Capitolo 50

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Due giorni dopo, al mattino, mi svegliai con un messaggio al cellulare da parte di Andrew. Mi informava di aver ricevuto i risultati del test, e che una volta finito il turno sarebbe passato da casa per aprirli.

Per tutta la mattina e metà del pomeriggio, mi sentii come un turbine d'ansia. Non riuscivo a far nulla se non pensare che, per l'ennesima volta, la mia vita avrebbe potuto prendere una piega diversa, in ambedue i casi: se il padre fosse stato Thomas, non sapevo come avrei potuto reagire; il mio amore per Carter di certo non sarebbe cambiato, ma sapere che nel suo sangue c'era una miscela dei geni di Thomas quasi mi faceva venire la nausea, ancora; se, invece, il padre fosse stato Andrew, avrei dovuto pianificare il resto della mia vita su questo: addio Italia, addio al bel rapporto che avevo con i miei alunni, e addio alla mia vita insieme a Cher; sarei dovuta restare a Los Angeles e avere costantemente davanti agli occhi la visione di Andrew felice con sua moglie, e gioire degli sporadici momenti che avrebbe avuto con Carter; ero sicura che Andrew gli avrebbe dato tutto il suo amore, ma un matrimonio comporta dei figli, e quelli avuti con la propria moglie hanno tutto un altro posto nel cuore.

In ogni caso, probabilmente sarei stata dannata a vita; ma tra tutte e due, avrei preferito sempre che il vero padre di Carter fosse Andrew; almeno, in quel caso, sarebbe stato frutto solo ed esclusivamente del nostro amore, e non di uno stupro in un giorno che aveva segnato per sempre la mia vita.

Avendo informato Cher, si era offerta di tenere Carter per il pomeriggio, e magari di portarlo al parco. Accettai anche perché non volevo che origliasse e scoprisse in questo modo chi fosse il suo vero padre. Per molto tempo mi aveva posto domande su di lui, domande a cui io non avevo mai saputo rispondere. Finalmente, avrei potuto dargli una certezza.

Quando Andrew bussò alla mia porta, saltai dal divano e corsi ad aprire. Lo ritrovai oltre l'uscio della porta, un gomito appoggiato allo stipite e un plico tra le mani. Improvvisamente sentii il groppo che avevo alla gola essere così grande da impedirmi perfino di respirare. Andrew era in piedi davanti a me, in pochi minuti avrei risolto il dilemma più grande della mia vita. E in quel momento mi resi conto di essere meno che pronta.

Il ragazzo sollevò lo sguardo su di me, e mi sorrise flebilmente. Sollevò il plico e me lo mostrò. "Sei pronta?"

"No." Ammisi, deglutendo rumorosamente. "E tu?"

"Non credo." Mi informò, passandosi una mano tra i capelli disordinati. "Ma dobbiamo farlo."

Annuii, mordendomi una guancia. Andrew mi porse il plico, lo afferrai e, dopo aver socchiuso la porta dietro di me, mi sedetti con lentezza estrema sul dondolo. Tergiversare non mi avrebbe di certo aiutata a strappare in fretta il cerotto, ma sembrava aiutarmi, anche se in una piccolissima parte.

Guardai quel plico, stringendolo tra le mie mani così forte che vidi delle grinze iniziare a formarsi su di esso. Andrew, in piedi ed appoggiato alla recinzione della veranda, aveva le braccia incrociate al petto e uno sguardo fin troppo serio sul suo volto.

Con gli occhi umidi, immobile, sollevai appena lo sguardo sul ragazzo, che subito portò i suoi occhi nei miei. "Fallo tu, ti prego." Mormorai in un sussurro. "Non credo di farcela." E gli porsi il plico.

Andrew mi guardò per qualche istante, senza proferire parola. Poi sospirò, e finalmente afferrò la busta. Con esitazione, afferrò lo strappo e lo tirò, aprendo quel plico dopo quelli che mi sembravano secoli. E poi estrasse i fogli, quelli che avrebbero decretato per sempre la mia condanna, qualunque fosse.

Aveva una mano poggiata sotto il mento, un cipiglio sul volto mentre leggeva attentamente ciò che c'era scritto sul foglio. Poi lo vidi solo spalancare gli occhi, mentre la sua presa si allentò al punto che i fogli caddero a terra; feci giusto in tempo ad afferrarli, prima che il vento li facesse volare lontano. Andrew sembrava essere sotto shock, non sapevo se fosse un bene o un male. Non accennava a dire una parola. "Che dice?" Tentai, ma non ottenni risposta.

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