16. Someone you loved.

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« Io ho sempre cercato di capire come una persona possa scomparire da un momento all'altro. Chi decide che una persona deve morire in quel determinato momento? Perché mio padre è morto in un fottuto incidente stradale? Chi l'ha deciso? Il destino? Il fato? Dio? Come si fa ad andare avanti senza sapere il perché di un avvenimento improvviso. Chi ha deciso che mio padre doveva morire mentre stava tornando a casa dal lavoro? Lui guidava normalmente e quel camion o qualsiasi cosa fosse gli è andato addosso. Perché proprio la macchina di mio padre? Me lo saI dire, Lauren? » lei mi guarda attraverso gli occhiali eleganti senza emozioni sul volto.

« Dipende da come vuoi vedere la situazione. » mi irrigidisco sulla poltrona di pelle mentre la ascolto attentamente. « Puoi decidere di pensare che quell'uomo che guidava in stato di ebbrezza ha girato il volante facendo capovolgere l'auto di tuo padre. » deglutisco mentre prendo dei respiri profondi.
« Oppure puoi scegliere di credere nel destino, e che probabilmente qualcuno lassù voleva che tuo padre stesse in un posto sicuro dove non ci sono inganni e persone con doppi scopi. »

Sogghigno. « Credi nel paradiso e il destino? »

Lei alza le spalle. « Credo che ognuno di noi, dopo la morte, debba essere collocato in un luogo dove ci si sente bene e in pace con sé stessi. Tuo padre era una persona buona, Sunshine, sicuramente sta bene adesso. »

Alzo le spalle e giocherello con un filo della mia maglia. « Come va con tua madre? » quasi non le scoppio a ridere in faccia.

« Se per madre intendi la donna che non se ne frega della propria figlia perché troppo occupata a darsi da fare con la propria nuova fiamma, va tutto alla grande. » borbotto ironica mentre lei è visibilmente sorpresa.

« Non dovresti guardare le cose da questa angolazione. » la guardo con un sopracciglio inarcato. « Okay, Adele non sarà una buona madre, ma non dovresti giudicare la sua nuova relazione Sunshine. Forse dovresti cercare di parlarle e di risolvere questa situazione. »

Scoppio a ridere mentre prendo il mio zaino pronta ad andare via.

« Sunshine... » le sbatto la porta in faccia mentre vado via.

Ma sente le stronzate che dice quella donna?

Io porterò rispetto a mia madre soltanto quando lei incomincerà a portarlo a me. Mi ha profondamente ferita con delle parole che non dimenticherò facilmente. Mi ha detto esplicitamente che non gliene frega nulla di me e io dovrei cercare di riappacificarmi con lei? Neanche morta.

« Dove sei stata? » mi chiede proprio lei quando arrivo a casa.

« Non sei a lavoro, come mai? » le chiedo mentre prendo una bottiglietta d'acqua. Lei alza le spalle e mi guarda con una scintilla di sfida negli occhi.

« Sei andata dalla psicologa, giusto? Hai capito che ti serve aiuto per quella mente che non funzione bene. » stringo la presa sulla bottiglietta mentre digrigno i denti.

« Beh, se credi che la mia testa non stia bene vuol dire che ho preso da te. » nei suoi occhi posso vedere dei tizzoni di fuoco che vorrebbero lanciarsi addosso a me.

La ignoro e salgo di sopra in camera mia. Sbuffando mi butto sul letto mentre penso a cosa fare per perdere un po' di tempo.

« Dobbiamo parlare. » Damian entra in camera mia come se fosse la sua stanza. Lo guardo male e lo ignoro perché non ho nessuna voglia di parlare con nessuno, figuriamoci con lui.

« Sunshine. » continuo ad ignorarlo e infilo le cuffie per non ascoltarlo, ma appena premo play lui me le toglie con un gesto veloce.

« Sai quanto odio quando la gente mi ignora. » borbotta minaccioso mentre mi guarda dall'alto. Mi alzo dal letto e lo guardo malissimo.

« Cosa diavolo vuoi? » lo guardo minacciosa mente poso interseco le mani al petto. Lui guarda quel gesto e sorride malinconicamente.

« Lo facevi sempre quando eri piccola. » trattengo il fiato e cerco di non far vedere il mio turbamento.

« Parla. » lo guardo con le sopracciglia alzate e sbattendo il piede a terra in modo nervoso.

Lui sorride ancora e io mi irrito ancora di più. « Damian sto per tirarti un pugno in faccia. »

« Perché mi stai evitando? » chiede tornando immediatamente serio. Lo guardo mentre reprimo il forte impulso di ridergli in faccia. Me lo ha davvero chiesto?

« Beh non ho iniziato io ad evitarti, tu hai iniziato un po' di tempo fa. » lui non si scompone e continua a guardarmi mordendosi il labbro. Arrossisco senza un motivo preciso e distolgo lo sguardo che,involontariamente,era caduto sulle labbra carnose e perfette.

« Io in realtà credo che... » si avvicina fino ad essere ad un palmo dalla mia faccia. Mi allontanai lentamente fino ad arrivare a toccare il muro con la schiena. «...tu mi stia evitando per il nostro bacio. » l'alito fresco mi colpisce e chiudo gli occhi ricordando il bacio.

« Io n-non no! » cerco di spostarmi ma per farlo appoggio le mani sul petto e arrossisco per quanto è possente.

«Wow» mi scappa e lui scoppia a ridere mentre io vorrei sprofondare subito.

«Sei sempre così te stessa, così trasparente.» resto pietrificata dal suo tono di voce disteso e puro, come se veramente le pensasse quelle parole. Io non so più chi sia Damian. Il Damian che conoscevo non mi avrebbe mai abbandonata.

« E tu sei cambiato. » sussurro come se non volessi che lui mi sentisse.

Sembra colpito dalla mia affermazione. « Sì, sono cambiato, ma i miei sentimenti sono sempre gli stessi. »

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