Il giorno seguente, dopo un'intera giornata trascorsa a casa di Andrew con sua sorella Emily, tornai a casa poco prima del tramonto.
Sull'uscio, incontrai mio fratello. Indossava una vecchia canotta grigia e dei pantaloni di una vecchia tuta, e aveva tra le mani le chiavi della sua auto. Sembrava stesse andando in palestra.
"Dove vai?" Gli chiesi, guardandolo confusa. Carter sobbalzò, quasi come se fosse sorpreso di avermi vista lì, come se non abitassi in quella casa con lui.
"Da Cher." Tagliò corto, alzando il mento. "Non aspettatemi per cena." E veloce come un fulmine, lo vidi entrare in auto e sparire lungo la strada.
Dopo la stranezza che aveva avuto in tutta la giornata di ieri, e anche quel giorno stesso, quella scusa mi puzzava fin troppo di marcio. Così tirai fuori il cellulare dalla tasca degli shorts e chiami velocemente la mia migliore amica.
"Cris." Bofonchiò, la mia chiamata doveva chiaramente averla svegliata, considerata la sua voce rauca.
"Devi vederti con Carter?" Le chiesi immediatamente, senza neanche salutarla. Dall'altro lato del telefono ci fu qualche momento di silenzio, prima di un sospiro. "No, dovevamo vederci dopo cena."
Serrai le labbra ed entrai in casa solo per prendere le chiavi della mia auto. Mia madre sbucò con la testa oltre lo stipite della cucina, Theo mormorava versi sconnessi sulla sua spalla. "Dove vai?"
"Non aspettarmi per cena." Ripetei le parole di Carter, e dopo aver lasciato un bacio a lei e al piccolo, uscii di corsa di casa. Mio fratello era uscito da meno di un minuto, non poteva essere lontano.
"Cris, che sta succedendo?" La voce di Cher divenne immediatamente agitata.
"Carter ha mentito." Selezionai il viva voce e misi in moto l'auto. "Devo trovarlo e scoprire cosa sta succedendo."
"Cosa?" Urlò lei, quasi la vidi sobbalzare dal letto. "Ti raggiungo."
"Non so neanche dove sto andando." Mormorai, uscendo dal vialetto di casa. Mai come allora fui felice della lunga tempistica dei semafori, qui a Los Angeles. Infatti, dopo aver imboccato la strada parallela al mare, vidi l'auto di Carter poco più avanti, in coda.
Mi unii alla lunga fila e sospirai, ricordandomi di essere ancora a telefono con Cher. "Appena si ferma ti chiamo, l'ho raggiunto."
"Si, ti prego." Disse solo lei, la voce chiaramente preoccupata. "Ho paura che c'entrino quei tizi di ieri."
Sospirai ancora, mentre scattò il verde. Feci fatica a tenere d'occhio la sua auto e allo stesso tempo stare abbastanza lontana da non farmi vedere. "Si, anche io." Mi morsi il labbro inferiore, l'ansia immediatamente iniziò a torturarmi. "Ti chiamo tra poco."
Non le diedi modo di rispondere, troppo presa a tenere d'occhio mio fratello. Tuttavia, la strada che percorse non fu lunga. Seguendo il lungomare, imboccò una stradina secondaria che portava ad uno spiazzale, in cui si trovava, isolato e chiaramente abbandonato, un vecchio capannone. Doveva essere stato un qualche deposito qualche anno prima. Lessi l'insegna ormai divenuta fatiscente non appena entrai nella proprietà, era un vecchio deposito di mobili. Aspettai che mio fratello scendesse dalla sua auto, prima di parcheggiare dietro di lui e telefonare di nuovo Cher.
Non appena le dissi il luogo, sentii il rombo del motore della sua auto, già pronta a partire. "Sono da te in cinque minuti."
E fu davvero così. La aspettai nel parcheggio, era così agitata che quasi tremava. Io, invece, stavo facendo di tutto per mantenere la calma: sia io che Cher eravamo molto ansiose, ma almeno una delle due doveva restare lucida. E sapevo fin troppo bene che quando si parlava di Carter, Cher non sapeva proprio cosa fosse la lucidità.
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Born to be yours
RomanceCris è una ragazza a cui non piace dare a vedere tutto quello che prova: preferisce nascondersi dietro un fasullo sorriso ed una sadica battuta. Con la sua lingua tagliente è capace di ammutolire perfino il diavolo, e grazie al suo carattere forte è...