. Giusto!

- Non sarebbe certo meno grave.

- E se invece quelle ferite... se le fosse fatto da solo?

- Anche peggio - prese le chiavi e indossò il cappotto.

Volevo fermarla... la signora Franca non doveva venire a sapere di suo figlio... Maurizio non me l'avrebbe perdonata... e poi chi fa la spia non è figlio di Maria...

Nonna si appoggiò alla ringhiera delle scale.

- Chi mi strappa il cuore dal petto? - sussurrò.

- Siediti nonna, che non stai bene - quasi sorridevo... me ne vergogno a dirlo, eppure, in quel momento... ero felice che mia nonna stesse male.

Scosse la testa: - Sto benissimo,  tranquilla - si riprese e uscì di casa.

Mi affacciai alla finestra. Col cuore in gola, preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere. Vidi nonna attraversare la strada spedita, suonare il campanello, attendere con le mani infilate nelle tasche del cappotto. Vidi la porta aprirsi. Vidi nonna entrare dentro.

Rimasi lì, alla finestra, con gli occhi fissi sulla casa dei vicini.

Dopo alcuni minuti arrivò un'ambulanza.

Confessioni di una prof stronzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora