14. Last First Kiss

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One Direction - Last First Kiss

« È libero questo posto? » la voce di Cole mi fa distogliere lo sguardo dal sedere in bella vista di Cassidy per portarlo sul ragazzo. 

« Certo. » ribatto per poi tornare a guardare inorridita la minigonna che indossa Cassidy. Ovviamente fa la cheerleader e sta facendo abbassare la mia autostima di molto. 

Sento il suo sguardo su di me e poi scoppia a ridere. Lo guardo subito e lui smette di ridere ma mantenendo un sorriso. Si siede accanto a me e io osservo il campo imbarazzata. Non so cosa dire. Cole mi mette in imbarazzo. 

« Allora... dopo vai alla festa che ha organizzato uno degli amici di Collins? » non so se si stia riferendo a Chase, ma probabilmente no. 

Faccio una faccia storta e lui fa un piccolo sorriso. « Non amo le feste. Anzi, le odio. » un tempo amavo le feste, o meglio, amavo l'idea di partecipare alle feste. Poi, con quello che è successo con mio padre e mia mamma mi è passata del tutto la voglia. 

« Allora che ne dici di fare un giro? Che ne pensi? » propone con occhi che non vogliono ricevere un no come risposta. 

« Ehm, credo che Austin non voglia essere lasciato solo. » invento una scusa all'ultimo minuto. 

« No principessa, posso sopravvivere senza te per un po'. E poi, sono con il mio ragazzo. » alza le spalle e io lo guardo con uno sguardo truce. Aveva perfettamente capito che è una scusa quello che ho detto.

« Senti... se non ti va non fa nulla, ti capisco. Sei appena uscita da una delusione, lo accetto. Quando vorrai puoi chiamarmi e possiamo andare a fare un giro come amici. » specifica e io gli faccio un sorriso amorevole e per ringraziarlo. 

Il nostro contatto visivo viene bloccato dal rumore di una palla che entra nel canestro con una forza sovrumana. Guardo il campo e ascolto un ragazzo che dice che il numero 9 ha segnato. 

« Damian Collins sembra davvero agguerrito stasera. » mormora ancora mentre io non stacco gli occhi dalla sua schiena coperta dalla maglietta larga con il suo numero sopra. Si gira e ispeziona tutti gli spalti, da sinistra a destra. Quando i suoi occhi si posano su di me si ferma per un attimo e respira lentamente. Restiamo così per un paio di secondi quando poi si sente un fischio che ci fa distogliere lo sguardo. Damian torna a giocare e per tutto il tempo sento lo sguardo di Austin su di me. Non so perché, ma credo che abbia assistito a quel gioco di sguardi e che adesso si stia facendo film mentali che non sono niente rispetto a film normali. 

Prendo un'attimo il cellulare e inizio a perdere tempo giocando su qualche applicazione. Distolgo lo sguardo dal cellulare solo dopo un paio di minuti, quando percepisco del movimento strano. Quando poso lo sguardo sul campo vedo Damian e Chase che parlano molto animatamente. Non sembra che stiano parlando, sembra che si stiano urlando addosso qualcosa di molto terribile. Il coach Black li allontana e li fa calmare. Damian si rialza dalla sedia sulla quale era seduto e rientra in campo senza lasciar andare il mio sguardo. Da piccoli lo facevamo sempre, quando ci guadavamo per più di dieci secondi qualcosa non andava. Era una cosa che aveva inventato lui nel caso avessi avuto bisogno di lui. Era sempre stato protettivo, si era sempre preoccupato per me. 

« Scusa Cole, potresti farmi passare? Devo andare in bagno. » gli chiedo e lui annuisce per poi farmi passare. Cammino con passo svelto verso il bagno femminile della scuola. Quando arrivo mi chiudo dentro e poso prendo tra le mani un po' d'acqua per poi sciacquarmi la faccia. Mi do un'ultima sistemata ed esco. Sobbalzo quando trovo Austin fuori la porta. Mi guarda con un sopracciglio alzato e con molte domande negli occhi. Non gli rispondo e lo abbraccio sprofondando tra le sue braccia toniche. Entriamo di nuovo in bagno e non mi stacco dal suo abbraccio neanche per sogno. 

« Che succede? » chiede accarezzando leggermente i miei capelli. 

« Niente, va tutto bene. Sono solo molto tesa all'idea del college. » invento. Al college non sto minimamente pensando. 

« Scusa, forse non dovrei spingerti tra le braccia di Cole. Ma è un bravo ragazzo, e io voglio che tu sia felice »  mi distacco dal suo petto per guardarlo negli occhi. 

« Ehi, tu vuoi solo che io sia felice. Come lo voglio io per te. Quindi... adesso torna da Klaus mentre io mi do un'ultima sistemata. » lui mi guarda con diniego ma quando glielo dico di nuovo va via sbuffando.  

Mi sciacquo di nuovo la faccia e esco dal bagno ma vado a sbattere contro un petto forte. Alzo il viso verso l'alto e vedo il volto di Damian. 

« Che succ- » non lo faccio finire che lo blocco. 

« Che cazzo mi guardi mentre segni? Sai cosa provo ogni volta che guardo una partita di basket? No, non lo sai. Ogni volta che mi guardi per più di dieci secondi io ripenso a quella promessa da piccoli. Io, io non ti capisco, davvero. Non puoi semplicemente evitarmi e far finta di nulla? Come hai sempre fatto poi. Non vedo per- » vengo bloccata dalle sue labbra che premono sulle mie. Apro del tutto gli occhi per poi chiuderli presa dall'istinto. Le sue labbra morbide si muovono sulle mie che sono leggermente secche. Quando passa la lingua sul labbro inferiore apro le labbra, ma quando le nostre lingue stanno per incontrarsi mi stacco da lui in modo brusco e mi metto le mani nei capelli. 

« No! No! No! Cos'è appena successo? » inizio a camminare per tutto il bagno con uno strani calore che si propaga nello stomaco. Merda, mi è piaciuto!  

« Ti calmi? » chiede con un mezzo sorriso. Mi giro verso di lui e mi avvicino lentamente con aria minacciosa. 

« Stai calma, non succederà più. A meno che non lo vorrai rifare. » mi fa l'occhiolino ma io gli sbuffo in faccia e corro via dal bagno. Mi riprendo un minuto e ritorno di là. Chiamo Austin e mi faccio riaccompagnare a casa. 

« Sicura di voler restare a casa? Se vuoi possiamo andare a mangiare una pizza oppure posso restare qui con te. » scuoto la testa e dopo avergli dato un bacio sulla guancia corro verso casa. Adele e David sono usciti, quindi sono sola. Come lo sono sempre stata infondo. Mi siedo sul letto e mi prendo la testa tra le mani. Fisso il pavimento con lo stomaco che si stringe in una morsa dolorosa. Non ho mai pianto da quando mio padre è morto, non voglio farlo adesso. Devo essere forte per lui, per me. Solo per me. Solo per lui. Però a volte mi chiedo perché essere così forti se poi alla fine vieni deluso e ci rimani comunque male. So che è abbastanza triste questa cosa, ma io ci penso molte volte. Mi alzo la manica della felpa e traccio lentamente la cicatrice che si estende sul polso. Prendo il cellulare e entro nella rubrica per cercare il suo nome. 

« Sunshine? » la sua voce è come la ricordavo. Cauta e rilassante. 

« Possiamo vederci domani? » le chiedo con la voce che trema. 

« Se vuoi possiamo vederci anche adesso. » 

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