Capitolo 13

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Quando aprii gli occhi, sentii il braccio di Andrew premere sul mio fianco quasi con possesso. Eravamo nella stessa posizione in cui ci eravamo salutati la sera precedente, solo che ora Andrew mi stringeva possessivamente a lui.

Guardai la sveglia, era quasi mezzogiorno. Avevo un lancinante mal di testa che mi spingeva a tenere chiusi gli occhi ancora per qualche momento. Con la massima cautela, spostai il braccio di Andrew e mi alzai. Mi vestii velocemente, prendendomi qualche momento per osservarlo dormire. Aveva un cipiglio in volto, probabilmente lo stesso con cui si era addormentato, e senza rendermene conto, sorrisi. Mi maledissi immediatamente, io ero arrabbiata con lui, anzi furiosa. Le sue parole ancora bruciavano dentro di me, ancor di più il suo silenzio così carico di significato.

Sospirai, e uscii dalla camera. Raggiunsi la porta della mia, e bussai. "Cher, ho bisogno di una doccia."

Quando la porta si aprì, trovai mio fratello, fortunatamente vestito. Aveva uno sguardo severo in volto, lo sorpassai senza dire una parola. Cher era ancora sdraiata a letto, con il lenzuolo addosso.

"Dove sei stata?" Chiese mio fratello, alle mie spalle. Alzai gli occhi al cielo, fortunatamente non mi vide.

"Non trovavo più Cher e Swan mi ha ospitata nella sua stanza." Dissi, deglutendo. Sperai ci credesse, anche perché altrimenti Andrew avrebbe passato dei guai seri.

"Ed è la verità?" Chiese lui, ponendosi di fronte a me. Con le braccia incrociate al petto e uno sguardo serio, somigliava dannatamente tanto alla mamma quando ci rimproverava per qualche dispetto che le avevamo fatto.

"Si." Sbuffai, incrociando le braccia sotto il seno. "Non che debba darti spiegazioni, comunque."

Carter sospirò, passandosi una mano sul volto. La sua espressione si addolcì. "Mi preoccupo per te, tutto qua."

"Puoi stare tranquillo." Lo rassicurai. "Ora, se non ti dispiace, ho bisogno di una doccia." Lo invitai gentilmente ad andarsene, lui alzò gli occhi al cielo. "Facciamo colazione insieme?" Chiese alla sua ragazza, che annuì. Finalmente uscì dalla mia stanza, e quando stetti per raggiungere il bagno, la mia amica mi sbarrò la strada.

"Dove sei stata?" Mi chiese ancora, serrando le labbra.

"Te l'ho detto, da Swan." Sbuffai, cercando di passare, ma lei me lo impedì, appoggiandosi con le spalle alla porta del bagno.

"Curioso il fatto che abbia chiesto a Swan dove fossi, ieri sera, e lei non ne avesse idea." Assunse una finta espressione pensierosa. "E presupponendo che sia vero, hai deciso di fare un giro all'altra sponda? Perché a differenza di tuo fratello, i succhiotti li vedo e riconosco abbastanza bene."

Mi toccai istintivamente il collo, con gli occhi sbarrati. Cher prese la mia reazione come una conferma dei suoi pensieri. "Una volta ero la tua migliore amica, Cris." Disse, questa volta con una punta di delusione. "Credevo ti fidassi di me."

"Tu sei la mia migliore amica." Chiarii, sospirando. "È solo che è strano, dirlo a voce alta." Mi sedetti sul suo letto, poggiando la testa sui palmi delle mani.

"A me puoi dire tutto, lo sai." Si sedette anche lei, accanto a me, e mi accarezzò dolcemente la schiena. "Dove sei stata?"

Alzai lo sguardo, e mi morsi il labbro. Perché trovavo così tante difficoltà nell'aprirmi con lei? "Ehm..." iniziai, grattandomi la nuca. "C'ero io, ieri sera, con Andrew..."

Cher restò in silenzio. Batté le palpebre velocemente, la sua bocca si dischiuse. "Hai fatto sesso con Evans?" Urlò poi, spalancando la bocca. Le coprii immediatamente la faccia, guardandola con rimprovero. "Ti ricordo che mio fratello è nella stanza accanto. Vuoi farci uccidere?" Sbraitai.

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