17. Long way down

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Io non capisco perché la mia vita sia così vuota. Faccio sempre le stesse cose, e quando penso di voler dare una svolta, ecco che la monotonia prende di nuovo il sopravvento. La mia psicologa mi dice sempre che dovrei chiarire con mia madre, ma non ho la forza necessaria per avere uno scontro con lei. Non so più cosa dire, non so più cosa fare per capire quali siano le persone sincere che si trovano nella mia vita. Prima ero convinta di avere una vita perfetta, con tutto quello che servisse per essere felice. Ero avvolta in un sogno, che poi si è tramutato in un incubo. A volte mi chiedo se mio padre mi stia guardando, ma poi mi ritengo della stupida. Non ho mai creduto in Dio, e non ci credo nemmeno adesso. Non mi sono mai fermata a rifletterci pienamente, detto con molta sincerità, ma da quando mio padre è morto, non ci credo.                   Sbuffo mentre prendo le cuffie per indossarle. Non so cosa fare. Di solito quando mi trovavo sola a casa ascoltavo la musica e suonavo qualcosa al piano, ma adesso non so proprio cosa fare. MI sento vuota, e non so nemmeno il perché. Non mi sono mai sentita così, nemmeno quando è morto mio padre. Questa cosa tra mia madre e il padre di Damian è completamente surreale, per me, e non riesco a non pensarci. Tutti credono che io sia una stronza senza cuore, ma invece capita anche a me di avere momenti di debolezza. L'unica cosa che mi spinge ad andare avanti è il sogno di andare via da qui, il sogno di diventare una cantante eccellente.

« Sunshine, sei qui? » quando sento la voce di Damian vorrei scappare da questa casa. Ogni volta che sento la sua voce ricordo il bacio nella palestra della scuola. Il solo pensiero mi fa venire i brividi lungo la schiena.                                                                                                                                                 Decido di non rispondere al suo richiamo, perché non ho voglia di parlare con nessuno. Quando sbircio verso la porta vedo la porta che si inizia ad aprire molto lentamente. Sposto subito lo sguardo dinanzi a me, facendo finta di star ascoltando la musica.

« Sei sempre la solita. » vorrei poter dire che sopporto quando mi parla come se nulla fosse successo, ma non sarebbe vero. Odio il fatto che lui faccia finta che non sia successo nulla, non è la cosa giusta da fare. Deve prendersi le proprie responsabilità, e non l'ha mai fatto.

« Sunshine? » continua a chiamarmi, così decido di alzarmi voltandogli le spalle e ancheggiando un pò i fianchi per mantenere la mia sceneggiata.

Lo sento sogghignare mentre io vorrei scomparire. Se dovesse capire che è tutta una finta, potrei anche ammazzarmi. So com'è fatto Damian, e inizierebbe a capire cose che non sono vere.

« Peccato, ero venuto per chiederti che pizza volessi, devo intendere che tu non abbia fame, quindi... »

« No! Fermo! » senza neanche accorgermene urlo, facendolo ridere.

« Lo sapevo. » mormora scuotendo la testa mentre il suo corpo è scosso dalle risate. Lo guardo senza dire una parola mentre mi tolgo le cuffie.

Guardo Damian con sguardo torvo mentre lo guardo sbellicarsi dalle risate. Sbuffo ancora una volta quando penso a come mi sono fatta scoprire. Almeno avrò una pizza. 

« Sei incredibile... » borbotta mentre si passa le dita sotto agli occhi. Lo guardo mentre non so che cosa dire. Non è proprio giornata.

Mi giro dandogli le spalle, dato che non ho nessuna voglia di parlare con lui. Alzo lo sguardo verso il cielo e osservo le stelle che occupano un cielo senza nuvole. Sei lassù vero?  penso, senza poter fermare quel pensiero.

« Sei silenziosa oggi. » sento Damian avvicinarsi, ma non me ne curo. So perfettamente che non è un comportamento che mi si addice, ma non posso farci nulla. Capitano a tutti giornate storte, e oggi è capitata a me.

Alzo le spalle e continuo a guardare le stelle sperando che capisca il mio bisogno di stare da sola.

« I nostri genitori sono andati a cena fuori. Lo sapevi? » è geniale come Damian possa peggiorare le situazioni ogni volta.

« No, non lo sapevo. » sussurro con sincerità, dato che ormai mia madre non mi avvisa o non mi dice nulla.

Lo sento sospirare. « Cosa succede? » sento il suo fiato sul collo, e faccio di tutto per non far notare lui i brividi che ho.

Mi scosto bruscamente dal suo corpo per iniziare a camminare per la stanza, come se avessi perso completamente la ragione. Vorrei scoppiare a piangere, ma non voglio. No posso farlo, è quello che mi dico sempre in queste situazioni. Non mi capita spesso, ma quando capita è forte la sensazione di vuoto che provo.

« Nulla. » mormoro girandomi verso di lui. « Non succede nulla, Damian. » faccio per uscire dalla mia stanza, ma mi ferma bloccandomi con una mano.

Alzo gli occhi al cielo e lo guardo esausta. « Sono stanca, Damian. Non riuscirei a reggere le tue strozzate. »

« Dobbiamo parlare. » pretende, guardandomi serio come non mai.

« Lo deciderò io quando dovremmo parlare. »

« Sun... » ho un colpo al cuore quando mi chiama con il mio nomignolo.

« Non chiamarmi così. » sbotto con la voce che trema. Non devo farmi vedere così, non devo. Lui è una delle persone che ha contribuito al tuo dolore.

« Sun... » stringo forte gli occhi mentre reprimo l'impulso di fare una cosa. « Andrà tutto bene. » è così sicuro mentre lo dice, che mi fa pensare che davvero andrà tutto bene.

Mi giro verso di lui per guardarlo negli occhi. I suoi occhi sembrano così sinceri, così pieni di protezione verso me. Faccio un gesto che mai avrei pensato di fare, ma ormai credo che nella vita non si possa programmare nulla. Mi avvicino di più a lui e lo abbraccio. Sì, lo abbraccio. Il senso di vuoto è così terrificante che sto abbracciando Damian. Ho bisogno di qualcuno.                                                    In un primo momento è praticamente sconvolto, ma poi ricambia il mio abbraccio stringendomi forte.

« Va tutto bene, Sun. » lo stringo di più posando la testa sul suo petto marmoreo. Sorrido, perché sembra di essere tornati piccoli, e mi è mancata quella sensazione. So che questo non cambierà molte cose, ma almeno il vuoto si è attenuato.

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