Capitolo 13

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ORE 3 DI NOTTE

Alla fine abbiamo deciso di chiamare il maialino George, non male come nome, ha un so che di aristocratico.

Peccato che il signorino aristocratico mi ha fatto pipì addosso alle tre di notte.
Adesso come faccio a dormire sul letto pieno zeppo di urina canina?

Ho già tolto tutte le coperte, ma il materasso ha un alone giallo e la puzza di morto ha invaso la stanza.

Quello stupido maialino aristocratico!

Dorme beato tra le lenzuola sporche del suo stesso piscio, ma è così dolce che quasi quasi l'ho perdonato.

Non so dove cavolo dormire, non posso dormire tra la mamma e John e non posso dormire neanche con mio fratello, lo sveglierei di sicuro.

Mi conviene dormire sul divano per questa notte, domani mi farò lavare il materasso.

Tra un pensiero e l'altro mi dirigo in cucina, spinta da una vorace disidratazione. Per fortuna la cucina è illuminata dai raggi lunari che riflettono dalla finestra, quindi evito di accendere la luce e anche di accecarmi in piena notte.

Apro l'ante del frigo e prendo una bottiglietta d'acqua, finendo il contenuto tutto d'un fiato.

Chiudo il frigo e...

Sputo ciò che mi rimane dell'acqua, sull'ombra davanti a me.

Santo piripillo!

Un altro infarto scampato; a furia di spaventarmi così, il mio cuore cederà per sempre.

"Per poco non mi facevi venire un infarto!"

"Avevo notato, mi hai fatto la doccia!"
Si lamenta Noah scostando la t-shirt bianca bagnata.

Non capisco se stia per uscire o se sia ritornato a casa; indossa un paio di jeans e una camicia a quadri blu aperta. Fa sempre la sua porca figura con quei capelli che gli ricadono sugli occhi, ma più lo guardo e più lo vorrei prendere a sberle e a testate.

È tanto bello quanto odiosissimo , insopportabile e insensibile.

"Dove stai andando?"
Chiedo per coprire il silenzio imbarazzante che si era creato.

"Non sono affari tuoi!" Mi rivolge un'occhiataccia e mi risponde di malumore. Forse gli sarà venuto il ciclo o forse è un coglione e basta.

Odio quando le persone mi trattano così , cerco di essere gentile e di fare conversazione e lui mi risponde così.

Non ci siamo proprio, bello mio.

Alzo i tacchi e mi dirigo in salotto, sedendomi con l'eleganza di un lamantino sul divano.

È troppo bello questo salotto, soprattutto il divano bianco a forma di L ed è soprattutto comodo. Quando finalmente trovo la posizione giusta, qualcosa si getta addosso a me, più che qualcosa, qualcuno.

Cerco di alzarlo con tutte le forze che ho e tra una spinta e un'altra, quel qualcuno si alza.

"Chi c'è?" Domanda una voce fin troppo familiare.

"Il fantasma formaggino. Adesso levati dai coglioni e fammi riposare".

Pensavo che se ne fosse andato, ma evidentemente mi sbagliavo.

"Che ci fai qui?"
Mi domanda Noah, illuminandomi con la torcia del telefono, in risposta gli lancio un cuscino sul viso.

Credo di aver perso tre gradi di vista, adesso vedo solo punti bianchi.

"Non sono affari tuoi" lo canzono con la sua stessa citazione di qualche minuto prima, mentre strofino gli occhi.

"Touchè" risponde l'animale poggiando la bottiglia di vodka sul tavolino e si siede affianco a me spaparanzato.

MANUALE SU COME DIVENTARE STRONZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora