Alloggia al Plaza. Prevedibile, come al solito. Mi chiedo dove sia andato a finire il ragazzo normale che ho conosciuto al liceo.
Per qualche stupido motivo il tassista si diverte a torturare i clienti con le solite canzoni su New York, o forse si diverte a innervosire me ancora di più. Come se non l'avessi capito che sono a New York. Per fortuna, riesco a scendere prima che Alicia Keys cominci a cantare il ritornello.
Mi avvicino alla reception per chiedere informazioni. Camera 186.
Decido di prendere le scale, non ho intenzione di aspettare altri due secoli per l'ascensore. Non mi preoccupo per la stanchezza, saprò riacquistare forza e lucidità appena arrivata.
Mi muovo per i corridoi. Nello stomaco non sento farfalle, sento una tremenda nausea, e una voglia tremenda di mettere fine a tutto questo. In un modo o nell'altro.
178, 179,180...di fronte a me, il corridoio si divide, e nella parete davanti trovo due frecce. Da 181 a 190 a destra.
Ok, fra pochi metri Ross sarà davanti a me. Fisso immobile le indicazioni, cerco di riordinare la confusione creata nella mia mente. Il cuore batte forte, ma il respiro torna regolare. Mi faccio forza e giro a destra: lo trovo a 10 passi da me, davanti alla porta.
I pugni sono chiusi, i muscoli delle braccia tesi, come quelli del collo. Evidentemente sta stringendo i denti. E' pronto, e carico, come se stia per fare a pugni con qualcuno. Lo sguardo è fisso su di me, indecifrabile. Cerco di reprimere la paura e, ancora una volta, cerco di mostrarmi illesa. Mi faccio avanti, ora sembra rassegnato. Esita un attimo, come se volesse parlare, ma le labbra tornano a rilassarsi in un'espressione impaurita, completata dallo sguardo.
4 passi.
A velocità incredibile cambia completamente espressione: nei suoi occhi noto determinazione, ma anche un'inspiegabile velo di speranza. Mi è sembrato che avesse incrociato le dita, ma non siamo in un film, niente rallentatore: non voleva che lo vedessi. Mi sorride, io rimango fredda. Comincia a parlare lui.
"Finalmente ti sei decisa! Vieni pure dentro!", cerca di sembrare più educato possibile, ma il suo inutile tentativo –accompagnato da un gesto con la mano- mi irrita ancora di più. Sembra impaurito.
"Risparmia i convenevoli. Non sono venuta qui per prendere un the: volevi che ti ascoltassi, parla pure. Non ho tempo da perdere."
"Non vuoi sederti e prendere qualcosa da bere? Sembri parecchio stanca.." cerca di spiegarsi lui. Che idiota. "...ma se preferisci stare qui...".
"Avanti! Sentiamo cos'hai da dire."
Chiude gli occhi, stringe i pugni per poi aprirli e fa un respiro profondo. Sembra stia cercando le parole nella sua mente. Riapre gli occhi.
"Giulia, so bene cos'hai sentito. Posso immaginare benissimo cos'hai provato, e mi dispiace. Davvero". Sembra voglia stuzzicarmi, e mi irrita ancora di più.
"Non sono venuta qui per la tua compassione! Vuoi pure farmi credere che ti dispiaccia?!"
"Non voglio farti credere assolutamente nulla. Fammi continuare, per favore". Il suo tono stranamente calmo mi stupisce. Con gli occhi gli dico di continuare, incuriosita, non tanto irritata.
"Quel che non sai è perché ho detto quelle cose"; nota in me la voglia di parlare, probabilmente dal mio sguardo nuovamente acceso, e riprende a parlare "aspetta, non è come pensi tu: per Maia non provo nulla, assolutamente nulla. Quel che hai sentito in camerino è stata tutta una messa in scena, per la stampa".
Adesso milioni di domande inondano la mia mente, milioni di insulti mi riempiono la gola, e una parte di me si chiede se dovrei fidarmi, adesso.
"La mia agente ha detto che dovevo far finta di stare con lei, per la stampa, il gossip e tutto, altrimenti avrei detto addio a tutto ciò per cui ho lavorato una vita. Io e lei non abbiamo nulla in comune, siamo come cane e gatto. A parte gli eventi pubblici, non ci sentiamo nemmeno tanto, siamo colleghi, nemmeno amici! Io NON voglio lei, voglio te!".
Il mio cuore adesso è diviso in due parti: la prima parte è sollevata, felice, che in tutto questo tempo la nostra storia non sia stata una bugia; ma la seconda, la più grande, è piena di tristezza e delusione, perché tutta la nostra storia è stata cancellata da una bugia. Cerco di mantenere la calma, respiro in modo lento e profondo. La cosa mi ha colpito il cuore, e mi sta facendo male più del lecito.
"E' tutto?", cerco di dire, evitando di far sentire il meno possibile il dolore dentro.
"Voglio dire, hai spiegato. Adesso cosa ti aspetti, che torni da te in qualche modo o che stia al gioco, una cosa di nascosto?", cerco di mantenere la calma. Ross sembra confuso e rassegnato, credo non abbia neanche pensato alle conclusioni da dare dopo tutto. Sta zitto, mi guarda serio, sembra darmi ragione.
"Posso parlare con Stella, con la stampa. Posso sistemare le cose!"
"No, Ross. E' la tua vita, è la tua carriera e il tuo sogno fin da bambino. Se questo ti aiuta, vivi la tua finta vita quanto vuoi: io non voglio farne parte. Avrei preferito saperlo prima: non sarei rimasta comunque, ma non sarebbe successo tutto questo, almeno. Ho sofferto abbastanza, non sono un giocattolo. Perciò divertiti, vivi il tuo sogno. Tanti auguri per la tua carriera, Ross".
Mi giro delusa e mi allontano, senza guardare indietro. Svolto l'angolo, e con la coda dell'occhio lo vedo ancora lì; il braccio in avanti, come se avesse rinunciato ad afferrare il mio e fermarmi, e il volto triste, buio.
Lascio il mio cuore ferito a lui, e guardo avanti, verso la nuova vita che mi aspetta.
_______________________________________________________
What up? Come sta andando la vostra estate? Spero bene! Finalmente sono riuscita a completare anche questo capitolo, spero vi piaccia. Devo scappare, a presto con il prossimo! ;-*
STAI LEGGENDO
I Think About You
ФанфикGiulia è una normalissima ragazza americana, tornata in patria dall'Italia all'età di 8 anni. In California, a Los Angeles, trascorre le sue giornate in compagnia di Abby, la sua migliore amica. È tutto pronto per il primo giorno da liceali, e la sc...