1. Drag Me Down

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Drag me down - One Direction

Devo smetterla di essere così dolce con persone che non se lo meritano. Tipo il mio vicino di casa nonché ex migliore amico per la pelle. Perché ex? Beh chiedetelo a lui. Sarà un mistero per il resto della mia intera esistenza. Da piccoli eravamo inseparabili. Davvero. Lui era il mio principe che mi proteggeva da tutti i mostri e le cose brutte. Cosa un po' sdolcinata, eh? Ma a me piaceva. Da morire. Mi presi una cotta per lui all'età di otto anni e rimase finché non inizió il liceo. All'inizio del liceo lui incominció a evitarmi. Senza un valido motivo, oppure se c'era, io non ne ero a conoscenza.

Ci siamo conosciuti da appena nati, praticamente. I miei e i suoi erano e sono molto legati, tanto che io chiamo i suoi zii. Sono amici dai tempi del college.

Stamattina ho visto Damian fuori mentre guardava assente la sua moto , mi è sembrato parecchio scosso, e quindi mi sono avvicinata. Una mossa così sbagliata! Ha iniziato a guardarmi male e non rispondermi. Io gli ho chiesto se stesse bene e lui mi ha risposto con un caloroso « Fatti i cazzi tuoi. »

« Credevo che i maschi non avessero il ciclo. Lui sembra una donna con il ciclo, anche se neanche io sto così incazzata quando ho il ciclo. » mormoro tra me e me mentre mi avvio verso la fermata dell'autobus.

Sto frequetando l'ultimo anno del liceo. Vivo a San Diego, in California, ma dopo il liceo andró alla L.A college of music per studiare, appunto, musica. Ho già fatto domanda, ed è stata accettata.

Noto che il bus è arrivato e salgo immediatamente. Metto gli auricolari e ascolto Drag me down degli One Direction. Anche se si sono sciolti, ciò non vuol dire che io non ascolta le loro canzoni e che non rimangano dei miti per me. Sono il mio punto di spunto.

With your love, nobody can drag me down.

Questa frase è davvero vera. Se abbiamo l'amore di una persona che ci sta accanto, niente e nessuno può distruggerci. E l'ho provato sulla mia pelle. Quando io e Damian eravamo inseparabili, sentivo di essere indistruttibile e indispensabile con e per lui, e questo mi faceva stare bene. Ma poi tutto è finito, e io sono cambiata. O almeno, cambiata in certi aspetti.

Sono arrivata a scuola. Scendo dal bus e mi direggo verso l'entrata. Giusto un minuto prima che suoni. Mentre aspetto lo vedo sul muretto che parla con Chase e Cody, i suoi migliori amici.

Quando i suoi occhi verdi mi guardano distolgo subito lo sguardo. Metto le mani in tasca e tasto un pezzetto di carta che sembra lucida al tatto. La tiro fuori con fatica e quando vedo che è una foto di me e mio padre sbianco. Guardo il suo volto sorridente e i suoi occhi grigi come i miei e mi salgono le lacrime agli occhi.

Per una volta ringrazio la campanella che suona e mi avvio verso l'interno per andare al mio armadietto. Dopo, mi dirigo verso l'aula.

Saluto la professoressa e mi siedo al mio solito posto. Dietro di me sento bisbigliare.

« È lei la ragazza alla quale le é morto il padre? Poverina mi fa pena. » stringo i pugni tanto da farmi uscire il sangue.

« Non vorrei ma essere nei suoi panni in questo momento. » bisbiglia l'altra.

Mi alzo e cambio posto mettendomi in prima fila non sopportando più quelle due.

Mi siedo distrattamente vicino ad un ragazzo. Ha i capelli biondi e gli occhi grigio-azzurri.

« Giornata iniziata di merda? » chiede prendendo appunti. Non mi ero neanche accorta che la professoressa Mattson avesse incominciato a parlare.

« Di merda è dire poco. » borbotto osservando i miei bracciali.

« Io sono Austin. » lo ispeziono. Non è che...? « No, non ci sto provando con te, tesoro. Certo, se non fossi gay, saresti un buon partito. » dice e i miei dubbi si sciolgono.

« Perché mi parli? Insomma, nessuno mi parla mai, e se è perché ti faccio pena non fa niente. » dico mentre scrivo.

« Perche dovresti farmi pena? » chiede sussurrando.

Lo guardo. « Come? Non sai chi sono? »

« Chi sei? Britney Spears? E poi perché dovresti farmi pena se sei Britney Spears? » io alzo gli occhi al cielo.

Strappo un pezzo di foglio e scrivo.

Mio padre Kevin Lee era il vicepreside.

Perché era? scrive lui.

Prendo un respiro. È morto questa estate. Scrivo ancora mentre la mano mi trema.

La sua faccia è un misto tra sorpresa e tristezza. Lui non lo sapeva, e sono felice che non tutti provino pena per me. Io vorrei solo che sapessero che mio padre è morto, non che provino pena per me.

È morto.

Prendo un respiro ma non ci riesco. La scuola è iniziata da una settimana e già mi sento soffocare.

È morto quest'estate.

La professoressa posa il suo sguardo su di me.

« Sunshine, ti senti bene? » ho gli occhi appannati dalle lacrime.

Non ora maledizione ! Non posso avere un'attacco di panico adesso, qui.

Esco di corsa dall'aula poggiandomi contro la parete. Mi prendo il volto tra le mani. Sento un nodo alla gola così forte da non farmi respirare.

Sono tornati maledizione.

Vado verso il bagno ma mi scontro con qualcuno. È la professoressa.

Mi toglie le mani dal viso e mi alza la faccia con due dita.

« Guardami Sunshine. » obbedisco incapace di obbiettare.

« Respira. Respira. Respira ed espira. Dai, così. Va tutto bene. Stai bene. Va. Tutto. Bene. Respira. » mi abbraccia e io scoppio a piangere.

Quando mi stacco lei mi sorride e poi ritorniamo in classe scusandomi, ma la professoressa mi sorride rassicurandomi del fatto che é tutto okay.

Ma in realtà non é niente okay.

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