Capitolo 28

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Passare dalla mite Los Angeles alla fredda New York fu abbastanza traumatico. Mi ero ritrovata dal girare in casa in pantaloncini, ad indossare perennemente maglioni di lana. Ero sempre stata una tipa molto sensibile al freddo, e quasi come uno scherzo del destino, fummo costretti a passare una giornata intera chiusi nelle mura del college, a causa di una bufera di neve. Avevo solo osato affacciarmi alla finestra, e avevo constatato che la neve arrivava quasi alla mia vita. Non potevamo goderci neanche gli ultimi giorni di libertà, prima dell'inizio della sessione.

A proposito di ciò, Cher sembrò essere entrata in un mondo tutto suo. La mattinata successiva al nostro arrivo la passò in camera, a studiare biologia cellulare per ben cinque ore di seguito. Avevo provato a dirle di prendersi una pausa, altrimenti sarebbe impazzita, ma come risposta mi ero beccata un cuscino in faccia.

Io e Aiden ci eravamo accordati per studiare insieme, quel pomeriggio, nella sua camera, visto che Cher occupava prepotentemente la mia. «Beh, almeno non per stare con Carter.»

La settimana successiva sarebbe stata quella dei test, per cui dovevamo darci da fare. In particolare, Aiden mi diede una mano con la chimica inorganica e con la matematica che, nonostante amassi, proprio non riusciva ad entrarmi in testa.

"Non è difficile." Se ne uscì lui, con un sorriso tranquillo sulle labbra.

"Oh, no, per niente." Dissi, chiaramente ironica. "Come se mischiare i numeri con le lettere e degli stupidi disegni sia del tutto normale."

"Si chiamano grafici." Aiden rise.

"Continua a fare il saputello con me e giuro su Dio che-" non riuscii a continuare, perché me lo ritrovai ad un centimetro dal viso.

"Che cosa, Cris?" Aiden sorrise furbo, mostrando la sua perfetta e bianca dentatura. La mia bocca sembrò prosciugarsi senza un'apparente ragione, la aprii per parlare, ma poi la richiusi, a corto di parole.

Lui incrementò il suo sorriso, consapevole di avermi lasciato senza parole, e afferrandomi una mano, mi spinse verso di lui. Mi ritrovai con le mani premute sui suoi addominali scolpiti, le labbra socchiuse e troppo vicine alle sue. Uno strano pizzicore si diffuse dalla bocca dello stomaco fino a sprofondare nella mia pancia. Oh, Dio.

"Non fai più la prepotente ora, hm?" Chiese, sollevando un angolo della bocca.

"Vuoi che la faccia?" Gli chiesi allora io, inarcando un sopracciglio. Aiden poggiò le mani sui miei fianchi, una salì a portarmi una ciocca di capelli oltre il viso. Seguii attentamente il suo gesto con la coda dell'occhio, sentendo la bocca sempre più impastata.

"Sei carina quando credi di essere minacciosa." Lui disse, ed io alzai gli occhi al cielo.

"Pff, solo carina?" Incrociai le braccia al petto; Aiden rise, spingendomi sotto il suo peso. Mi ritrovai tra il materasso del suo letto, su cui avevamo deciso di studiare per stare comodi, e il suo corpo che mi accaldava. Improvvisamente, mi sembrava di essere alle Maldive, quando invece si poteva chiaramente sentire il prepotente fischio del vento oltre le tapparelle.

"Sei bellissima, Cristina Green." Disse. Mi morsi il labbro inferiore, poggiando le mani sulle sue grosse spalle.

Aiden avvicinò sempre di più le sue labbra alle mie, fino a baciarmi. Mi lasciai trasportare dai movimenti esperti delle sue labbra, che si fecero sempre più veloci e intensi.

Sapevo dove saremmo andati a finire, e non ero abbastanza convinta di come l'avrei presa. Per un solo momento, mi sembrò di rivedere Andrew in lui, sdraiato sopra di me, mentre si apprestava a togliermi la maglietta. Quando, però, sbattei le palpebre, mi resi conto che c'era Aiden, e che Andrew non ci sarebbe stato più. Quasi mi sembrò scorretto nei suoi confronti, assecondare la situazione in quel momento. Ma poi pensai che lui poteva star facendo altrettanto con Swan, e un moto di rabbia sembrò scavarmi nelle viscere. Sollevai la maglietta di Aiden e poi mi apprestai a baciarlo di nuovo.

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