Capitolo 11

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"Non voglio perdere tempo, che vorresti fare per questo progetto?"
Dopo 15 minuti di silenzio, mi sono decisa a rivolgergli la parola, ma non ho intenzione di guardarlo negli occhi.

Aspetto una sua risposta, ma tarda nell'arrivare, così lo guardo schifata.

"Allora?"
Insisto incrociando le braccia e alzando il sopracciglio, ma lo stronzo non mi risponde, continua ad ignorarmi.
Non sembra far particolare attenzione a ciò che dico e la cosa mi infastidisce parecchio.

Penso che potrei disegnare il suo profilo ad occhi chiusi, per la quantità di tempo che sto impiegando a fissarlo. Se mi degnasse di una risposta, potrei anche smetterla di osservarlo come una maniaca.

"La smetti di fissarmi? Non fai altro che farlo da ieri sera, guardona."
Proprio quando non me l'aspetto, le sue parole tuonano come un fulmine a ciel sereno.

Ok...

Forse sono diventata sorda e ho capito male l'ultima parola.
Mi ha appena chiamata guardona?
Guardona?
Ma sul serio?
Continuo a fissarlo male, ma Noah mi guarda divertito, sollevando le sue labbra in un ghigno.

Non c'è cura a tanto egoismo, peccato che sia rinchiuso nel corpo di un porco di...

Elle!

Ma insomma, un po' di contegno!
Ricaccia la bava che sta scendendo dall'angolo sinistro.

Come può attrarmi anche in una situazione del genere?

"Guardona?" Scoppio a ridere istericamente, accompagnata dal suono della campanella.

Almeno provo a sistemare la situazione, cambiando le parti.

"Non mi importa che cosa pensi di me, sappiamo quale sia la verità, narciso che non sei altro.  Non te lo ripeterò un'altra volta, che qual è il tuo piano per il progetto di scienze?"

In realtà non è vero che non mi importi ciò che pensa di me; c'è una piccola parte che vuole parlare con lui e affrontare tutto quello che mi ha fatto passare, ma un'altra parte chissà quanto importante, vuole sapere che cosa abbia vissuto in questi 5 anni.

Voglio sapere che cosa ne pensa delle nuova me, voglio che si congratuli per quella che sono diventata, una donna forte e indipendente.

Forse se lui lo facesse, chiuderei per sempre quel capitolo del passato. Ci sono momenti, che per quanto li possiamo superare e allontanare, ritornano come un boomerang; se vogliamo liberarci di tali momenti, dobbiamo prima di tutto prenderli, per poi buttarli.

"Fai come ti pare."
Si alza e se ne va, lasciandomi a bocca aperta.

"Elle andiamo a mensa?" Mi domanda Colin, sbloccandomi dalla paralisi che avevo assunto per lo shock.

"Sì sì."

~~

Che ci fa mia madre a scuola?
"Elle!" Mi fa cenno con la mano di raggiungerla.

Faccio un cenno a Jenny, che capisce la situazione e vado incontro a mia madre.

"Che vuoi?"
Domando infastidita, non lo capisce che sono ancora arrabbiata con lei?

" 'Che vuoi?' Si risponde così a tua madre?
Voglio che ritorni a casa. È durata tanto questa sceneggiata; non puoi per sempre rimanere a casa della tua amica, non pensi che una settimana sia troppo?"

Odio quando ha ragione, il suo modo di parlare mi infastidisce sempre di più, ma io so come dare fastidio a lei.

Alzo un sopracciglio e la sfido con lo sguardo. "Mi dovevi dire solo questo?"

MANUALE SU COME DIVENTARE STRONZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora